I confronti tra Governo e Confederazioni sindacali non hanno dato risultati. La ricerca di un accordo all’interno della maggioranza ha di fatto reso impossibile trovare un terreno di intesa con i sindacati. Ultimo episodio, le scelte in materia fiscale. Eppure i sindacati rappresentano lavoratori e pensionati che pagano oltre l’80% dell’Irpef e quindi sarebbe naturale concordare con loro le scelte fiscali.
La critica di Cgil e Uil sull’Irpef riguarda la mancanza di misure adeguate verso i redditi bassi che sono tanta parte dei lavoratori, dei pensionati, dei precari, dei giovani. Le risorse potevano essere trovate nell’ambito di una manovra da 30 miliardi e dall’evasione fiscale, che è a livelli inaccettabili, contrastando la disuguaglianza sociale che è molto cresciuta a sfavore dei redditi bassi, da lavoro e non. La riduzione del numero delle aliquote è sbagliata e conferma una grave incertezza politica del Governo, pressato dalla destra della flat tax, proposta incostituzionale perché è il contrario della progressività.
Giustificano altresì la decisione di Cgil e Uil di convocare lo sciopero generale la scomparsa della promessa legge contro le delocalizzazioni industriali, delle contromisure adeguate dopo la fine del blocco dei licenziamenti per i lavoratori coinvolti, la carenza di interventi per correggere una ripresa economica che non crea nuovi posti di lavoro, o si tratta di posti quasi tutti precari, le insufficienti misure contro l’inflazione, che amplia la divaricazione sociale e colpisce le aree sociali più deboli, il mancato avvio di una trattativa sulle pensioni per non tornare alla legge Fornero, cercando invece un nuovo paradigma di pensionamento, a partire dai lavori usuranti e dalla solidarietà verso i lavoratori precari e discontinui.
Il ritardo riguarda anche il Piano di ripresa e resilienza, strategico per il sostegno che arriva dall’Europa. Preoccupa il ritardo sulla transizione ecologica dell’economia a cui manca tuttora una scelta forte e rapida per le rinnovabili e l’idrogeno verde, per contrastare gli aumenti dei prezzi e liberare il paese dal ricatto delle fonti fossili.
La sfida dell’innovazione, presente nel programma del nuovo governo tedesco, potrebbe consentire all’Italia - come ha rilevato Deloitte - di diventare un riferimento per l’Europa programmando ed attuando la transizione dal vecchio al nuovo, salvaguardando l’occupazione, garantendone una crescita di qualità, con conseguenze positive sul territorio, sull’ambiente, sulla salute.
Per evitare declino economico e impazzimento del clima occorre scegliere, mentre finora il Governo affida tutto ai bandi, alla nuova tecnocrazia, alle grandi imprese che vogliono le risorse per conservare anziché per innovare, rischiando di buttare al vento un’irripetibile opportunità.
Al Governo questo sciopero generale può perfino essere utile se saprà comprendere che è una pressione per chiedere che i problemi dei lavoratori, dei pensionati, dei precari, delle aumentate aree di povertà e dei più deboli vengano messi al centro delle sue politiche.
Per queste ragioni aderiamo convinti allo sciopero generale e invitiamo a partecipare alle manifestazioni