CRISI IDRICA IN BASILICATA: LE RICHIESTE DEI CITTADINI ALLE ISTITUZIONI

di Cittadini lucani - sassilive.it - 31/10/2024
Sapevamo fin dal referendum del 2011 che la privatizzazione non garantisce affatto maggiore efficacia, efficienza ed economicità del servizio: oggi sappiamo anche che avevamo ragione.

Siamo cittadini lucani e viviamo nell’area servita dalla diga del Camastra. Siamo più di 140.000: circa un terzo dei cittadini lucani.

In questi ultimi mesi siamo passati dall’abituale e storica abbondanza di acqua erogata dai nostri rubinetti ad una serie di progressive restrizioni dovute, a quanto ci è stato detto, alla scarsità di acqua nella diga per via della mancanza di pioggia. La cosa ci ha ovviamente stupito visto che viviamo in una regione ricchissima di risorse idriche, tanto che ne beneficiano anche Puglia, Campania meridionale e Calabria settentrionale.

Inoltre ci è risultato strano che questa novità sia giunta proprio durante il primo anno di attività della nuova società di gestione delle grandi infrastrutture idrauliche Acque del Sud, aperta ai privati, creata dal governo Meloni senza alcuna consultazione dei cittadini del Mezzogiorno.

Le restrizioni sono iniziate intorno alla fine di maggio e sono poi proseguite, diventando sempre più gravose, per tutti e cinque i mesi successivi. La motivazione ufficiale è stata sempre la stessa: “non piove”. Stranamente anche quando pioveva la quantità di acqua nella diga non aumentava, ma su questo non ci venivano date spiegazioni.

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Per vederci chiaro abbiamo deciso di approfondire il tema e di esaminare i dati ufficiali sui volumi di acqua invasati e sui mm. di pioggia, che la sede lucana dell’Autorità di Bacino dell’Appennino Meridionale fornisce quotidianamente. I periodi scelti sono quelli delle restrizioni (aprile/ottobre 2024) e, per effettuare una comparazione, gli stessi mesi del 2023.

E’ emerso che nel 2023 il volume di acqua ha subito poche variazioni, passando dagli 8 milioni di mc. di aprile ai 7 milioni di ottobre, mentre nel 2024 da circa metà maggio è iniziata una progressiva e sempre più accentuata riduzione dei volumi invasati che, dai 9 milioni di mc. di metà maggio sono passati ai 1.300.000 mc. circa del 28 ottobre. Questi dati sono visualizzati nel seguente grafico che evidenzia chiaramente sia la netta differenza fra 2023 e 2024, sia l’andamento precipitosamente discendente della curva rossa del 2024 proprio nel periodo delle restrizioni e nonostante il fatto che da maggio ad ottobre 2024 siano caduti circa 180 mm. di pioggia. Come è mai possibile?

Ed ancora: come mai i prelievi quotidiani medi sono passati dai circa 30.000 mc/giorno del 2023 ai circa 45.000 mc/giorno del 2024? Perché questo considerevole aumento nonostante le restrizioni? E come si spiegano i vari picchi di prelievi come, ad esempio, quello vertiginoso del 17 ottobre 2024, quando in un solo giorno la diga ha perso addirittura 379.000 metri cubi d’acqua?

Il 18 ottobre i parlamentari Lomuti (M5S) e Borrelli (AVS) hanno presentato un’interrogazione ipotizzando una correlazione fra la netta e rapida riduzione del volume invasato e possibili apertura delle paratie dovute, probabilmente, ad un loro mancato collaudo. E noi stessi il 22 ottobre abbiamo constatato direttamente e documentato con foto che nel canale di deflusso dal Camastra scorreva acqua con una certa abbondanza. Erano forse state aperte anche in questo caso le paratie? Come mai?

Oggi siamo arrivati allo stadio finale: mercoledi 23 ottobre il tavolo tecnico ci ha comunicato che la disponibilità di acqua della diga finirà il 30 novembre e, poiché il Camastra è l’unica fonte di approvvigionamento idrico per tutti i 29 comuni di quest’area, c’è il gravissimo rischio che fra un mese un servizio fondamentale venga interrotto e che i nostri rubinetti restino a secco per chissà quanto tempo.

Insomma per ben cinque mesi ci è stata cantata la mezza messa, come diceva Camilleri, con il continuo mantra dello “speriamo che piova”, al solo scopo di evitare che prendessimo coscienza tanto della reale situazione e delle sue cause quanto del fatto che nulla si stava facendo per prevenire la catastrofe che sta per precipitarci addosso.

La situazione ad oggi, 30 ottobre, è che nella diga sono rimasti solo 1.326.000 mc. di acqua, che il Governo ha dichiarato lo stato di emergenza, ha nominato commissario il Presidente Bardi ed ha stanziato 2,5 milioni. Inoltre il Presidente del CdA di Acque del Sud Decollanz, che abbiamo avuto modo di conoscere solo in questi giorni e solo a seguito delle nostre pressioni, ci ha messo al corrente dell’esistenza di un progetto di ristrutturazione della diga del Camastra di importo pari a 35 milioni.

Come intendono muoversi, in questo quadro, le istituzioni per garantire la continuità e la qualità del servizio idrico? Noi cittadini non siamo più disposti ad essere tenuti all’oscuro di tutto quanto accade nè di essere trattati come destinatari passivi di decisioni prese, sulla nostra pelle, nelle segrete stanze. Oggi pretendiamo delle risposte a tutte le nostre domande: - - - - - - -

Cosa è successo realmente nella diga del Camastra?

