Siamo donne e uomini preoccupati, ed anche un po’ stanchi ed arrabbiati, per l'escalation militare che dall'aggressione russa all'Ucraina sta avvolgendo il mondo. E da Firenze, la città che con La Pira, Ernesto Balducci, l’European Social Forum ha espresso una cultura di pace e di dialogo, vogliamo dare voce a questa preoccupazione che nasce dai venti di guerra che l’ingiustificabile invasione dell’Ucraina da parte del regime di Putin ha scatenato. Lo vogliamo fare non con un semplice appello, ma impegnandoci ad una mobilitazione e ad iniziative chiamando insieme a noi tutte e tutti coloro che condividono queste nostre preoccupazioni
Ci preoccupiamo perché la strada dell’invio sempre più massiccio di armi ad oggi non ha fermato Putin ma ha aggravato il conflitto, ne ha aumentato l’impatto drammatico sulla popolazione civile ucraina, ha allontanato ancor di più la ricerca di un terreno diplomatico schiacciando l’Europa e con essa l’Italia nel ruolo di cobelligeranti, con il rischio di una escalation oltre l’Ucraina.
Ci preoccupiamo perché a distanza di ormai più di due mesi il conflitto appare andare oltre le legittime istanze di autodeterminazione del popolo ucraino, trasformandosi in quella che molti definiscono una “guerra per procura permanente” del Bene contro il Male, di un terzo del mondo contro gli altri due terzi. Non abbiamo dubbi sul fatto che il regime di Putin rappresenti una intollerabile e violenta autocrazia, ma la soluzione non può essere l’ennesima riedizione dell’idea
della esportazione della democrazia con le armi, già drammaticamente fallita in Iraq come in Afghanistan.
Chi propugna questa idea pare non essere interessato a favorire un negoziato, ma anzi pare volerlo allontanare od ostacolare usando parole come “vincere” o “sconfiggere” che in un “gioco” tra potenze nucleari perdono di senso e consegnano il nostro continente, e forse anche il mondo, ad una prospettiva di guerra infinita. Sembra essere questa idea quella che ha ispirato sino ad oggi la leadership di una NATO che, dopo avere – per usare le parole di Papa Francesco –Ci preoccupa una Europa, e con essa l’Italia, che, perdendo ogni autonomia dalla NATO, appare accettare l’idea di un conflitto permanente nel proprio territorio e mettere in conto il proprio declino economico. Una Europa incapace di disegnare il proprio ruolo e difendere gli interessi dei propri cittadini, ormai divergenti da quelli di USA e Gran Bretagna.
Il dibattito pubblico e l’informazione sono sempre più “militarizzati”. Chi - anche solo dando eco alle parole di Papa Francesco - osa tentare di comprendere (pur non giustificando l’invasione dell’Ucraina) e approfondire le ragioni che hanno portato al conflitto, o ricordare le incoerenze rappresentate da tante altre guerre dimenticate o addirittura alimentate da “noi” Occidente, o esprimere qualche dubbio sulla postura assunta dai governi occidentali, viene additato come “giustificazionista putiniano”. Con il corollario dei tentativi di irregimentare i programmi televisivi quasi fossimo un Paese ufficialmente in guerra in cui imporre una Verità ufficiale contro i “disfattisti”.
Infine, ci preoccupa che, dopo quasi tre mesi di guerra in cui l’Italia ha compiuto scelte pesanti e gravide di conseguenze, il nostro Governo non abbia sentito il dovere – innanzitutto istituzionale e costituzionale - di confrontarsi col Parlamento e con il Paese sugli obiettivi che ci si pongono per favorire una soluzione al conflitto.
Riteniamo con convinzione che le nostre preoccupazioni siano condivise da molte e molti concittadini, che chiedono che i responsabili politici intraprendano con decisione la strada della fine delle ostilità in Ucraina e di una conferenza internazionale per la pace e la stabilità nell'area.
Sentiamo sempre più urgente l’esigenza di fare sentire la nostra voce che chiede un’altra strada ad una politica che appare infastidita e sorda, e sembra avere perso il senso del proprio esistere, cioè garantire la sicurezza ed il benessere dei cittadini.
Per queste ragioni NOI MILLE ci impegniamo a rendere visibile - insieme a tutte e tutti coloro che si vorranno aggregare - la voce dei tanti cittadini e cittadine che non appare nei media e nei luoghi decisionali (Parlamento e Governo in primis), in più modi:
◼ Costruire ed essere presenti a due importanti appuntamenti:
-martedì 31 maggio a Firenze incontro pubblico in un teatro fiorentino a cui sarà presente il direttore dell’Avvenire Marco Tarquinio
-mercoledì 15 giugno dalle 21.00 manifestazione in una piazza del centro di Firenze che costruiremo come un grande appuntamento pubblico, popolare e partecipato
◼ Chiedere alle forze politiche, sindacali, alle associazioni culturali di ascoltare la voce di chi chiede azioni concrete per impegnare l'Italia nella promozione di un ruolo protagonista dell'ONU, di una tregua immediata e di una trattativa e l’organizzazione di una “Nuova Helsinki”, cioè Conferenza di Pace e coesistenza pacifica.
◼ Organizzare nel mese di giugno incontri nelle piazze e nei giardini cittadini
◼ Manifestare il proprio impegno con una foto per 1.000 facce per la pace
◼ Costruire iniziative di disobbedienza civile
◼ Esporre -e distribuire- cartelli e bandiere che rendano visibile la nostra richiesta
◼ Contribuire con sottoscrizioni diffuse alle spese per le iniziative che decideremo insieme
Per adesioni: millecontrolaguerra@gmail.com
“abbaiato” per molto tempo, contribuendo a creare un mondo non più ma meno sicuro, a Ramstein si è limitata a rispolverare la stessa logica della “coalizione dei volenterosi” che produsse il disastro iracheno nel 2003 e che oggi si prepara ad accogliere Finlandia e Svezia sotto il suo ombrello protettivo, lanciando un messaggio non certo distensivo a Mosca e al resto del mondo.
Non solo ci preoccupa ma ci angoscia il profilarsi del rischio concreto di ciò che fino a qualche tempo fa appariva indicibile ed impensabile, cioè di un conflitto atomico che mette in discussione il futuro dell’umanità. La folle corsa al riarmo mondiale, cui con voto quasi unanime del Parlamento ha deciso di partecipare anche l’Italia, prospetta relazioni internazionali basate sull’equilibrio del terrore e sulle politiche di potenza, nonché l'ulteriore diffondersi di guerre locali
alimentate da armi anche “made in Italy”. Un riarmo che coglie l'occasione del conflitto in Ucraina per trovare un suo diffuso consenso ma che sottrae risorse per le politiche sociali e di sviluppo, oggi sempre più necessarie con l'incombere di una nuova crisi economica globale, europea ed italiana.
Così come ci preoccupano la crisi alimentare, e quindi la fame innanzitutto nel continente africano, e la distruzione ambientale che questo conflitto sta già aggravando. Nel cuore dell’Europa, ed in una zona che rappresenta uno dei “granai” mondiali, si sta svolgendo una guerra, cioè una delle attività non solo più atroci ma anche più inquinanti. Un altro passo nella direzione opposta di quello spirito che ha animato in questi anni i ”Fridays for future”.
Per adesioni: millecontrolaguerra@gmail.com