UNA SCONFITTA CHE CI RIGUARDA

di Marco Bersani (Attac Italia) - 15/07/2015

Una netta sconfitta, senza se e senza ma. Chiunque abbia sostenuto con passione, empatia, solidarietà e intensità la durissima lotta del popolo greco e del governo di Siryza di fronte all’oligarchia che detta legge nell’Unione Europea credo debba con altrettanto coraggio, amarezza e rabbia prenderne atto. E’ anche l’'unico modo per ripartire con nuove consapevolezze.

Il “Memorandum” –di questo si tratta- è una nuova pesantissima gabbia alla sovranità del popolo greco nonché la prosecuzione del massacro sociale di un popolo stremato, ma mai domo, di cui si è voluta colpire la dignità, dimensione non monetizzabile, sconosciuta e pertanto temuta dai tecnocrati europei.

Occorre guardare in faccia alla realtà: il cosiddetto accordo prevede un avanzo di bilancio del 3,5% crescente in un paese che ha visto il suo Pil crollare del 25% in cinque anni (l’equivalente del crollo del Pil della Germania durante la seconda guerra mondiale); il ritiro delle leggi per l’'occupazione approvate e la totale liberalizzazione del mercato del lavoro, con la possibilità dei licenziamenti collettivi; la costituzionalizzazione del fiscal compact e del pareggio di bilancio, l’'aumento dell’I'VA e il taglio delle pensioni, l’'incredibile messa a garanzia di 50 miliardi di beni pubblici da privatizzare ( i cui primi 25 miliardi andranno direttamente alle banche e i secondi verranno divisi tra riduzione del debito pubblico e investimenti).

Il tutto con il rientro a pieno titolo della Troika che detterà l'’agenda legislativa del governo greco e l'’esclusione netta di ogni ipotesi di taglio nominale del debito, unica possibilità di allentare il nodo scorsoio che strozza - e continuerà a strozzare- il popolo greco.

L’'accordo è incommensurabilmente peggiore di quello proposto dal Presidente della Commissione Europea Juncker e giustamente respinto dal popolo greco nel referendum.

“Not with tanks, but with banks” (Non con i carri armati, ma con le banche), così dicono giustamente in Grecia per indicare quello che è stato un vero colpo di stato e che disvela, forse per la prima volta in maniera così netta, la natura dell’attuale Unione Europea.

Un’'Unione Europea che non solo è ademocratica, ma considera come nemico assoluto la democrazia: la parola data al popolo greco da parte del governo di Siryza è stata considerata un'’intollerabile provocazione a cui rispondere con la vendetta più feroce possibile.

Un’'Unione Europea che ha fatto degli interessi dei grandi capitali finanziari e del loro bisogno di espandersi sull’'economia, la società, la natura, mercificando l’intera vita delle persone, il vero timone della propria politica, costruita trattato dopo trattato e alimentata con la trappola/shock del debito pubblico per soggiogare le popolazioni attraverso l'’austerità.

Un’'Unione Europea che si prepara a cristallizzare queste politiche rendendole “oggettive” e “indiscutibili” attraverso il TTIP, il trattato finalizzato a realizzare l’'area di libero commercio più grande del pianeta al completo servizio delle multinazionali europee e statunitensi.

Anche su questo occorre un nuovo coraggio: un’'Unione Europea che alimenta una guerra militare dentro i propri confini, che non riesce a dare una risposta di civiltà a 75 migranti appesi da più di un mese ad una scogliera a Ventimiglia, che risponde con la dittatura finanziaria ad un popolo che rivendica dignità è un’'Unione Europea irriformabile.

Non si tratta banalmente di rispolverare il tema euro/no euro (a mio avviso un’'arma di distrazione di massa), né di dimenticare l’'orizzonte europeo come dimensione politica, sociale e culturale: si tratta di dire a chiare lettere che, proprio per conquistare quella dimensione, questa Unione Europea va combattuta alle radici, aprendo una battaglia diretta per il ripudio del trattato di Maastricht e successivi, per l’'abolizione del debito e per un nuovo processo costituente europeo, partendo non più dall’”Europa dei popoli” ma dai “popoli dell’'Europa”. Una battaglia che non può avere scorciatoie sovraniste e/o nazionaliste, ma che deve investire l’'intera dimensione continentale, prefiggendosi da subito l’'obiettivo di definanziarizzare la società, rivendicando, contro chi parla di pareggio di bilancio finanziario, la priorità del pareggio di bilancio sociale e ambientale, contro chi parla di deficit della bilancia commerciale, la priorità della chiusura del deficit di diritti in cui vive la maggioranza delle popolazioni. E pretendendo da subito democrazia.

A partire dal popolo greco, cui credo vada ridata subito la parola sul proprio futuro.

 

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