Come si spiega uno svuotamento così violento e repentino da maggio ad oggi?

Non è possibile continuare ad addebitarlo alla mancanza di piogge sia perché le piogge ci sono state, sia perché in nessuna delle altre dighe lucane si è verificato un simile abbattimento delle quantità.

Perché i prelievi quotidiani del 2024 sono aumentati tanto rispetto a quelli del 2023?

E’ vero che le paratie sono state aperte e che l’acqua è stata buttata via, come noi stessi abbiamo avuto modo di constatare?

Perché? Chi ha assunto queste decisioni?

Come mai, pur conoscendo la gravità delle cose, negli scorsi cinque mesi non si sono cercate soluzioni che evitassero di giungere alla situazione attuale?

Per la prima fase successiva al 30 novembre quali soluzioni tecniche sono state individuate per la fornitura di acqua ad abitazioni, servizi ed attività produttive?

La programmazione degli interventi di emergenza tiene conto della prioritaria necessità di garantire la continuità di funzionamento di strutture sanitarie, scuole e servizi pubblici essenziali?

Ci si rende conto che la fornitura di acqua solo con autobotti, taniche e sacchetti, anche se limitata alla fase emergenziale, può creare enormi disagi ai residenti e veri e propri disastri alle strutture sanitarie, alle scuole ed a tutti i servizi per il cui funzionamento l’acqua è indispensabile ed anche a tutte le piccole, medie e grandi attività produttive?

E per quanto riguarda la diga, quali sono le sue reali condizioni?

Di quali altri problemi soffre, oltre che della visibile presenza di un’enorme quantità di fanghi sul fondo causata da anni ed anni di mancata manutenzione da parte di EIPLI?

Ed in futuro ci sarà una periodica manutenzione del manufatto?

Sono state individuate dal nuovo gestore delle soluzioni tecniche che consentano di contemperare l’esecuzione degli importanti lavori di rimozione delle enormi quantità di fango depositate sul fondo, di ristrutturazione e di adeguamento tecnologico della diga con l’assoluta necessità di non chiuderla né durante l’emergenza né in fase di realizzazione delle opere?

Nella ristrutturazione della diga si prevederanno misure per scongiurare future emergenze dovute al trend peggiorativo causato dalla crisi climatica? E si inseriranno accorgimenti atti ad agevolare la costante esecuzione di lavori di manutenzione ordinaria indispensabile ad evitare nuove lunghe fasi di mancata cura dell’opera?

Si sono previsti anche adeguati interventi di riefficientamento delle reti, che hanno perdite che si aggirano intorno al 60% con picchi al 70% in alcune aree fra cui il capoluogo di regione? E se ne garantirà una costante ed adeguata manutenzione ordinaria?

La diga, lo ribadiamo, non deve essere chiusa in nessuna fase perché è l’unica fonte di approvvigionamento di tutto questo comparto ed una sua chiusura determinerebbe una vera e propria ecatombe di servizi ed attività produttive oltre a condannare noi cittadini a vivere in condizioni emergenziali per tutta la durata dei lavori e del successivo riempimento del bacino, per cui occorreranno diversi anni!

O forse questo non interessa ai responsabili lucani né alla nuova società Acque del Sud che, per volontà del Governo Meloni, è stata aperta ai privati e che in questi mesi di attività non ha certamente dato buona prova di sé? Sapevamo fin dal referendum del 2011 che la privatizzazione non garantisce affatto maggiore efficacia, efficienza ed economicità del servizio: oggi sappiamo anche che avevamo ragione.

Per tutto questo, ossia per ricevere risposte e per assicurarci che anche in futuro verremo messi al corrente e consultati su quanto accade e sulle decisioni che man mano si assumeranno, chiediamo - al Presidente Gen. Bardi in quanto Governatore della Basilicata e Commissario per l’emergenza - - al Prefetto Dott. Campanaro in quanto rappresentante del Governo in Basilicata al dott. Christian Giordano Presidente della Provincia di Potenza un incontro urgente, da tenersi entro e non oltre il 5 novembre.

Precisiamo che in caso di inerzia delle istituzioni avvieremo ogni utile azione.

Coordinamento Regionale Acqua Pubblica Basilicata

Alleanza Verdi Sinistra AVS

Rifondazione Comunista di Basilicata

M5S Basilicata

Potere al Popolo Basilicata

La Basilicata Possibile

Resistenza Popolare

Gruppo Consiliare “Brienza Bene Comune”

CGIL Potenza

USB Basilicata

Coordinamento No Triv Basilicata

Coordinamento Democrazia Costituzionale

Rivista Valori

WWF Potenza e Aree Interne

EHPA

Liberiamo la Basilicata

Pax Christi – Punto Pace di Potenza

ARCI Basilicata

Associazione Carta di Venosa

Laboratorio di Educazione alla Pace Potenza

Opposizione  Studentesca d’Alternativa (OSA) Basilicata

Cambiare Rotta Basilicata

Ambiente e Legalità Matera

Macondo Officine Culturali Potenza

LucaniaWorld OdV

Naturempatia APS

Difendiamo le Terre Joniche

Con.Pro.Bio

Ce.St.Ri.M. Centro di Studi e Ricerche sulle Realtà Meridionali

Libera Val d’Agri

Libera Vulture Alto Bradano

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