Una notizia gravissima per l’ambiente, già sotto stress per la crisi climatica, come l’inizio del versamento nell’Oceano Pacifico delle acque inquinate dalla radioattività della centrale nucleare di Fukushima sta passando senza suscitare purtroppo le reazioni che merita.
L’incidente nucleare di Fukushima in Giappone non solo ha confermato la pericolosità delle centrali nucleari civili in quanto tali, perché sottoposte a pericoli di varia natura nel loro funzionamento, ma anche la possibilità di eventi naturali eccezionali come fu il terremoto e poi lo tsunami che ne seguì. Dopo 12 anni non solo il Giappone ha ripreso la produzione di energia attraverso il nucleare “dimenticando” vittime e un territorio enorme inquinato, ma ha scelto di gettare in mare una grande quantità di acqua inquinata da radioattività, finora custodita in grandi contenitori in territorio giapponese, scaricando su tutta la popolazione mondiale le conseguenze dell’incidente, incurante delle proteste e sicuro che la potente lobby del nucleare appoggerà questa scelta sciagurata, perché altrimenti dovrebbe ammettere i pericoli che gravano su tutta la popolazione mondiale.
Erano possibili altre scelte, senza mettere a rischio le acque dell’oceano Pacifico, con l’obiettivo di gestire in sicurezza le conseguenze dell’incidente nucleare.
Il governo italiano, come purtroppo tanti altri, nel sostanziale silenzio dell’Europa non ha preso alcuna iniziativa. Non risulta che l’ineffabile riunione del G7 abbia discusso l’argomento per dissuadere il Giappone dal fare una scelta pericolosa, le cui conseguenze possono essere devastanti, ad esempio minacciando di bloccare l’acquisto di pesce pescato dal Giappone e in particolare mettendo sotto sorveglianza quello proveniente dal Pacifico, per evitare almeno il sushi inquinato dal nucleare.
Un conto sono eventi naturali che non si è in grado di contrastare, altro sono scelte fatte a freddo che mettono a rischio una parte del mondo e forse non solo quella, visto che come sappiamo le trasmigrazioni di pesci (basta pensare al granchio blu) e di piante è all’ordine del giorno. Le relazioni sempre più strette e frequenti portano a situazioni sconosciute, se poi l’inquinamento radioattivo viene diffuso nelle acque le conseguenze potrebbero essere pesanti e diffuse.
Non solo il governo italiano non si è occupato di un avvenimento di prima grandezza come questo: non ha neanche trovato modo di dissentire dalle bombe all’uranio impoverito che la Gran Bretagna ha deciso unilateralmente di inviare in Ucraina, come se non ci fossero già stati migliaia di militari che li hanno usati, oltre che tanti civili, ammalati di cancro, anche italiani. Si poteva almeno ripetere il dissenso della presidente del Consiglio manifestato sull’invio delle bombe a grappolo inviate dagli Usa in Ucraina (vietate dalla convenzione internazionale) anche sulle bombe a uranio impoverito, invece silenzio di tomba.
Del resto questo governo si caratterizza per avere un ministro dell’Ambiente del tutto incapace e comunque senza peso politico. L’Italia dovrebbe puntare senza ritardi sulla scelta delle energie rinnovabili che darebbero un risultato di autentica autonomia nazionale dalle fonti fossili, invece il peso degli interessi legati ai combustibili fossili è sempre più forte e gli investimenti sulle energie rinnovabili, proprio perché dipendono da fonti naturali, sono in grave ritardo, come dimostrano i dati degli ultimi anni. In particolare non si capisce quale sia il coordinamento tra i ministri dello Sviluppo e quello dell’Ambiente che dovrebbero insieme costruire una strategia sull’auto del futuro, più in generale sulla mobilità, e su questa base cercare intese con le aziende e i sindacati sulle condizioni da realizzare per garantire una transizione ecologica accelerata, mentre ogni occasione è buona per cercare di ritardare, di rinviare, facendo rimanere l’Italia isolata dai paesi più avanzati in Europa.
L’unica novità è che il ministro Pichetto Fratin, immemore di ben due referendum popolari che hanno bocciato a larga maggioranza il nucleare civile, continua a chiacchierare di una nuova generazione di centrali che oggi non solo non esistono ma sono sostanzialmente simili a quelle esistenti, pericolose e inquinanti e per di più costosissime, di fronte a una penuria di uranio per farle funzionare.
Di questo passo il nostro paese rimarrà fuori dalle scelte più avanzate, non investirà sui settori del futuro e sull’innovazione del lavoro e rimarrà vittima di un governo che pensa di cavarsela sfruttando le maggiori entrate da inflazione senza capire che diventeranno presto maggiori spese e porteranno a una ulteriore divaricazione sociale tra redditi alti e redditi bassi. Ci mancherebbe solo che questo impasto di arretratezza e incompetenza italiana dopo le elezioni diventasse il modello per l’Europa.