“Noi, donne firmatarie di questo appello, non volevamo proprio crederci, credevamo che la decenza, quel nuovo senso della nostra dignità di cittadine e cittadini faticosamente riguadagnato in questi ultimi mesi, la distanza anche elettorale che si era instaurata tra lui e il paese, ci ponessero al riparo dall’enormità che la candidatura di Silvio Berlusconi rappresenta”.
Inizia così un breve appello, lanciato da un gruppo di donne attive nella società e nel movimento femminista, prime firmatarie Tiziana Plebani, Mara Bianca, Cristina Giadresco, Stefania Minozzi, Paola Di Biagi, Valentina Fanti, Stefania Bertelli, Barbara Zanon) che sta raccogliendo migliaia di adesioni da tutto il paese attraverso la piattaforma change.org. Ad oggi le firme sono oltre 6000 raggiunte in meno di due giorni, proprio mentre si stanno attuando manovre e accordi politici che, fin qui, danno il cavaliere come candidato ufficiale del centro destra.
Accanto a quello lanciato da intellettuali e attrici per una candidatura femminile alla Presidenza della Repubblica questo nuovo appello punta l’attenzione sulla ‘normalità’ di una candidatura, quella di Silvio Berlusconi, avanzata a destra, ma secondo il gruppo che ha concepito l’appello non sufficientemente rifiutata con motivazioni precise e inequivocabili dai partiti del centro sinistra.
La normalizzazione della proposta è quindi il fulcro della riflessione, ovvero il dare per scontato (tra le forze politiche a sinistra) che una figura come quella dell’ex presidente del consiglio e attuale presidente di Forza Italia possa comunque incarnare i requisiti per ricoprire la prima carica dello stato, a prescindere da chi è, e da cosa ha significato nella vicenda politica italiana.
“Ci indigna che essa non venga energicamente respinta e tolta di mezzo, senza alcuna ombra di dubbio - scrivono le promotrici -. Un uomo che ha dimostrato la totale mancanza di etica, di senso del servizio pubblico e che ha ripetutamente offeso la dignità femminile non può essere preso in considerazione. Non ci interessa qui ripercorrere i guasti che un tale personaggio ha prodotto nel corpo vivo della nostra democrazia, ma certamente dobbiamo ricordare la mercificazione costante del corpo femminile che ha praticato e promosso nell’ambito di un indecente sistema di scambio prostitutivo tra potere, denaro e sesso. Anche il Parlamento è stato sacrificato sull’altare delle sue innominabili tresche da cui pure sua moglie ha dovuto pubblicamente prendere le distanze”.
Il nodo quindi per le donne che hanno scritto l’appello è che non si sia rimandata al mittente la proposta dall’inizio, motivandola con l’incompatibilità etica della candidatura: come se la storia privata e pubblica del leader slittasse in secondo piano rispetto agli equilibri e alle logiche politiche.
“Qualcuno ci vorrebbe rassicurare sull’improbabilità della sua elezione. Tuttavia quel che noi chiediamo non è tale rassicurazione che si basa su conteggi e alleanze, bensì che si dichiari questa candidatura irricevibile. Non vogliamo attendere le manovre della diplomazia partitica. Non c’è posto per tentennamenti, cortesie o, peggio, maneggi diplomatici. Non vi riponiamo nessuna fiducia. Quel che pretendiamo dalle forze politiche è un’operazione di verità”.
Per firmare l’appello ‘Una candidatura che offende le donne l’indirizzo è questo