“Noi bruciamo le bandiere. Loro invece bruciano i bambini”

di Laura Tussi - 22/06/2025
L’ intervento di Giorgio Cremaschi alla manifestazione "Disarmiamoli"

Siamo una marea. Siamo decine di migliaia perché abbiamo scelto la parte giusta nel modo giusto. Ora sapete perché. Prima gli studenti hanno bruciato tre bandiere. La bandiera della guerra: quella della Nato. La bandiera del genocidio: quella di Israele. La bandiera dell’ipocrisia: quella dell’Unione Europea”. Sono le parole di Giorgio Cremaschi alla manifestazione di ieri a Roma. “Noi – ha spiegato il sindacalista e militante politico – diciamo a quelli che torcono il naso che noi bruciamo le bandiere. Loro invece bruciano i bambini. Siamo qui in piazza per dire una cosa chiara. E’ finito il tempo delle mezze parole ed è finito il tempo di dire una cosa sul palco e una in piazza”.

Cremaschi si è poi rivolto “ai compagni e alle compagne che sono andati all’altra manifestazione – pare meno di noi”. E ha scandito: “ve lo diciamo con chiarezza: noi non scendiamo più in piazza con chi da un lato dice no alla guerra e poi in Europa vota il riarmo insieme al governo fascista, il riarmo e l’uso dei fondi del PNRR per fare le armi come ha fatto il centro sinistra. Basta con queste ipocrisie e con questi compromessi”.

Oggi – ha proclamato Cremaschi – la resistenza Palestinese ci indica di stare da una parte sola. Un nemico: l’imperialismo occidentale e la Nato e Israele e poi ci sono i popoli che resistono e che lottano. 
E noi siamo con loro perché la loro libertà è la nostra libertà”.

Secondo il sindacalista e militante politico, “la bandiera della Palestina non è solo la bandiera della libertà di Palestina. Non è solo la bandiera della resistenza palestinese. Ma è la bandiera della libertà di tutti i popoli del mondo. È la nostra bandiera della libertà. Senza compromessi senza giochi e sotterfugi”.

L’antifascismo – ha osservato Cremaschi – oggi è l’antisionismo. È l’antimperialismo. Contro la Nato. Contro le armi. Contro la guerra. E tutti i suoi complici avanti con la libertà della Palestina senza sé e senza ma!”

Prevede Cremaschi, in vista del vertice NATO all’ Aja, che “tra pochi giorni la Nato e gli Usa chiederanno di alzare la nostra spesa militare al 3,5% del Pil. E il nostro governo “sovranista” piegherà la testa e obbedirà”.

La colpevole ambiguità del Governo Meloni

Cremaschi ha quindi analizzato la posizione colpevolmente ambigua del nostro Paese: “dicono – ha rilevato – che non ci sono soldi, ma per la loro guerra li trovano sempre.
Intanto, i prezzi salgono, gli stipendi restano fermi, e la vita diventa ogni giorno più dura. 
Chi governa ha scelto da che parte stare: con le banche, con le multinazionali, con le imprese di armi, con i criminali di guerra che portano avanti un genocidio sotto i nostri occhi.
Gli stessi che ci chiedono di fare sacrifici, di lavorare di più, che ci cacciano dalle nostre case, che distruggono il nostro pianeta per portare avanti i loro interessi, si uniscono intorno a un’unica verità: ‘Non c’è alternativa al riarmo’”.

Noi – ha proclamato il sindacalista – non ci stiamo. Noi non ci arrendiamo.
Siamo partiti in decine di migliaia da piazza Vittorio Emanuele a Roma, per dire chiaramente che un’alternativa al riarmo esiste. 
ABBIAMO DATO UN SEGNALE E UN AVVERTIMENTO AL GOVERNO MELONI. SE FIRMA IL RIARMO SARÀ UN AUTUNNO CALDISSIMO.
Siamo i portuali che si rifiutano di caricare strumenti di guerra sulle navi. Che lottano per un disarmo generalizzato. 
Siamo gli studenti che lottano nelle scuole e nelle università per sostenere la resistenza del popolo palestinese, perché non ci sarà pace finché ci sarà occupazione. Vogliamo l’isolamento diplomatico e commerciale di Israele, che é l’unica soluzione al genocidio e alla guerra in Medio Oriente.
Siamo i lavoratori e le lavoratrici che scioperano per spendere di meno in armi e di più per salari dignitosi, per case accessibili, per una sanità pubblica che funzioni. Vogliamo l’uscita dell’Italia dalla Nato e lo scioglimento della Nato e di qualsiasi alleanza militarista. 
Siamo le giovani e i giovani che vogliono salvare il pianeta. Vogliamo la riconversione delle industrie di armi verso produzioni utili alla transizione ecologica. 
Ci hanno detto che è impossibile. Ma non è la verità. La storia non può essere scritta né da 10 miliardari, né da pochi potenti. Solo il popolo salva il popolo.
DISARMIAMOL!”

Laura Tussi

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