Con Alessandro Capuzzo abbiamo parlato della World March for Peace and Nonviolence, la marcia mondiale per la pace e la nonviolenza che partirà il 2 ottobre da San Josè, in Costa Rica, per farvi ritorno il 5 gennaio.
Tante anche le tappe in Italia! Per scoprirle leggete l'articolo di Laura Tussi
La marcia mondiale per la pace e la nonviolenza. Un lungo cammino contro le guerre.
In cosa consiste e il perché della terza marcia mondiale per la pace e la nonviolenza e le motivazioni e gli ideali.
Ne parliamo con Alessandro Capuzzo uno dei principali coordinatori e animatori.
Una marcia aperta a tutte le persone che toccherà decine di paesi e attraverserà l'intero pianeta, partendo e tornando in Costa Rica. È la Marcia mondiale per la pace e la nonviolenza, un grande evento giunto alla sua terza edizione che vuole sensibilizzare i popoli e spingere le istituzioni a bandire le armi, in particolare quelle nucleari.
Denunciare la pericolosa situazione mondiale caratterizzata da conflitti crescenti, creare coscienza, valorizzare le azioni positive, dare voce alle nuove generazioni e alla cultura della nonviolenza. È questo l’obiettivo dichiarato della terza marcia mondiale per la pace e la nonviolenza, promossa dall’associazione internazionale Mondo senza guerre e senza violenza. L’edizione 2024 della marcia durerà un anno intero: partirà infatti il 2 ottobre da San Juan, capitale del Costa Rica, e farà tutto il giro del pianeta per rientrare il 5 gennaio di nuovo in Costa Rica, dove è prevista una grande manifestazione finale.
Alessandro Capuzzo è uno dei referenti italiani della marcia, un’idea nata e promossa dall’ampio movimento umanista internazionale che ha le sue basi di riferimento specifiche in Sudamerica. Ma sono diverse le istanze che alimentano questa iniziativa: «La marcia – spiega Alessandro Capuzzo – prende le mosse dal movimento umanista in quanto tale, ma con tutte le sue forme sfaccettate che sono diverse, e partecipano anche persone e associazioni esterne al movimento umanista. Io per esempio non ho mai fatto parte di quel movimento, però sono stato coinvolto nella marcia fin dalla prima edizione e personalmente vivo a Trieste, estremo nord-est della cosiddetta Italia che è meta di tutte e tre le edizioni della marcia».
La terza marcia mondiale per la pace e la nonviolenza è promossa da un’associazione internazionale che si chiama Mondo senza guerre e senza violenza e è già giunta alla terza edizione. E la prima si è svolta nel 2009. La seconda si è svolta nel 2020 e questa terza edizione durerà tre mesi. Quali sviluppi?
La terza edizione della marcia partirà il 2 ottobre da San Juan Costa Rica e farà tutto il giro del pianeta e tornerà il 5 gennaio di nuovo in Costa Rica dove è prevista ovviamente una grande manifestazione finale.
La marcia è stata una idea promossa cioè nata grosso modo dal movimento umanista internazionale che ha le sue basi di riferimento specifiche in Sudamerica ed è un’idea che ha preso spunto non solo dal movimento umanista. Da quali altre istanze?
Quindi la marcia prende le mosse dal movimento umanista in quanto tale, ma con tutte le sue forme sfaccettate che sono diverse, e partecipano anche persone e associazioni esterne al movimento umanista.
Per esempio non ho mai fatto parte di quel movimento - afferma Alessandro Capuzzo - però sono stato coinvolto nella marcia fin dalla prima edizione e personalmente vivo a Trieste, estremo nord-est della cosiddetta Italia che è meta di tutte e tre le edizioni della marcia.
La marcia ha come suoi ideali principali, come dice il nome stesso, la nonviolenza e in questo caso la nonviolenza attiva e come primo atto di tutte le tre edizioni è stato posto la contrarietà alle armi nucleari. Atto imprescindibile.
Infatti già nella scorsa edizione, la seconda, è stato fatto un buon lavoro di affiancamento di Ican coalizione internazionale che ha promosso il nuovo trattato di proibizione delle armi nucleari fin dalla presentazione di quella seconda edizione a Madrid. Questo spunto diciamo viene portato avanti anche nella terza edizione dove si sta cominciando a parlare di denuclearizzazione del Golfo di Trieste dove vivo, afferma Alessandro Capuzzo. Ma soprattutto di una nuova edizione con un secondo trattato.
Il trattato per la Nuclear Free Zone del Sudamerica e del centro America è stato ratificato una ventina di anni fa e nel team internazionale della terza marcia mondiale per la pace vorrebbe produrre una seconda edizione del trattato stesso in modo che diventi aderente ai principi del TPAN
Certo il TPAN/TPNW trattato di proibizione delle armi nucleari poiché la Nuclear Free Zone è stata concepita ben prima. Ovviamente. Ecco questo diciamo è un nuovo argomento che è entrato non ora, ma nelle edizioni passate della marcia mondiale e è il bisogno di obiettori di coscienza. Quindi in questa terza edizione si cerca e si cercherà di metterci in collegamento con le organizzazioni e i personaggi e personalità che si occupano attivamente di obiezione di coscienza nelle sue varie forme.
Ecco una forma in particolare viene molto tenuta d’occhio e considerata ed è l’intervento civile di pace cioè quella che Langer chiamava i corpi civili di pace. Queste per sommi capi le principali direttive?
