Se parliamo di legalità, riferendoci all’anno che
sta per concludersi, non possiamo non pensare a Roberto Saviano. Già il 2007
era stato l’anno del suo libro “Gomorra”, delle sue pagine di verità che hanno
smascherato e messo in piazza il sistema camorristico, il suo totale controllo
su Napoli e sulla Campania, le sue ramificazioni affaristiche in tutta Italia,
in Europa, nel mondo. Un tuono immenso che ha interrotto il silenzio che
proteggeva il clan dei casalesi, il più efferato, il più potente, il più
nascosto, capace di farsi sentire solo con le armi e con il suo carico di morte
e sangue. Grazie a “Gomorra” tutta Italia ha saputo quel che accadeva, e lo
Stato non ha potuto più fingere, ha dovuto rinunciare a tutti quegli alibi di
cui si serviva per non far nulla, per lasciare immutato lo scenario. Dalle
denunce di Saviano è partita la scintilla che ha fatto accendere i riflettori
sulla camorra, illuminando a giorno i meccanismi del sistema, le complicità, le
commistioni, la struttura economica e militare. Così, nel 2008, lo Stato ha
cominciato ad agire con più decisione, sferrando duri colpi nei confronti dei
casalesi e delle altre cosche di camorra, con l’arresto di numerosi affiliati e
di esponenti di spicco dei clan più potenti. L’affondo dello Stato ha
ovviamente indispettito i boss, i quali guardano Saviano come il principale
responsabile di questa attenzione mondiale sulle attività illecite della
camorra, fino ad ora rimasta sempre protetta tra le mura campane, senza occhi
indiscreti, nell’oblio delle istituzioni, senza democrazia e con martiri
facilmente sepolti nella fossa dell’indifferenza nazionale. “Gomorra” e
l’omonimo film di Matteo Garrone tratto dallo stesso libro e uscito nelle sale
nel 2008, hanno attraversato il mondo, ottenendo riconoscimenti e consensi. Il
libro è stato tradotto in 43 lingue, il film ha ricevuto premi prestigiosi a
Cannes e agli Oscar europei, ed ora rappresenterà l’Italia agli Oscar
americani, in lizza come miglior film straniero. Milioni di persone hanno aperto
gli occhi su quel che accade soprattutto a Napoli e Caserta, e lo hanno fatto
senza filtri, attraverso un contatto duro e diretto con la realtà. Saviano è
stato minacciato di morte sin da subito, ma in questo 2008 la minaccia è
divenuta sempre più concreta, con programmi di attentati rivelati da
collaboratori di giustizia, con una vita sempre più sotto scorta, una vita che
non è più tale, che ha fatto scrivere a Roberto parole di stanchezza, culminate
nell’idea di lasciare l’Italia.
E ci sono stati altri protagonisti della giustizia che hanno vissuto un anno difficile. Luigi De Magistris, ad esempio, è stato privato delle sue indagini sulle collusioni tra politica, impresa e poteri forti, ed è stato sollevato dal suo incarico e trasferito. Una decisione assurda, che ha portato poi ad una inchiesta della Procura di Salerno sulle procedure adottate dalla Procura di Catanzaro nei confronti di De Magistris, il quale è uscito indenne dall’inchiesta disciplinare nei suoi confronti, ragione per cui non vi era alcun motivo di privarlo del suo lavoro svolto con dedizione e sacrificio. Uno scontro tra due procure risolto burocraticamente con un compromesso che non permette di chiarire responsabilità e punti oscuri.
Stessa sorte è toccata a Clementina Forleo, gip di Milano, trasferita e sollevata dalle sue indagini sui rapporti oscuri tra politica e mondo finanziario e imprenditoriale. Atti di regime, accettati e voluti dalla casta, quella stessa casta che adesso spinge trasversalmente per una riforma della giustizia che la metta al riparo, dopo essere stata messa completamente a nudo da una serie di scandali che hanno fatto parlare di una nuova “Mani pulite”, suscitando paura a chi sguazza ogni giorno nel sistema dei privilegi, delle clientele e della gestione meschina del potere. L’anno 2008 è stato anche quello delle operazioni di polizia che hanno portato all’arresto di decine di esponenti delle principali organizzazioni criminali: le operazioni contro la camorra, di cui si è parlato prima; quelle contro la ‘ndrangheta, che hanno portato dietro le sbarre i presunti assassini di Francesco Fortugno, i capi delle famiglie protagoniste della sanguinosa faida di San Luca, il superboss Pasquale Condello e, poche ore fa, il boss Pietro Criaco, latitante da 11 anni; quelle contro la mafia, che, recentemente hanno decimato le famiglie riunitesi sotto la guida del boss latitante Messina Denaro, impedendo la formazione della “nuova Cupola” e che, a febbraio, in collaborazione con l’Fbi, hanno spezzato i rapporti tra le famiglie palermitane e quelle italo-americane. Un lavoro costante, serio, che purtroppo trova spesso le resistenze e gli assalti del mondo politico e gli attacchi e gli ostacoli generati all’interno della stessa magistratura.
