Nell’ambito della politica di punizione collettiva esercitata da Israele contro il popolo palestinese, i servizi carcerari israeliani hanno avviato una serie di misure che comportano trattamenti disumani e degradanti, repressione, tortura e persino casi di esecuzione sommaria contro i prigionieri politici, il tutto eseguito nella più completa impunità.
Dal 7 ottobre, Marwan ha subito attacchi aggressivi, punizioni arbitrarie e trasferimenti tra diverse prigioni. Le autorità carcerarie israeliane lo hanno sottoposto a trattamenti disumani, tra cui la reclusione in isolamento, tutti documentati. A metà dicembre, Marwan è stato trasferito illegalmente in isolamento; durante il trasferimento, il direttore del carcere di Ofer gli ha ordinato di inginocchiarsi e lo ha aggredito fisicamente quando si è rifiutato, procurandogli la slogatura di una spalla, senza che gli venisse fornita alcuna cura medica.
Marwan è stato anche insultato e aggredito da detenuti israeliani, aggressione resa possibile dalle autorità carcerarie israeliane. Da allora e negli ultimi giorni, è stato aggredito fisicamente due volte all’interno della sua cella dalle guardie carcerarie, prima il 6 marzo e poi il 12 marzo. È stato picchiato e i testimoni hanno riferito che il suo volto era insanguinato in seguito all’aggressione.
Gli attacchi contro i prigionieri palestinesi sono parte integrante dell’assalto di Israele contro l’intero popolo palestinese, in particolare nella Striscia di Gaza.
Almeno 12 prigionieri sono morti a causa di maltrattamenti e torture solo negli ultimi 6 mesi. Il destino di molti altri prigionieri rimane sconosciuto.
Le ripetute aggressioni contro Marwan lo prendono di mira per ciò che rappresenta per il popolo e la causa palestinese e, nelle condizioni attuali, possono essere descritte solo come un’imminente e grave minaccia alla sua vita.
Comitato per la liberazione di Marwan Barghouti e degli altri prigionieri politici