La scienza del clima ci mostra da tempo che l’Italia, inserita nel contesto di un hot-spot climatico come il Mediterraneo, risente più di altre zone del mondo dei recenti cambiamenti climatici di origine antropica e dei loro effetti, non solo sul territorio e gli ecosistemi, ma anche sull’uomo e sulla società, relativamente al suo benessere, alla sua sicurezza, alla sua salute e alle sue attività produttive.
Il riscaldamento eccessivo, le fortissime perturbazioni al ciclo dell’acqua e altri fenomeni meteo-climatici vanno ad impattare su territori fragili e creano danni a vari livelli, influenzando fortemente e negativamente anche le attività economiche e la vita sociale. Stime assodate mostrano come nel futuro l’avanzare del cambiamento climatico ridurrà in modo sensibile lo sviluppo economico e causerà danni rilevanti a città, imprese, produzioni agricole, infrastrutture.
Per un grado di riscaldamento globale in più rispetto al presente, ad esempio, si avranno mediamente su scala globale un aumento del 100% della frequenza di ondate di calore e tra il 30 e il 40% di aumento della frequenza di inondazioni e siccità, con una conseguente diminuzione del benessere e del prodotto interno lordo. Nel Mediterraneo e in Italia, poi, la situazione potrebbe essere anche più critica, in quanto, ad esempio, si hanno già chiare evidenze di aumenti di ondate di calore e siccità, di ritiro dei ghiacciai alpini, di aumento delle ondate di calore marine e, in parte, di aumento degli eventi estremi di precipitazione.
In questo contesto, ci appare urgente porre questo problema in cima all’agenda politica. E oggi, l’avvicinamento alle prossime elezioni diventa l’occasione per farlo concretamente. Chiediamo dunque con forza ai partiti politici di considerare la lotta alla crisi climatica come la base necessaria per ottenere uno sviluppo equo e sostenibile negli anni a venire; questo dato di realtà risulta oggi imprescindibile, se vogliono davvero proporre una loro visione futura della società con delle possibilità di successo.
In particolare, nella situazione attuale appare urgente porre in essere azioni di adattamento che rendano noi e i nostri territori più resilienti a ondate di calore, siccità, eventi estremi di precipitazione, innalzamento del livello del mare e fenomeni bruschi di varia natura; azioni che non seguano una logica emergenziale ma di pianificazione e programmazione strutturale.
A causa dell’inerzia del clima, i fenomeni che vediamo oggi saranno inevitabili anche in futuro, e dunque dobbiamo gestirli con la messa in sicurezza dei territori e delle attività produttive, investendo con decisione e celerità le risorse peraltro disponibili del PNRR. Allo stesso tempo, dobbiamo anche fare in modo che la situazione non si aggravi ulteriormente e diventi di fatto ingestibile, come avverrebbe negli scenari climatici peggiori. Per questo dobbiamo spingere fortemente sulla riduzione delle nostre emissioni di gas serra, decarbonizzando e rendendo circolare la nostra economia, accelerando il percorso verso una vera transizione energetica ed ecologica.
Come scienziati del clima siamo pronti a fornire il nostro contributo per elaborare soluzioni e azioni concrete che siano scientificamente fondate, praticabili ed efficaci, ma chiediamo con forza alla politica di considerare la crisi climatica come un problema prioritario da affrontare, perché mina alla base tutto il nostro futuro.
Ci auguriamo dunque elaborazioni di programmi politici approfonditi su questi temi e una pronta azione del prossimo governo per la lotta alla crisi climatica e ai suoi impatti.
Primi firmatari
Carlo Barbante, Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) e Università Ca’ Foscari, Venezia
Carlo Carraro, Università Ca’ Foscari, Venezia
Antonio Navarra, Università di Bologna e Presidente della Fondazione Centro euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (CMCC)
Antonello Pasini, Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), Roma
Riccardo Valentini, Università della Tuscia, Viterbo, e Presidente della Società Italiana per le Scienze del Clima
Con il contributo dei seguenti autori italiani dell’AR6-IPCC
Annalisa Cherchi, CNR, Bologna
Erika Coppola, International Centre for Theoretical Physics, Trieste
Susanna Corti, CNR, Bologna
Sandro Fuzzi, CNR, Bologna
Piero Lionello, Università del Salento, Lecce
Massimo Tavoni, Politecnico di Milano
Elena Verdolini, Università di Brescia
Altre firme della comunità scientifica
Roberto Barbiero, Agenzia Provinciale per la Protezione dell’Ambiente, Trento
Leonardo Becchetti, Università di Tor Vergata, Roma
Alessandra Bònoli, Università di Bologna
Michele Brunetti, CNR, Bologna
Roberto Buizza, Scuola Univesitaria Superiore Sant’Anna, Pisa
Carlo Cacciamani, ItaliaMeteo
Stefano Caserini, Docente di Mitigazione dei cambiamenti climatici, Politecnico di Milano
Claudio Cassardo, Università di Torino
Marinella Davide, Università Ca’ Foscari, Venezia
Enrica De Cian, Università Ca’ Foscari e CMCC, Venezia
Maria Cristina Facchini, CNR, Bologna
Francesco Forastiere, CNR, Palermo, e Imperial College, Londra
Filippo Giorgi, International Centre for Theoretical Physics, Trieste
Silvio Gualdi, CMCC, Bologna
Fausto Guzzetti, CNR, Perugia, e Protezione civile, Roma
Vittorio Marletto, ARPAE Emilia-Romagna, Bologna
Simona Masina, CMCC, Bologna
Maurizio Maugeri, Università di Milano
Paola Mercogliano, CMCC, Caserta
Mario Marcello Miglietta, CNR, Lecce
Franco Molteni, consulente scientifico di ECMWF, Reading, UK, e ICTP, Trieste
Mario Motta, Politecnico di Milano
Elisa Palazzi, Università di Torino
Claudia Pasquero, Università di Milano Bicocca
Cinzia Perrino, CNR, Roma
Antonello Provenzale, CNR, Pisa
Gianluca Ruggieri, Università dell’Insubria, Varese
Gianmaria Sannino, ENEA, Roma
Stefano Tibaldi, CMCC, Bologna
Giorgio Vacchiano, Università di Milano
Francesca Ventura, Università di Bologna
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Pubblichiamo la lettera aperta alla politica italiana degli scienziati del clima disponibile sul sito della Società Italia per la Scienza del Clima. Un appello al quale anche la nostra redazione si sente di aderire.