E la politica è stata la protagonista in negativo di questo 2008, nell’ambito della legalità. Oltre agli scandali recenti ed agli scontri con la magistratura, l’avvento del governo Berlusconi ha portato ad una deriva autoritaria che si è tradotta in leggi e proposte di legge razziste e xenofobe, come le misure sull’immigrazione che mirano a rendere schiavo e senza diritti l’immigrato, privandolo anche del diritto ad essere curato anonimamente nelle strutture pubbliche, per non parlare del pacchetto sicurezza che dà poteri immensi ai sindaci, trasformandoli in sceriffi che si avvalgono della crudele incompetenza dei vigili urbani, protagonisti in diverse città di vergognosi atti di razzismo di fronte a cui in pochi si sono davvero indignati.
E non dimentichiamo i tanti atti di privazione dei diritti umani, come le deportazioni dei rom, legalizzati dal governo nazionale e recepiti dagli enti locali in nome di una sicurezza che ormai è divenuta un valore trasversale, in quanto si prefigura come un mezzo di propaganda a bassissimo costo, in termini economici (ciò che conta), nonostante l’altissimo costo in termini di violazione della dignità umana, di dolore e di violenza, che solo i deboli pagano o dovranno pagare (ma la vita degli ultimi conta poco). Già, i deboli, perché i potenti sono sempre impuniti: il 2008 è stato quello della sentenza vergogna sui fatti del G8 di Genova, con l’assoluzione di tutti i vertici militari e istituzionali coinvolti nel processo. Hanno pagato solo alcuni, solo una parte degli esecutori, mentre i mandanti sono rimasti con il colletto pulito.
L’anno volge al termine, ma non sembra sia cambiato qualcosa. Al governo abbiamo ancora chi sostiene che il boss mafioso Mangano sia un eroe perché “non ha parlato”, in Sicilia non abbiamo più Cuffaro, dimessosi ad inizio 2008, ma rimangono tanti suoi amici, mentre lui lo troviamo seduto in Senato, premiato dal suo partito e dall’amico Casini. I mass media continuano la loro opera di disinformazione, buona parte del mondo imprenditoriale continua a sfruttare giovani e immigrati, puntando sulla loro precarietà e debolezza, la criminalità organizzata continua a vivere di protezioni e complicità, e la gente? La gente si indigna sempre meno, accetta, delega ad altri i propri doveri civici, isola chi combatte e bacia le mani ai potenti e a chi ti permette di ottenere tutto e subito.
Solo una cosa lascia sperare: dopo l’eccidio di Castel Volturno (Caserta) del 18 settembre scorso, in cui la camorra freddò, davanti ad una sartoria, sei africani, cinque dei quali innocenti, uno solo coinvolto nel piccolo spaccio, gli immigrati hanno avuto il coraggio di reagire, di scendere in piazza, di sfidare la camorra e di urlare alla stampa e all’Italia, che aveva frettolosamente unificato le sei vittime nell’etichetta criminali o camorristi, la propria sete di giustizia, costringendo inquirenti e giornalisti a modificare il proprio atteggiamento e a cercare la verità. Un esempio, una prova di coraggio partita da chi rischiava di più. Una lezione di dignità e libertà che gli italiani sembrano non capire.
E il 2009 alle porte non ci mostra segnali incoraggianti di cambiamento. Anzi…
E ci sono stati altri protagonisti della giustizia che hanno vissuto un anno difficile. Luigi De Magistris, ad esempio, è stato privato delle sue indagini sulle collusioni tra politica, impresa e poteri forti, ed è stato sollevato dal suo incarico e trasferito. Una decisione assurda, che ha portato poi ad una inchiesta della Procura di Salerno sulle procedure adottate dalla Procura di Catanzaro nei confronti di De Magistris, il quale è uscito indenne dall’inchiesta disciplinare nei suoi confronti, ragione per cui non vi era alcun motivo di privarlo del suo lavoro svolto con dedizione e sacrificio. Uno scontro tra due procure risolto burocraticamente con un compromesso che non permette di chiarire responsabilità e punti oscuri.
