La volontà politica espressa dall’attuale governo è chiara: la soluzione definitiva per l’approdo delle grandi navi a Venezia deve essere fuori dalla Laguna. È la prima volta che accade in nove anni.
Dopo nove anni di lotta, dunque, nove anni di mobilitazioni, cortei, iniziative e processi ai danni di attivisti e attiviste, ora per la prima volta il governo si schiera con la voce della città: le grandi navi non sono compatibili con la Laguna di Venezia. È un momento da plaudire con gioia e cautela. Questa è una vittoria contro gli appetiti speculativi sulle aree della prima zona industriale, tanto coccolati dal sindaco Luigi Brugnaro.
Siamo altresì consci che la soluzione “temporanea” proposta in sede di Comitatone possa incappare nell’inerzia istituzionale che ha impedito fino a oggi di discutere di soluzioni alternative concrete in conformità con il decreto Clini-Passera, che già nel 2012 aveva stabilito il divieto di passaggio delle grandi navi in bacino San Marco, senza che nulla venisse fatto per adempiere alla direttiva. La soluzione temporanea proposta per la prossima stagione è quella di permettere l’approdo contingentato: ottanta navi andranno alle banchine della Vecom e di TIV (in prossimità di Fusina) per il 2021, mentre si ipotizza l’approdo alle banchine del canale Nord sponda Nord entro il 2022 (previa autorizzazione della commissione VIA). Una decisione che desta perplessità e preoccupazione viste i pericoli legati alla navigazione e alla salvaguardia (erosione dei fondali, sicurezza della navigazione, accessibilità nautica, commistione di traffico, stazza, interferenza con il Mose, attraversamento zona dichiarata a rischio incidenti rilevanti (Seveso ter, scavi, bonifiche, cambiamenti di destinazione d’uso, modifica concessione portuale, logistica, variante Piano regolatore, ecc).
Allo stesso modo, va tenuto conto dell’opposizione dei sindacati dei lavoratori del polo industriale, che preannunciano danni al porto commerciale, e l’impossibilità, entro queste proposte, di un rilancio ecosostenibile per Porto Marghera.
La soluzione definitiva deve essere celere e rispettosa delle normative, e deve essere esterna alla Laguna. Saremo in prima linea, come sempre, pronti e pronte alla mobilitazione, affinché il governo e le istituzioni preposte siano conseguenti alle proprie dichiarazioni; vigileremo affinché la soluzione “temporanea” non costituisca un’opzione definitiva per inerzia, malgoverno e connivenza con le lobby crocieristiche, che sullo status quo hanno guadagnato utili per milioni di euro.
Ci vediamo a gennaio per festeggiare nove anni di lotta, e per ritrovarci in una nuova grande assemblea! Continuiamo a discutere e mobilitarci per la difesa della nostra città.