Il Parlamento europeo ha respinto a maggioranza una mozione che puntava a capovolgere la decisione della Commissione Europea di includere gas e nucleare nell’elenco delle fonti rinnovabili, riconoscendole quindi come attività finanziabili. Ancora miliardi di euro alle fonti fossili come il gas e al nucleare che è pericoloso.
La maggioranza del parlamento ha votato sotto la pressione dei potentati economici, finanziari e politici che, mentre la crisi climatica diventa sempre più grave, pensano solo ai loro guadagni ed interessi, senza riguardo alle conseguenze ambientali.
Addirittura hanno fatto delle conseguenze della guerra in Ucraina l’occasione per rilanciare i loro affari ed interessi, come dimostra anche il tentativo, purtroppo appoggiato dall’Italia, di rinviare di anni la dismissione della produzione di nuovi veicoli a motore basati sulle fonti fossili.
La tassonomia europea è l’elenco delle attività energetiche considerate sostenibili dal punto di vista ambientale con l’obiettivo di orientare gli investitori privati, la finanza europea e internazionale, gli interventi pubblici dell’Europa e nazionali. Gli impianti a gas avviati entro il 31 dicembre 2030 potranno di fatto aggirare le nuove restrizioni previste. I nuovi impianti nucleari potranno essere costruiti entro il 2045 ed entro il 2040 ampliati quelli esistenti, mentre gli Stati dovranno attivare un impianto di smaltimento dei rifiuti ad alta radioattività solo entro il 2050. La Commissione europea consente a tutti i nuovi impianti e a quelli esistenti di operare da quando i permessi verranno rilasciati e i finanziamenti incassati. Di fatto un permesso al buio.
La maggioranza europea favorevole a gas e nucleare è composta anzitutto da gruppi politici tradizionalmente posizionati a destra dello schieramento politico e dai liberali di Renew Europe. A favore di gas e nucleare gli eurodeputati eletti in Italia di Lega, Fdi, FI e Italia Viva, mentre hanno votato contro M5S, Pd e Verdi, astenute le due elette oggi con Di Maio, assente Calenda.
Questo voto conservatore e contro il clima del parlamento europeo, che ha perso l’occasione di ribaltare la decisione della Commissione Europea, viene considerato molto grave dall’Osservatorio sulla Transizione Ecologica-PNRR che insieme a tanti altri ha fatto di tutto per impedire questa decisione, compresa una petizione che ha raccolto oltre 160.000 firme. Questa decisione riporta il dibattito sul clima indietro di decenni.
Solo il Parlamento poteva opporsi alla Commissione e costringerla a ritirare la sua posizione. La conferenza di Glasgow, gli impegni del G20 sono stati contraddetti clamorosamente proprio da chi solo alcuni mesi fa aveva affermato la priorità del clima. La guerra in Ucraina è stata l’occasione per passi indietro clamorosi.
Mentre il clima dimostra ogni giorno il suo impazzimento fuori controllo, le sedi politiche e istituzionali che si erano impegnate a metterlo al primo posto hanno colto l’occasione della guerra per un clamoroso capovolgimento di posizioni.
Si poteva e doveva puntare tutto sulle energie rinnovabili, invece ora c’è la ricerca spasmodica del gas e il rilancio del carbone, dando vita ad una nuova epoca di attacco al clima, ignorando gli allarmi degli scienzati.
Per quanto riguarda il nucleare non solo è in vista una crisi del materiale fissile, ma adesso il parco nucleo-elettrico francese sta andando in tilt per la siccità, mentre la sicurezza delle centrali non ha fatto passi avanti perché la tecnologia di fondo resta la stessa e i depositi delle scorie, soprattutto di quelle pericolose, restano un problema non risolto.
Il governo lussemburghese, quello austriaco e Greenpeace, hanno annunciato di essere determinati a chiedere l’intervento della Corte di Giustizia dell'Unione Europea per ottenere l'annullamento di questa decisione su gas e enucleare. L’Osservatorio plaude a questa determinazione ed è pronto a partecipare a questa iniziativa.
C’è un patto scellerato tra interessi finanziari ed economici, a partire dalle grandi compagnie che dominano il mercato dei fossili, contro il clima e una Commissione europea debole, incapace di resistere alle lobbies, e i governi nazionali che guardano solo al (presunto) interesse immediato, fingendo di ignorare gli effetti devastanti sul clima di questa tassonomia europea, di fatto alternativa agli investimenti a favore di nuove modalità energetiche compatibili con il clima.
Un folto gruppo di ragazze e ragazzi ha presidiato per giorni il parlamento a Strasburgo. Guardiamo a loro con speranza e ci auguriamo che siano l’avanguardia di una grande mobilitazione che deve ripartire prima possibile, perché è in gioco il futuro di tutti. Il voto del parlamento europeo è un colpo di coda della vecchia Europa degli interessi e del lobbismo, in gioco c’è il senso stesso dell’Unione europea.
Non bisogna arretrare. Non bisogna scoraggiarsi. Occorre rilanciare la mobilitazione.
La crisi climatica, purtroppo, dimostrerà che avevamo ed abbiamo ragione e chi ha scelto gas e nucleare si è assunto gravi responsabilità.
Mario Agostinelli, Alfiero Grandi, Jacopo Ricci, Massimo Scalia Coordin. scientifico