In sede di conversione del decreto legge “salva- casa”, le proposte di emendamento peggiorano il carattere già grave del testo originario. Aperto il varco della “regolarizzazione” degli abusi edilizi, come una slavina, vengono travolti gli argini che dovrebbero contenere l’assalto alla città da parte della speculazione edilizia.
Muta la definizione di “stato legittimo dell’immobile”, che diventa“o quello stabilito dal titolo abilitativo che ne ha previsto la costruzione o che ne ha legittimato la stessa o da quello, rilasciato o assentito, che ha disciplinato l’ultimo intervento edilizio che ha interessato l’intero immobile o l’intera unità immobiliare”.
Saranno legittimate le singole unità immobiliari, anche se in presenza di difformità relative alle parti comuni.
Fratelli d’Italia ha proposto che non vengano demolite le opere edilizie costruite senza l’osservanza dei parametri urbanistici ed edilizi e di consentirne la regolarizzazione attraverso il pagamento di una multa da 250 a 25.000 euro e la presentazione di una SCIA (Segnalazione certificata d’inizio attività) in sanatoria. Sempre loro propongono che venga esteso l’accesso alla sanatoria anche per quelle opere prive del permesso di costruire, in totale difformità o con variazioni essenziali, in assenza di Scia o in totale difformità da essa.
Similmente verrebbe concesso il permesso in sanatoria per le opere rientranti nella tipologia di servizi e/o pertinenze dell’abitazione principale, la cui superficie non superi il 25% della stessa abitazione.
Per gli interventi eseguiti in assenza del permesso di costruire o in difformità totale o con variazioni essenziali, l’obbligo alla rimozione degli abusi passerebbe da 90 a 250 giorni.
La possibilità di mutare destinazione di aree inserite nel PRG viene ulteriormente ampliata ed estesa alle Regioni, a cui “daremo la regia”, da concordare coi Comuni, “che potranno scegliere zona per zona cosa concedere e cosa non concedere” (Salvini)
Aleggia dietro le proposte di emendamenti il fantasma del condono-salvataggio dei grattacieli di Milano, oggetto di otto inchieste da parte della Magistratura, che furono costruiti sulla base di piccole demolizioni, con una semplice SCIA , senza il permesso di costruzione: i costruttori cioè avrebbero spacciato per ristrutturazione di edifici pre-esistenti la loro demolizione e la costruzione ex-novo di torri e grattaceli senza un piano urbanistico, che tra le altre cose avrebbe assicurato, come ha dichiarato il Procuratore incaricato dell’indagine, “il raccordo tra l’edificato pre-esistente e il necessario ridimensionamento dei servizi dell’intera zona”.
La posta in gioco è ghiotta: stravolgere una volta per tutte l’intero impianto urbanistico su cui dovrebbe fondarsi il carattere pubblico della città.”Nel percorso di approvazione del decreto, volto ad annullare le contestazioni sollevate dalle inchieste giudiziarie sull’urbanistica aperta a Milano, si rischia di cancellare decenni di cultura urbanistica”, scrive un prestigioso gruppo di urbanisti, architetti, giuristi, in un appello che sta circolando in questi giorni.
Si tratta di emendamenti che renderanno inconsistenti ed irrilevanti i piani regolatori, ai quali era affidato il compito di definire e programmare gli interventi e le destinazioni utili ad assicurare una fisionomia pubblica allo sviluppo della città, compatibile con le diverse istanze ed esigenze della sua popolazione.
È del tutto evidente che gli introiti derivanti dalla monetizzazione delle sanatorie rimpiazzeranno i tagli dei trasferimenti agli enti locali da parte dello stato. Più abusi, più cash. E chi se lo lascerà scappare?
La mercificazione della città andrà di pari passo con la sua subordinazione alle esigenze di profitto di immobiliaristi, costruttori, investitori immobiliari, che ne renderà irreversibile il processo di appropriazione e organizzazione capitalistiche su base di classe.