AUTONOMIA DIFFERENZIATA: L’ITALIA DEI FEUDI E FEUDATARI

di Umberto Franchi - 09/01/2023
IL PROSSIMO ATTO DI GOVERNO: L’AFFOSSAMENTO TOTALE DEL SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE E DELLA SCUOLA PUBBLICA

L’Autonomia Differenziata alle Regioni, definita dal governo di destra, con l’art. 3 del testo di legge (LEP), che predispone per ogni regione i livelli essenziali delle prestazioni, viene subito falsato dal fatto che nello stesso testo si aggiunge che comunque ogni regione , in più al LEP, può spendere risorse proprie facendo di fatto decadere il “concetto” di solidarietà tra regioni ricche e regioni povere .

Quella di Calderoli è una vecchia proposta leghista, fatta scaturire da un referendum sulla devolution (votato da una minoranza) svolto il 22 ottobre il 2017, nelle regioni Lombardia e Veneto… ma che oggi viene accettata anche dalla Meloni Presidente del Consiglio dei Ministri , e va ben oltre le prerogative attuali già assegnate alle Regioni in conformità con l’art. 116 della costituzione…

L’art. 3 della legge prevede il trasferimento delle competenze dallo Stato alle Regioni concedendo poteri all’autonomia delle Regioni su : Istruzione, Sanità; porti ed aeroporti; reti di trasporto e navigazione; ordinamento della comunicazione; attività di produzione; trasporto e distribuzione dell’energia; armonizzazione dei bilanci pubblici; coordinamento della finanza pubblica; coordinamento del sistema tributario; autonomia delle Regioni rispetto alle funzioni e sistema tariffario ed al sistema dei rimborsi; autonomia delle Regioni rispetto al sistema delle Remunerazioni; autonomia delle Regioni rispetto al sistema di compartecipazione degli assistiti residenti nella Regione; autonomia delle regioni rispetto alla selezione della Dirigenza Sanitaria; Autonomia delle Regioni per tutta l’organizzazione della Rete Ospedaliera e per tutta l’assistenza farmaceutica; il superamento dei vincoli di bilancio economico-finanziario, con il fine di fare rimanere il gettito fiscale nelle regioni di provenienza.

In base a quanto sopra si deduce quindi, che le regioni con un gettito fiscale più alto, come quelle del Nord, potranno spendere le loro risorse solo per le popolazioni locali, non solo senza più solidarietà verso le regioni più povere del Sud, ma non ci sarebbe più l’obbligo di non contrastare l’interesse generale dello Stato , con buona pace di chi ha votato Salvini/Meloni /Berlusconi, nelle ultime elezioni .

Ogni regione si farà il proprio Livello Assistenziale di Assistenza Sanitaria , le proprie tariffe, la propria rete ospedaliera, il proprio Staff Dirigenziale e operativo, la propria spesa Sanitaria/ farmaceutica ecc… ecc... Quindi essa prevede soprattutto un vero e proprio scardinamento della legge 833 del 1978 e dell’art. 32 della Costituzione, che mette a rischio l’Unità della nostra Repubblica.

Negli anni 70, tra le battaglie politiche e sindacali effettuate dai lavoratori e dagli studenti, per cambiare nel profondo lo stato sociale a favore dei ceti subalterni, la più significativa fu quella fatta per superare le mutue ed avere un Servizio Sanitario Nazionale, basato sulla solidarietà ed uguaglianza nell’assistenza e prevenzione tra tutti i ceti sociali.
Lo sbocco vincente dopo molti scioperi avvenne con la legge n. 833 del 23 dicembre 1978, dove finalmente si attestava che, in applicazione dell’art.32 della Costituzione che “la Repubblica tutela la salute di tutti i cittadini come fondamentale Diritto dell’Individuo e interesse della Collettività, mediante il SSN.

Negli anni successivi , a partire già dalla metà degli anni 80, sono state apportate modifiche significative alla legge 833, soprattutto con la legge n. 502 del 1992 e n. 229 del 1999, sempre con tagli alla sanità pubblica ed in funzione di una maggiore privatizzazione di parti del Servizio Pubblico a favore delle cliniche private.

Ma è il governo Meloni che sta dando il “Colpo di Grazia”, al sistema sanitario pubblico nazionale: Il suo governo ha destinato alla santà pubblica 1,9 miliardi in due anni sapendo che 1,4 miliardi serviranno solo per l’aumento del gas scegliendo quindi di affossare definitivamente il sistema sanitario pubblico.. fino a far dire ad uno come Mario Monti (esperto in tagli al welfare) che in questo modo il governo sceglie di eliminare il sistema sanitario Nazionale con nefaste conseguenze per gli Italiani più svantaggiati.

