Rende liberi e indispensabili: la scuola di bell hooks non è quella del merito

di Cristina Quintavalla - Ilfattoquotidiano.it - 24/12/2022
“Il mondo è una classe” - A un anno dalla sua scomparsa (15 dicembre), il messaggio della femminista nera, docente e scrittrice, appare quanto mai attuale. L'istruzione, secondo lei, è utilizzata per conservare i rapporti di potere e il modello antropologico, fondato sull’ingiunzione a essere vincenti, competitivi e sulla colpevolizzazione di coloro che non ci riescono

A un anno dalla sua scomparsa, il pensiero sull’insegnamento di bell hooks, docente, attivista femminista, teorica del movimento intersezionale, è profetico, soprattutto alla luce delle derive del sistema formativo, sempre più svilito dalla valorizzazione della didattica delle competenze, dalla banalizzazione dei saperi, dalla progressiva privatizzazione della formazione e il suo adeguamento a un modello produttivistico, di mercato, per indurlo a fornire una formazione al servizio delle imprese, delle loro esigenze produttive, della creazione di una manodopera flessibile e non antagonista.

Bell hooks aveva al riguardo le idee chiarissime: le logiche imprenditoriali aziendali sono antitetiche rispetto ai fini della formazione. Subordinazione e obbedienza, competizione e spinte al successo, gerarchizzazione, divisione del lavoro sono l’opposto dell’educazione, che deve essere pratica di libertà per tutt*, problematizzante e critica, fondata su un sapere gratuito, fine a se stesso, e tanto più rigoroso, quanto più liberatorio e terapeutico.

L’istruzione, secondo bell hooks, è cinghia di trasmissione di un sapere conservativo degli attuali rapporti di potere e di un modello antropologico, fondato sull’ingiunzione a essere vincenti, competitivi, dominanti e sulla colpevolizzazione di coloro che non riescono a conformarsi a esso.

A questi ultimi, se non vogliono essere ricacciati nei vortici dell’esclusione e della dispersione scolastica, viene destinato un percorso parallelo, certo discriminante, fondato su scuole di serie B, sulla creazione e l’incentivazione di canali di istruzione secondaria e terziaria professionalizzante che li renda manodopera flessibile e docile: i licenziabili, o gli occupabili, o i formabili lungo tutto l’arco della loro vita. In Italia, come negli Usa, dove alla discriminazione sulla base della classe sociale si aggiunge quella lacerante prodotta dall’oppressione razziale.

Sosteneva infatti che dietro questo modello di scuola si cela il consapevole occultamento delle differenze di classe, di razza e di genere, allo scopo di spacciare il privilegio come superiorità e le sofferenze derivanti dalla classe sociale di appartenenza, dalla razzializzazione delle vite, dalla marginalità di genere come espressione di inferiorità.

L’educazione, secondo bell hooks, deve diventare strumento di liberazione, di coscientizzazione di sé, di presa di parola critica, oppositiva, di impegno trasformativo del mondo.

La formazione dovrebbe favorire la produzione di “modi di pensare e conoscere differenti e cruciali al fine di creare una visione controegemonica del mondo”, in cui gli/l* esclus*, coloro che vengono dai margini, che sono al margine, siano portatori di punti di vista di cui non si possa fare a meno.

Contro un sapere conservativo, contro un’ educazione depositaria, che fa dei giovani vasi vuoti da riempire di nozioni acriticamente assunte, contro un sapere escludente per gli studenti che non ce la fanno, bell hooks teorizza un apprendimento partecipato, non subìto che, a partire dalla presa di parola su di sé e la propria esperienza, sappia insegnare a guardare sotto l’apparenza, dietro le parole seduttive, manipolatrici, ingiuntive, sappia trasformare il dato di fatto in problema e con ciò metterlo in discussione, innescando una prassi trasformativa dell’esistente.

Allora l’educazione assume una natura e una destinazione politica, perché “il mondo è una classe”, come scrive bell hooks: lì ci sono tutte le contraddizioni del mondo, lì può echeggiare il mondo, lì ci si prepara al mondo. La cultura insegnata o appresa può diventare impegno nella costruzione di sé e del mondo attorno a sé, se fornisce gli strumenti per smontare la realtà stessa dal suo interno, se costituisce una forza di resistenza alla realtà.

Ovunque c’è una classe può esserci una comunità educante: il dialogo autentico in bell hooks consiste nel riconoscimento dell’altro e di sé nell’altro e, in forza della natura costitutivamente relazionale degli esseri umani, è “decisione e impegno di collaborazione nella costruzione del mondo comune”.

 

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Laura Tussi
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