La sentenza viene pronunciata in streaming dalla Corte Suprema dell’Olanda, ed è di per sé una modalità eccezionale: il governo olandese ha l’obbligo di ridurre entro la fine del 2020 le emissioni di gas a effetto serra di almeno il 25% rispetto al 1990 e quindi deve prendere le misure opportune e appropriate per raggiungere questo obiettivo. La mancata assunzione di responsabilità del governo olandese nel far fronte alla crisi climatica, secondo la più alta corte olandese dell’Aja, è una violazione degli articoli 2 e 8 della Convenzione Europea dei Diritti Umani. Sono gli articoli che tutelano il diritto alla vita e al benessere delle persone, diritti universali, inviolabili.
SEMPRE IN STREAMING si sentono le urla di gioia degli attivisti della fondazione ambientalista Urgenda che nel 2013 insieme con 886 cittadini, ha fatto causa allo stato olandese accusandolo di non aver fatto abbastanza contro l’emergenza climatica. Dopo aver vinto in primo e secondo grado, e dopo i ricorsi del governo che rigettava l’idea di farsi dettare l’agenda da chicchessia, ieri Urgenda ha avuto ragione con sentenza definitiva: per la prima volta uno stato portato in tribunale dai suoi cittadini viene condannato per non aver fatto agito contro il caos climatico.
DOPO LA PRONUNCIA – in olandese – il presidente della Corte Suprema legge un breve riassunto in inglese, cosa mai successa prima in Olanda: del resto, la sentenza era attesa ieri in tutto il mondo da migliaia di attivisti che al caso Urgenda si sono ispirati per portare in tribunale governi renitenti.
Se a Madrid alla Cop 25 la comunità internazionale ha dato il peggio di sé non riuscendo a fare un passo avanti per mitigare i cambiamenti climatici, almeno all’Aja i giudici hanno scritto nero su bianco gli obiettivi che il governo olandese deve raggiungere. «Questa sentenza restituisce un po’ di speranza ai cittadini che sull’emergenza climatica sono frustrati dall’inazione della politica – dice uno degli avvocati di Urgenda, Dennis Van Berkel, con la voce ancora rotta dall’emozione – il ministro agli Affari Economici e alla Politica del Clima ha già fatto sapere che rispetterà la sentenza. Come? Una delle opzioni sul tavolo è la chiusura delle centrali a carbone aperte in Olanda nel 2015 e nel 2017». Ora il governo del popolare Mark Rutte non potrà più fare ricorso contro i suoi cittadini, dovrà agire: i livelli di emissioni in Olanda sono oggi circa del 20% inferiori a quelli del 1990, serve aggiungere almeno un 5% in più al taglio delle emissioni, un gap da colmare in un anno, e non è poco. Urgenda ha stilato una lista di 40 misure che il governo potrebbe prendere nel prossimo anno: oltre quelle più ovvie, come la chiusura delle centrali a carbone e la riduzione degli allevamenti, indica azioni anche molto spicciole, dallo spegnimento dell’illuminazione dopo il lavoro alla riduzione della velocità delle auto, dalla rottamazione corretta dei frigoriferi agli incentivi per i pannelli solari, dall’illuminazione a Led nelle serre a misure per migliorare l’isolamento degli edifici e per la riduzione del consumo di carne.
SODDISFAZIONE È STATA espressa anche dal leader di GroenLinks (Sinistra Verde) Jesse Klaver: «È una decisione storica. Ora Rutte si impegni a chiudere le centrali elettriche a carbone e metta in pratica una nostra proposta sostenuta dalla Camera dei rappresentanti per realizzare un pacchetto aggiuntivo di misure per raggiungere l’obiettivo di Urgenda».
UN COMMENTO ARRIVA anche dal Relatore speciale sui diritti umani e l’ambiente alle Nazioni Unite, David R. Boyd: «Questa è la più importante sentenza che sia stata pronunciata in merito ai cambiamenti climatici: conferma quanto i diritti umani siano messi a rischio. Questa è una vittoria per miliardi di persone più vulnerabili agli impatti devastanti della crisi climatica e un colpo di grazia all’industria dei combustibili fossili».
IN ATTESA DI CONOSCERE come il governo olandese intenda davvero affrontare questa inedita situazione, e come eventualmente vigilare sui suoi atti, al quartier generale di Urgenda si festeggiano sei anni di battaglie legali. La grande vincitrice è la sua fondatrice e presidente, Marjan Minnesma, 53 anni, la più importante attivista per la sostenibilità olandese, una Greta decisamente più matura, ma non meno combattiva: una laurea in diritto e filosofia e un’altra in amministrazione aziendale, 3 figli, ex direttrice di una campagna di Greenpeace, direttrice dell’istituto di ricerca Drift dell’Università Erasmus di Rotterdam, ha fondato Urgenda nel 2007 con il professor Jan Rotmans per dimostrare le possibilità pratiche di transizione verso un futuro più sostenibile. Il quotidiano Trouw l’ha nominata al primo posto tra le personalità più importanti per l’ambiente. Negli ultimi anni, stanca di dare solo il buon esempio importando auto elettriche, pannelli solari e quant’altro, Minnesma ha scelto la via legale e ha avuto ragione, per ora.