Poi ci sono diverse altre questioni che fanno parte del manifesto della terza marcia mondiale. Ma insomma sarebbe dilungarsi troppo nell’elencarle tutte. Specialmente la marcia è strutturata in un coordinamento internazionale e sussiste e sovrintende ed è quello che esprime anche l’équipe che fa più o meno il giro del mondo e questo organismo diciamo si suddivide poi in team che chiamiamo le segreterie continentali e poi corrispondono a delle chat di attività.
Insomma ogni continente ha le sue persone addette che fanno parte degli International team, ma che si occupano anche nello specifico proprio di quel continente. Giusto?
E poi ci sono le realtà statuali. Cioè ogni paese ha un suo coordinamento. Con una base sufficiente per costruire un percorso credibile all’interno di quel singolo Stato. Non tutti gli Stati possono venir percorsi in tre mesi dalla marcia mondiale: questo è ovvio. Quindi si fa una cernita degli Stati in cui sussiste una base sufficiente per costruire un percorso credibile e attivo. Ecco per quanto adesso non so fare l’elenco preciso degli Stati coinvolti, magari questo lo vedremo in un altro momento. Però funziona così. Un team internazionale dove ci sono dei coordinamenti continentali e poi man mano dei comitati nazionali. Ancora più in basso, se così si può dire, ci sono le realtà cittadine locali. Perché nelle varie città ad esempio Milano, dove voi abitate, vi è un comitato milanese di accoglienza della marcia mondiale che sta organizzando iniziative in preparazione dell’arrivo della marcia e di accoglienza per il momento in cui la marcia arriva.
Da questa edizione che, a differenza delle prime due, si svolge non a dieci, ma a cinque anni di distanza tra la seconda e la terza, è in programma di proseguire a cadenza quinquennale da qui in avanti con le marce mondiali successive. E' così? Quali saranno i passi che seguiranno questa terza edizione?
Si è così. Per questo si sta pensando anche a costruire eventi e iniziative dopo il passaggio della marcia mondiale. Prima ovviamente della manifestazione finale del Costa Rica, ma anche a seguire per mantenere in un certo senso viva l’attenzione durante il periodo che intercorre fra una marcia e l’altra e ovviamente con iniziative pensate appositamente per questo.
Con chi si svolge l'iniziativa e in partnership con quali istituzioni e con quali persone?
Ti posso rispondere che faccio parte dell’équipe internazionale e mi occupo in specifico dell’area di Alpe Adria e l’area che circonda la mia città Trieste e che comprende grosso modo il Triveneto fino a Bologna in Italia e che comprende l’Austria parte della Germania e la Cechia e la Slovenia e la Croazia. Stiamo tentando di vedere se riusciamo a coinvolgere in qualche modo anche la Bosnia. Ecco questa è l’area di mia competenza diciamo dove cerco di innescare i gangli della marcia mondiale per la pace e la nonviolenza sia nei termini di passaggio sia per il coordinamento delle attività nei singoli paesi e nelle singole località.
Promotrice Mondo senza guerre e senza violenza che sono una realtà internazionale presente anche in Italia. E chi vi partecipa?
Ovviamente, esatto. All’iniziativa partecipa il pubblico. Quindi il pubblico e tutti. Forse anche nessuno qualche volta. Ma insomma di solito è tutto il pubblico: può essere l’attivista come può essere il curioso come può essere qualcuno che magari la pensa diversamente in modo negativo, ma comunque è il pubblico. E' la marcia mondiale a rendere evidente il discorso della Pace al più alto livello possibile. Ma soprattutto nel creare una coscienza internazionale il più vasta possibile della tematica pacifista.
In che modo si possono creare legami fra territori così eterogenei?
E creare connessioni, cioè far sapere qui quello che succede nelle Filippine piuttosto che in Cile piuttosto che in Messico o altrove ancora e mettere per quanto possibile in contatto realtà che non sono tanto distanti o culturalmente troppo diverse tra loro come per esempio l’interno dell’Europa e la Spagna con l’Italia piuttosto che la Slovenia con l’Austria e così via.
Oggi è fondamentale sensibilizzare rispetto all’importanza della pace. Ci sono speranze?
Insomma certo cercando anche di vedere questa difficoltà incredibile, se si riesce a fare qualcosa con la Palestina, dove la marcia passerà in Europa e arriverà in Europa intorno all’8 novembre mentre in seguito passerà in Italia. Quindi la marcia passerà per una ventina di città italiane. Già molte realtà si sono organizzate tramite questo comitato nazionale che esiste per ospitare il passaggio della marcia mondiale con le loro iniziative.
Personalmente come ti poni nei confronti di questa iniziativa? Quali sono le tue aspettative?
Come organizzatore e come facente parte di queste équipe di motivazioni che dipendono strettamente da noi, ma dipendono anche dalla situazione in cui ci troviamo nel confrontarci. Questo è chiaro.
Credo che la marcia sia in questo momento una buona opportunità per far emergere quel sentimento contrario alla guerra che esiste nella base di tanti popoli e del nostro in particolare. Vero?
Si è così. Se riusciamo a sfondare formativamente, il riscontro fra la gente può essere senz’altro positivo. Non so se si riesce a raggiungere uno zenit diciamo di influenza diretta su quanto succede sulle istituzioni eccetera, però qualcosa di positivo credo che la marcia lo lascia senz’altro. A meno che non vada a finire, e questo ci tengo a dirlo, lo stavo dimenticando, a meno che non vada a finire come nel 2019/2020 quando a febbraio 2020 due giorni prima dell’ingresso in Italia del team internazionale della marcia è scoppiata la pandemia e una ventina di città che avevano preparato una marea di iniziative sono rimaste completamente bloccate e è stato un vero trauma. Letteralmente.
Per sapere come partecipare clicca qui.