IL GIORNO 20 FEBBRAIO E' IL GIORNO CHE CANCELLA LA MEMORIA PER QUESTI MOTIVI:
1 ) con la legge del 30 marzo 2004 voluta dal governo di destra Berlusconi/Fini/Bossi, si ricorda quello che e' avvenuto alle Foibe, causata dalla "violenza comunista" dopo la caduta del regime e non si dice quello che e' avvenuto prima;
2) ECCO COSA E' AVVENUTO : nel 1941, nei territori conquistati dalle truppe Italiane , vennero rastrellate e fucilate 2.300 persone (uomini donne vecchi bambini ) nel villaggio di Kragukevak ;
3) nella zona occupata della Slovenia , furono torturate ed arse vive 1903 persone, fucilati 4.000 ostaggi, deportati in campi di concentramento 7.000 persone;
4) gli storici Sloveni stimano 11.000 morti nei campi di concentramento italiani;
5) il Gen. Robotti comandante dell'XI corpo d'armata , nel 42 requisi le abitazioni ed i beni agli abitanti della Regione di Lubiana e li interno ' tutti gli Sloveni lamentandosi scrivendo che "si ammazzava troppo poco";
6) il Gen. Fabbri, nell'estate del 42 ordinò la fucilazione di 800 croati e sloveni residenti a Fiume;
7) il Gen. Gambarra sostenne che il campo di concentramento di Arbe non doveva essere un campo di ingrassamento e vi fece morire migliaia di persone;
8) il fascista Guglielmo Ricci nel 42 scriveva una lettera che diceva : facciamo la guerra al comunismo e non gli diamo pace perché qua sono tutti comunisti ed esprimeva la sua soddisfazione per averne fucilati 26 tra cui il capo dei comunisti Croati.
Per comprendere veramente quello che è avvenuto alla Foibe, la storia andrebbe conosciuta tutta e non solo l’ultimo pezzetto...
Dopo la Prima Guerra Mondiale, con il trattato di Rapallo: l’Istria, la città di Zara e alcune isole del Cuarnero vennero annesse all’Italia. Qualche anno più tardi la stessa sorte tocco anche a Fiume (Rijeka), tutti territori a maggioranza croata... e con la salita al potere di Mussolini inizia «la caccia allo slavo» e la politica di italianizzazione forzata.
Le squadre fasciste in camicia nera bruciano le scuole croate e slovene, distruggono le Case del Popolo, italianizzano i nomi e i cognomi locali dei vivi e persino dei morti nei cimiteri. Decine di villaggi bruciati, centinaia di case date alle fiamme o saccheggiate, pestaggi della popolazione, arresti indiscriminati e torture di ogni tipo. Come conseguenza della violenza fascista, molti croati e sloveni dovettero emigrare in Jugoslavia, dove molti si unirono al Movimento di liberazione nazionale. I contadini rimasero senza le terre e le proprietà, espropriate a favore dei coloni italiani.
In Istria ci sono numerose foibe nelle quali i fascisti gettarono centinaia di persone, dopo averle fucilate o ancora vive. “Il Piccolo” del 5 Novembre 2001 riporta la testimonianza di Raffaello Camerini, ebreo e abitante dell’Istria. Egli racconta che nel 1940, durante il periodo di lavoro coatto nelle cave di bauxite, vide i fascisti ammazzare centinaia di croati e sloveni che venivano fucilati e gettati nelle foibe perché non sapevano parlare italiano.
Numerosi furono i campi di concentramento italiani, nei quali vennero rinchiusi più di centomila sloveni, croati, montenegrini e bosniaci sia in territorio italiano che lungo la costa croata dell’Adriatico. Durante i 22 mesi di occupazione italiana del Cuarnero e della Dalmazia furono internati 23 mila civili di cui tremila bambini. Il più grande campo di detenzione era sull’isola di Rab, che contava circa 10 mila persone, di cui ne morirono circa 1500.
