Sono trascorsi due anni e mezzo dall’invasione russa in Ucraina. La Russia sta lentamente vincendo con una strategia difensiva che tende a risparmiare uomini e a logorare l’avversario, focalizzandosi fino a oggi su obiettivi militari e infrastrutture civili. La posizione occidentale è cambiata innumerevoli volte, cancellando le linee rosse che si era via via autoimposta.
Con la metafora della rana bollita, Noam Chomsky ha richiamato una tecnica intesa a addormentare l’opinione pubblica per farle accettare gradualmente quello che sarebbe stato difficile imporre all’inizio del conflitto. Vi immaginate se la Nato avesse proposto nel febbraio del 2022 di rispondere all’invasione russa con mercenari e truppe sul territorio, oppure guidando con l’intelligence operazioni terroristiche di aggressione alla Russia? Forse la società civile si sarebbe svegliata dall’usuale torpore.
Leggo gli editorialisti dei giornali principali. Credo nel dialogo, non nei muri ideologici. Dubito che essi leggano gli editorialisti del Fatto che si ostinano a chiamare “filoputiniani”. Tenterò in particolare di oppormi, a mo’ di esempio, al ragionamento portato avanti da Ezio Mauro su Repubblica, simile a quello di Paolo Mieli sul Corriere della sera e da altri analisti dei giornali più letti, inclusi alcuni miei ex colleghi: un ragionamento basato su alcuni dogmi pericolosi che vanno confutati.
Mauro scende in campo per convincere il lettore che non vi sia nulla di anormale nell’offensiva ucraina in territorio russo, malgrado sia provato che gli obiettivi siano civili e che in caso di pericolo la dottrina militare di Putin ammetta la risposta nucleare. Gli assiomi a cui Mauro ricorre sono molteplici. La Russia sarebbe colpevole di avere infranto il diritto internazionale invadendo l’Ucraina. Poiché crediamo nella razionalità, patrimonio universale dell’umanità, vorremmo chiedere allo stimato giornalista se la violazione delle frontiere da parte della Nato a Belgrado, in Afghanistan, in Iraq, in Libia avrebbe dovuto implicare armi, addestramento militare, mercenari e scesa in campo dell’intelligence da parte di Cina e Russia a favore di quei Paesi aggrediti. Vorremmo anche chiedergli se l’ordine internazionale si viola soltanto oltrepassando le frontiere di uno Stato sovrano. L’espansionismo della Nato ai confini della Russia, unico Paese escluso dalla sicurezza collettiva, non calpesta l’indivisibilità della sicurezza in Europa sancita dai principi di Helsinki e traslata nella Carta di Parigi dell’Osce?
Ancora vorremmo chiedergli se l’ingerenza negli affari interni di un altro Stato, proibita dagli accordi di Helsinki, non sia stata dimostrata dal colpo di Stato a Kiev nel 2014 e dalla presenza militare ed economica angloamericana che ha man mano trasformato l’Ucraina in un’anti-Russia. Domandiamo inoltre come reagirebbe Washington a un’analoga operazione portata avanti da Mosca e da Pechino in Messico e se la sicurezza anche per gli americani, come la crisi di Cuba dimostra, non sia innanzitutto sicurezza territoriale. Infine gli vorremmo chiedere perché, come Merkel e Hollande hanno dichiarato, gli accordi di Minsk siano stati considerati un diversivo da non applicare e per quale ragione la neutralità dell’Ucraina sia un male per Kiev e per l’Europa.
Mauro paragona Putin a Hitler e giustifica quindi l’aggressione dell’Ucraina in territorio russo guidata dalla Nato come una guerra per la libertà europea e per la “pace giusta”. Come mai non si accorge della netta superiorità militare ed economica della Nato rispetto alla Russia, che esclude di fatto mire espansionistiche di Mosca in Europa? La Russia ha tassi demografici discendenti su un territorio immenso ricco di materie prime: perché mai vorrebbe procedere a conquiste territoriali? Se avesse voluto una guerra con i Paesi Nato, perché ci avrebbe supplicati fino al dicembre del 2021 di non includere l’Ucraina nella Nato?
Queste erano le domande di Ipazia rimaste senza risposta. Rimane la questione cruciale: per il bene dei nostri figli e nipoti, non dovremmo negoziare senza pregiudizi ideologici una convivenza con Mosca basata su neutralità dell’Ucraina, applicazione degli accordi di Minsk in modo da favorire ampie autonomie regionali e linguistiche, referendum nel Donbass, nell’ambito di una nuova architettura di sicurezza che implichi la fine delle sanzioni occidentali e della mentalità da Guerra fredda? Vogliamo invece rischiare un conflitto nucleare che colpirebbe innanzitutto l’Europa, in primis l’ Italia?
Cari Mauro, Mieli, Quirico, per favore in nome dell’umanità, dell’onestà intellettuale e dell’integrità morale di cui disponete, potreste rispondere a questi semplici quesiti? Mi pare impossibile che il mantenimento della pax americana vi porti a sacrificare i popoli più deboli e i vostri stessi figli.