Dopo i 37 miliardi di tagli alla sanità pubblica avvenuti tra il 2008 ed il 2019, abbiamo avuto la pandemia di covid che ha fatto emergere tutti i limiti esistenti con le contraddizioni che emergevano tra le prerogative del ministro della sanità e quelle delle regioni spesso in contrasto tra loro, che hanno portato ad avere più morti nel mondo causati dal covid...

Oggi la sanità non è migliorata e lo dimostra l’emergenza presente nei pronti soccorsi ... ma il governo anziché cambiare la gestione e le prerogative a favore dello Stato per fare valere stand di qualità e gestione identica in tutto il territori della Nazione in conformità con la legge 833 del 1978, fa l’esatto contrario, con la “medicina” che sta per varare il ministro leghista Calderoli, la così detta legge per “Autonomia Differenziata”, che è il peggiore dei mali, portando così al collasso definitivo la sanità pubblica.

In definitiva anziché un sistema Sanitario pubblico Nazionale, avremo 21 cabine di regia in ogni regione dove ognuna può fare sostanzialmente ciò che vuole con quelle più forti che opereranno a danno di quelle più deboli ed a favore delle cliniche private.

Ma il governo Meloni si caratterizza con forza anche per distruggere il sistema scolastico nazionale. Già nell’ultima legge di bilancio, il governo di destra, ha stabilito che nei prossimi 5 anni verranno tagliate centinaia di scuole con una riduzione graduale del numero delle istituzioni scolastiche e quindi la “rivoluzione culturale” della Meloni è quella di fare cadere la mannaia sulla scuola pubblica italiana a favore delle scuole private paritarie... Anche sulla scuola la soluzione leghista con le autonomie differenziate va oltre: come per la sanità, non più una scuola nazionale, ma ben 21 sistemi scolastici diversi con i poteri regionali in materia programmi scolastici, retribuzioni, reclutamento del personale, didattica, organizzazione scolastica.

Non ci sono dubbi che questo enorme trasferimento di competenze disgrega lo Stato... portandolo alla situazione medievale con i “Feudatari governatori regionali” che possono arroccarsi nel proprio feudo, con le regioni più ricche che destineranno anche le risorse delle regioni più povere ai propri feudatari con un occhio di riguardo alla scuola privata. Così quella cosa che la Meloni chiama Nazione, cesserà di esistere ... perché lo Stato che finirebbe per non avere nessuna possibilità di stabilire i principi fondamentali ai quali le regioni debbano attenersi cancellando di fatto i punti: i e, g, i, m, n, o, r, s dell’art, 117 della nostra Costituzione.

Quanto sopra, oltre a rompere l’Unità giuridica della Nazione, finirebbe per penalizzare le regioni del Sud più povere violando il principio Costituzionale dell’uguaglianza territoriale.

La cosa è talmente grave che 136 sindaci si sono già appellati a Mattarella per fermare la legge quadro sull’autonomia differenziata del governo delle destre, in quanto con il LEP, l’interesse nazionale cessa di essere l’elemento unificate del nostro Stato, subentrando in alternativa ‘interesse regioni più forti.

Con il Testo di Calderoli sulle autonomie differenziate, la Repubblica non sarebbe più una e indivisibile ma tante piccole repubbliche dove i ”feudatari più forti” metterebbero sotto di loro l’interesse, fregandosene di quello nazionale, l’interesse riguardante milioni di persone.

Vedremo quindi (se non viene fermato dalla mobilitazione popolare, cosa che dubito), un governo di destra che cancellerà le più grandi conquiste di civiltà, fatte assieme allo Statuto dei Diritti dei Lavoratori, negli anni 70 del secolo scorso.

Insomma, da una parte sta prevalendo l’egoismo dell’avere, che potrebbe vantaggiare i cittadini del Nord, ma con un grave rischio per quelli più poveri del SUD… L’unità dell’Italia resterà solo sulla carta geografica, mentre socialmente e culturalmente, l’Italia tornerà ad essere divisa annullando le lotte fatte dal lontano 1861. Il principio di universalità e di solidarietà, di tutti i cittadini italiani indipendentemente dal fatto che siano del nord, del centro o sud, finirebbe…

Ma quello che emerge è anche l’insufficienza di una risposta politica, culturale, sociale, civile, sia del sindacato che della sinistra … in grado di mobilitare le popolazioni.

E’ chiaro che non basterà il ricorso alla Consulta Costituzionale annunciato da alcuni governatori delle Regioni del Sud, ed è chiaro che se questa prospettiva non viene fermata anche con la lotta popolare, si andrà verso la distruzione del senso di unità politica e sociale di una comunità Nazionale …

Umberto Franchi ex Sindacalista Cgil

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