Questi sono solo alcuni aspetti della politica colonizzatrice fascista durante l’occupazione dei territori nella ex Jugoslavia. Potremmo citarne molti altri così come potremmo citare le tante atrocità commesse sia prima che durante la guerra. In totale, a guerra finita nel 1945, si possono contare un milione di morti su una popolazione di 15 milioni di abitanti, per mano dei fascisti e dei nazisti nella ex Jugoslavia.
Ora Solo dopo aver chiarito il contesto storico dell’epoca, possiamo iniziare a parlare della vicenda delle foibe. Come per ogni evento storico, anche in questo caso nulla succede senza un motivo e non può essere trattato senza considerare i fatti che lo precedono.
Dopo l’8 Settembre 1943 e la caduta di Mussolini, tutto l’impianto di potere italiano in Istria andò in pezzi. La notizia della capitolazione dell’esercito fascista fece subito il giro della penisola istriana. La popolazione, esausta da vent’anni di soprusi e ingiustizie, assalì le stazioni dei Carabinieri, le caserme e tutte le strutture simbolo del fascismo, impossessandosi delle armi. All’inizio ai fascisti non venne fatto nulla, alcuni soldati italiani si unirono agli insorti, altri vennero disarmati e si incamminarono verso l’Italia. Dopo qualche giorno, però, i fascisti iniziarono a passare le informazioni sui movimenti partigiani ai tedeschi, dando luogo ad arresti e imprigionamenti. In molti casi la popolazione istriana forniva vestiti, ospitalità e indicava le vie di fuga ai soldati italiani che scappavano.
L’insurrezione successiva all’8 Settembre è stata popolare e spontanea, e i partigiani del Movimento di Liberazione Nazionale guidato da Tito non avevano i mezzi né le possibilità di ripristinare il controllo. I partigiani comunisti si trovarono completamente spiazzati dalla rivolta e non riuscirono ad imporre la propria autorità sugli insorti.
Nelle settimane tra l’armistizio e l’arrivo dei tedeschi ai primi di Ottobre, i rivoltosi arrestarono numerosi italiani ed i loro collaborazionisti nelle città e nei paesi dell’Istria. Nella maggior parte si trattò di fascisti macchiatisi di efferate atrocità in passato. In alcuni casi anche i civili italiani caddero nelle mani degli insorti e non c’è dubbio che nel caos che si era creato ci furono pure le vittime innocenti.
I processi condotti dai tribunali improvvisati furono veloci e superficiali e le fucilazioni numerose. La fretta nell’eseguire le pene capitali era dovuta all’imminente arrivo dei nazisti.
Il Movimento partigiano era contrario alle esecuzioni sommarie e pretendeva processi giusti, ma non aveva i mezzi per fermare la sete di vendetta. Ai primi di Ottobre in Istria arrivarono le truppe tedesche che ammazzarono circa 3 mila persone, costringendo gli insorti alla fuga verso il territorio jugoslavo. Nei mesi successivi furono estratti dalle foibe i corpi delle persone giustiziate durante l’insurrezione. Durante la loro avanzata in Istria anche i tedeschi si servirono delle foibe per seppellire i loro morti, a dimostrazione che si trattava di una prassi in uso a tutti gli eserciti.
Nessuno vuole negare che siano stati commessi crimini da parte di alcuni gruppi di croati e sloveni (anzi la retorica del negazionismo non appartiene alla sinistra , per cultura storica e politica), ma non si può nemmeno accettare che la storia venga utilizzata secondo gli interessi politici di alcuni.
Pare evidente allora che l’insurrezione del ’43 non fu comandata e gestita dai partigiani di Tito, ma è lo specchio di una popolazione esausta, che ha approfittato del momento di massima debolezza del regime fascista per riprendersi la libertà e certo, in alcuni casi, anche la vendetta.
Non è vero come dicono a destra che la sinistra ha taciuto... ha sempre detto tutto questo .