Da Fedez al WTO

di Domenico Gallo - domenicogallo.it - 07/05/2021
Il 21 maggio l’Italia presiederà il G20 sulla salute e assumerà sulle sue spalle una grande responsabilità per orientare la risposta alla pandemia dei principali attori della politica internazionale. Quale occasione migliore di questa per spingere la politica globale a fare delle scelte di vita anziché di morte?

Se i sindacati organizzano ogni anno un grande concerto per celebrare la ricorrenza del primo maggio, festa del lavoro e dei lavoratori, è evidente che non si tratta solo di un fatto musicale ma di un evento civile, quindi non c’è niente di strano se gli artisti o i personaggi pubblici convocati affrontino dei temi di impegno civile.

E tuttavia, data la rilevanza mediatica dell’evento, ogni anno sorgono preoccupazioni nelle forze politiche che creano fibrillazioni nella RAI circa i messaggi sgraditi che possono essere trasmessi da quel palco, di qui le pressioni sugli artisti perché non si esprimano su questioni politicamente sensibili.

Pertanto bene ha fatto Fedez a trasgredire alle aspettative del censore lanciando un messaggio politicamente “inopportuno” con il quale denuncia l’ostruzionismo della Lega all’approvazione della legge Zan e cita alcune frasi ignobili effettivamente pronunciate da esponenti leghisti.  Da qui un infuriato dibattito politico che per alcuni giorni ha tenuto banco sui media, trasformando impropriamente il rapper in un opinion leader politico, osannato da alcuni e vituperato da altri.

Non c’è dubbio che la questione sollevata da Fedez abbia una intrinseca dignità politica poiché il discorso pubblico in Italia è intriso di razzismo e di messaggi discriminatori sempre più virulenti nei confronti delle minoranze e dei soggetti deboli. Tuttavia l’estensione agli omosessuali (poiché di questo sui tratta) della tutela penale accordata dalla legge Mancino contro l’istigazione alla violenza determinata da motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi, è una questione di nicchia rispetto ai grandi temi relativi ai diritti umani che sono sul tappeto.

Peccato che su quel palco non è stata chiamata la portavoce dell’UNHCR Carlotta Sami che, qualche giorno dopo ci ha informato che le morti nel Mediterraneo nei primi quattro mesi del 2021 sono aumentate del 200% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, quest’anno “contiamo 503 vittime contro le 149 del 2020”.

Peccato che non sia stata richiamata la campagna “no profit on pandemic” con la quale gli stessi sindacati e le associazioni umanitarie della società civile europea chiedono che sia garantito a tutti l’accesso ai vaccini e ai farmaci  essenziali per la salvezza della vita umana.

Per fortuna anche se la politica miope italiana non è capace di guardare oltre il proprio naso, i problemi politici globali trascinati dal disastro della pandemia urgono e bussano alla nostra porta costringendoci a fare delle svolte dettate dalla necessità.

L’occasione è stata l’ennesima riunione a Ginevra del Consiglio TRIP’s che regolamenta i diritti di proprietà intellettuale del WTO (l’Organizzazione Mondiale del Commercio) per continuare a discutere la proposta avanzata da India e Sudafrica di sospendere temporaneamente i brevetti sui vaccini per tutta la durata della pandemia.

Questa proposta è rimasta sinora bloccata per la ferma opposizione degli Stati Uniti, dell’Unione europea e della Svizzera che si sono trincerati a difesa dei monopoli privati di Big Pharma.

Il 5 maggio c’è stata la svolta, il Presidente Biden ha dichiarato – a sorpresa –  che gli Stati Uniti non si oppongono alla moratoria «Occorre sospendere i brevetti per i vaccini contro il Covid-19, in modo che la loro ricetta sia a disposizione di tutto il mondo».

Ovviamente la sospensione dei brevetti non risolve di per sé il problema della produzione e diffusione universale dei vaccini perché occorre distribuire anche le tecnologie, tuttavia ne costituisce una condizione imprescindibile.

La dichiarazione di Biden ha aperto una breccia nel muro del no che si è immediatamente allargata. Proprio ieri Ursula Von der Leyen in un discorso indirizzato all’Istituto universitario europeo di Firenze ha dichiarato che l’Unione è pronta a prendere in considerazione la proposta degli Stati Uniti di una moratoria dei brevetti dei vaccini, aprendo la strada ad un ripensamento della posizione europea in seno al WTO. A ruota l’ha seguita Macron dichiarando di essere “molto favorevole alla proposta”.

Intervenendo alla Camera ieri il deputato Fassina ha dichiarato  “Facciamo appello al Presidente Draghi affinche’ schieri il Governo Italiano a favore della sospensione dei brevetti sui vaccini anti-Covid e spinga gli altri governi dell’Unione europea affinchè l’Ue si affianchi all’amministrazione Biden nell’ambito del WTO. Ci sono miliardi di persone impossibilitate ad accedere alle vaccinazioni. Ci sono le Big Pharma che accumulano profitti stellari. La vigente regolazione del mercato impedisce di salvare milioni di vite, determina una immorale violazione della comune umanità.”

Il 21 maggio l’Italia presiederà il G20 sulla salute e assumerà sulle sue spalle una grande responsabilità per orientare la risposta alla pandemia dei principali attori della politica internazionale. Quale occasione migliore di questa per spingere la politica globale a fare delle scelte di vita anziché di morte?

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