I nuovi dati diffusi da ISPRA sul consumo di suolo fotografano un peggioramento gravissimo. Nel rapporto 2023 l’Emilia-Romagna risultava la quarta regione d’Italia per consumo di suolo; nel 2024 è balzata al primo posto, con 1.013 ettari di territorio consumati in un solo anno, pari a quasi il 9% del totale regionale.
Un primato aggravato dal fatto che Ravenna, la città in cui era sindaco l’attuale presidente regionale De Pascale, risulta la prima città d’Italia per consumo di suolo.
Ancora più grave è il dato che mostra come oltre il 70% del nuovo suolo consumato (721 ettari su 1.013) riguardi aree a media pericolosità idraulica. Nemmeno le quattro alluvioni che tra il 2023 e il 2024 hanno colpito la nostra regione sembrano aver insegnato qualcosa: ancora oggi si discute di disboscare aree verdi per realizzare la bretella Campogalliano–Sassuolo, un progetto anacronistico e contrario a ogni principio di mobilità sostenibile e di tutela ambientale.
Questi dati non sono frutto del caso, ma il risultato delle politiche urbanistiche liberiste introdotte dalla legge regionale del 2017, che ha smantellato la pianificazione pubblica, esaltato il privatismo immobiliare e aperto la strada a nuove colate di cemento - con la complicità di molti Comuni che, nella stragrande maggioranza dei casi, non hanno nemmeno aggiornato i propri strumenti urbanistici.
Tra i settori più distruttivi vi è la logistica, che continua a divorare ettari di suolo agricolo e naturale con capannoni e infrastrutture che riproducono un modello di sviluppo insostenibile, anche sotto il profilo sociale e della tutela delle lavoratrici e dei lavoratori.
A questo si aggiunge il fotovoltaico e agrivoltaico a terra, che, in assenza di una regolamentazione regionale o nazionale, sta accaparrando migliaia di ettari di terreno agricolo, sottraendoli alla produzione alimentare, impoverendo i territori e devastando paesaggi rurali di pregio. La transizione energetica non può trasformarsi in una nuova forma di speculazione: servono regole chiare che privilegino l’installazione di impianti su tetti, aree industriali dismesse e superfici già compromesse, salvaguardando la funzione agricola del suolo.
A un anno dall’elezione del presidente De Pascale, non si è aperta alcuna seria discussione sulla necessità di modificare la legge urbanistica regionale, nonostante i suoi effetti disastrosi siano ormai evidenti. Le proposte di legge di iniziativa popolare, promosse da RECA e Legambiente nel 2022 su consumo di suolo, acqua, energia e rifiuti, per fermare la crisi climatica e ambientale e avviare una vera transizione ecologica, non sono ancora state discusse, riproponendo lo stesso atteggiamento antidemocratico e di chiusura al confronto che aveva caratterizzato la giunta Bonaccini.
Il consumo di suolo è una delle principali emergenze ambientali del nostro tempo. Continuare a ignorarlo, in nome del profitto privato, significa compromettere il futuro delle nostre comunità.
Per questo chiediamo una moratoria sulle nuove concessioni edilizie per la logistica, lo stop alle grandi opere autostradali previste e la cancellazione della legge urbanistica regionale del 2017, per tornare a una vera pianificazione pubblica che metta al centro la tutela del territorio, la sicurezza delle persone e la salvaguardia delle comunità locali.
Eliana Ferrari e Stefano Grondona
Il consumo di suolo è una delle principali emergenze ambientali del nostro tempo. Continuare a ignorarlo, in nome del profitto privato, significa compromettere il futuro delle nostre comunità.


