Il neoliberismo che, illogicamente, assegna ai privati il perseguimento dell’interesse pubblico, sta dando i frutti della sua intima contraddizione

di Paolo Maddalena - ilfattoquotidiano.it - 05/04/2023
La nostra salvezza è nella Costituzione vigente, che prevede il coordinamento dell’iniziativa economica pubblica con quella privata (art. 41 Cost.) e non il trasferimento al mercato

Mentre la guerra in Ucraina attraversa un periodo di relativa stasi in attesa di reciproche controffensive, sul piano economico cominciano a verificarsi gli effetti disastrosi della politica economica neoliberista seguita dall’Unione europea.

Mi riferisco ai risultati delle elezioni politiche finlandesi, che hanno visto la sconfitta del governo di Sanna Marin, sostenitrice dell’adesione all’Europa e alla Nato, a favore della politica del partito di centro destra e dei sovranisti.

La causa reale di questo esito elettorale è la crescita impressionante che si è verificata in Finlandia dell’inflazione, salita all’8,8%, e della conseguente diffusione tra gli elettori del convincimento che tutto questo dipende dalla mancanza di una politica comune dell’Unione europea e dal fatto che quest’ultima tutela la situazione dei Paesi economicamente più forti e danneggia i Paesi economicamente più deboli, ammettendo addirittura l’esistenza di paradisi fiscali (dichiarati legittimi dalla stessa Corte di Giustizia europea), nei quali si rifugiano le imprese che lavorano in Paesi con imposte più elevate.

Ciò che preoccupa è che nell’immaginario collettivo e nei convincimenti della classe politica dominante manca l’idea che l’Unione europea non assicura l’eguaglianza economica e sociale dei Paesi membri, poiché concede il definitivo potere decisionale al Consiglio dei ministri dei vari Paesi, nel quale hanno la meglio quelli più forti, come Germania, Olanda e Francia, ai danni dei più deboli.

Insomma, se l’Europa non affida il potere decisionale al Parlamento e soprattutto mantiene l’illogica coesistenza di un mercato unico europeo con i mercati interni sostenuti da ciascuno Stato, essa non potrà mai perseguire l’eguaglianza economica e sociale tra le Nazioni, come richiede l’articolo 11 della nostra Costituzione, e come proclamano gli stessi Trattati europei con in primo piano il Trattato di Maastricht.

Fuori strada appare poi il nuovo piano contro le immigrazioni che sarà approvato domani dal Consiglio dei Ministri. Anche qui manca una sia pur minima lucidità di idee, poiché si insiste sul concetto disumano del respingimento dei migranti, mediante accordi con i Paesi africani e soprattutto con la Tunisia. Laddove siamo in presenza di un fenomeno epocale, che certo non potrà essere fermato sul piano diplomatico, o su quello della lotta agli scafisti, ma soltanto con una programmazione di grande respiro che porti tutta l’Africa sui livelli economici medi che esistono nell’Occidente.

È questo l’unico strumento reale per frenare l’esito biblico di povere popolazioni finora sfruttate al massimo dalla sopraffazione dei cosiddetti Paesi civili dell’Occidente.

Anche per quanto riguarda l’attivazione del PNRR il nostro governo dimostra un’estrema povertà di idee e non si rende conto che i rimedi di piccolo calibro proposti dal nuovo codice degli appalti non riusciranno a risolvere il problema, che non consiste nelle incapacità delle pubbliche amministrazioni, ma nel fatto che queste incontrano difficoltà insormontabili nel procedere alle gare di appalto (che sempre più spesso vanno deserte) o di affidamento diretto di opere e di servizi a singoli operatori economici, mentre tutto si sarebbe risolto con grande facilità se i governi dell’ultimo trentennio, e specialmente l’ultima legge sulla concorrenza n. 118/2022 di Mario Draghi, non avesse imposto: “di rimuovere gli ostacoli regolatori di carattere normativo e amministrativo all’apertura dei mercati”, trasformando in S.p.A. private i nostri validissimi Enti pubblici economici e Aziende pubbliche, le quali certamente sarebbero state in grado di dare piena attuazione al PNRR, come avvenne a suo tempo con il piano Marshall, al quale, non a caso, ha fatto riferimento il nostro Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Concludo come sempre che la nostra salvezza è nella Costituzione vigente, che prevede il coordinamento dell’iniziativa economica pubblica con quella privata (art. 41 Cost.) e non il trasferimento al mercato, e cioè al perseguimento degli interessi individualistici, dei beni e dei servizi pubblici essenziali che devono perseguire soltanto finalità di interesse pubblico.

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