Stessa sorte è toccata a Clementina Forleo, gip di Milano, trasferita e sollevata dalle sue indagini sui rapporti oscuri tra politica e mondo finanziario e imprenditoriale. Atti di regime, accettati e voluti dalla casta, quella stessa casta che adesso spinge trasversalmente per una riforma della giustizia che la metta al riparo, dopo essere stata messa completamente a nudo da una serie di scandali che hanno fatto parlare di una nuova “Mani pulite”, suscitando paura a chi sguazza ogni giorno nel sistema dei privilegi, delle clientele e della gestione meschina del potere. L’anno 2008 è stato anche quello delle operazioni di polizia che hanno portato all’arresto di decine di esponenti delle principali organizzazioni criminali: le operazioni contro la camorra, di cui si è parlato prima; quelle contro la ‘ndrangheta, che hanno portato dietro le sbarre i presunti assassini di Francesco Fortugno, i capi delle famiglie protagoniste della sanguinosa faida di San Luca, il superboss Pasquale Condello e, poche ore fa, il boss Pietro Criaco, latitante da 11 anni; quelle contro la mafia, che, recentemente hanno decimato le famiglie riunitesi sotto la guida del boss latitante Messina Denaro, impedendo la formazione della “nuova Cupola” e che, a febbraio, in collaborazione con l’Fbi, hanno spezzato i rapporti tra le famiglie palermitane e quelle italo-americane. Un lavoro costante, serio, che purtroppo trova spesso le resistenze e gli assalti del mondo politico e gli attacchi e gli ostacoli generati all’interno della stessa magistratura.
E la politica è stata la protagonista in negativo di questo 2008, nell’ambito della legalità. Oltre agli scandali recenti ed agli scontri con la magistratura, l’avvento del governo Berlusconi ha portato ad una deriva autoritaria che si è tradotta in leggi e proposte di legge razziste e xenofobe, come le misure sull’immigrazione che mirano a rendere schiavo e senza diritti l’immigrato, privandolo anche del diritto ad essere curato anonimamente nelle strutture pubbliche, per non parlare del pacchetto sicurezza che dà poteri immensi ai sindaci, trasformandoli in sceriffi che si avvalgono della crudele incompetenza dei vigili urbani, protagonisti in diverse città di vergognosi atti di razzismo di fronte a cui in pochi si sono davvero indignati.
E non dimentichiamo i tanti atti di privazione dei diritti umani, come le deportazioni dei rom, legalizzati dal governo nazionale e recepiti dagli enti locali in nome di una sicurezza che ormai è divenuta un valore trasversale, in quanto si prefigura come un mezzo di propaganda a bassissimo costo, in termini economici (ciò che conta), nonostante l’altissimo costo in termini di violazione della dignità umana, di dolore e di violenza, che solo i deboli pagano o dovranno pagare (ma la vita degli ultimi conta poco). Già, i deboli, perché i potenti sono sempre impuniti: il 2008 è stato quello della sentenza vergogna sui fatti del G8 di Genova, con l’assoluzione di tutti i vertici militari e istituzionali coinvolti nel processo. Hanno pagato solo alcuni, solo una parte degli esecutori, mentre i mandanti sono rimasti con il colletto pulito.
L’anno volge al termine, ma non sembra sia cambiato qualcosa. Al governo abbiamo ancora chi sostiene che il boss mafioso Mangano sia un eroe perché “non ha parlato”, in Sicilia non abbiamo più Cuffaro, dimessosi ad inizio 2008, ma rimangono tanti suoi amici, mentre lui lo troviamo seduto in Senato, premiato dal suo partito e dall’amico Casini. I mass media continuano la loro opera di disinformazione, buona parte del mondo imprenditoriale continua a sfruttare giovani e immigrati, puntando sulla loro precarietà e debolezza, la criminalità organizzata continua a vivere di protezioni e complicità, e la gente? La gente si indigna sempre meno, accetta, delega ad altri i propri doveri civici, isola chi combatte e bacia le mani ai potenti e a chi ti permette di ottenere tutto e subito.
Solo una cosa lascia sperare: dopo l’eccidio di Castel Volturno (Caserta) del 18 settembre scorso, in cui la camorra freddò, davanti ad una sartoria, sei africani, cinque dei quali innocenti, uno solo coinvolto nel piccolo spaccio, gli immigrati hanno avuto il coraggio di reagire, di scendere in piazza, di sfidare la camorra e di urlare alla stampa e all’Italia, che aveva frettolosamente unificato le sei vittime nell’etichetta criminali o camorristi, la propria sete di giustizia, costringendo inquirenti e giornalisti a modificare il proprio atteggiamento e a cercare la verità. Un esempio, una prova di coraggio partita da chi rischiava di più. Una lezione di dignità e libertà che gli italiani sembrano non capire.
E il 2009 alle porte non ci mostra segnali incoraggianti di cambiamento. Anzi…