Sulla striscia si consuma la sconfitta dell'umanità

di Francesca Mannocchi - La Stampa - 01/06/2025
Erano già troppi dieci bambini uccisi. Ora sono 20mila. Erano già troppi cento civili uccisi. Ora sono 54mila. Abbiamo sempre saputo tutto

Quand’è che il troppo è troppo? Quando il disprezzo del diritto internazionale diventa intollerabile?

Dopo quanti bambini massacrati, uccisi, bruciati vivi, mutilati? Dopo quante denunce tacciate di antisemitismo si può alzare la testa e dire che no, non è antisemitismo affatto, è ostinazione a credere nel diritto. È non rassegnarsi alla realtà manipolata. Erano già troppi dieci bambini uccisi. Ora sono 20mila. Erano già troppi cento civili uccisi. Ora sono 54mila.

Eppure, si dirà, il vento sta cambiando. Cambiano i titoli dei giornali, l’indignazione è diffusa, la condanna ai crimini di guerra è sentimento comune. Eppure è tardi. Tardi perché a Gaza si sta consumando la crisi della nostra umanità, perché di fronte alle prove e agli argomenti giuridici che indicano le condotte genocidarie del governo israeliano, nell’inazione e nell’ignavia, l’Occidente sta perdendo sé stesso. È tardi perché ci vorranno anni per capire le conseguenze di questo massacro in diretta ma senza testimoni. Tardi perché chi avrebbe potuto e dovuto parlare ha taciuto, di fronte alle dichiarazioni di un governo che ha (ripetutamente) evocato il massacro di un popolo, rivendicato l’uso della fame come strategia bellica, di fronte a ministri di estrema destra che hanno teorizzato la disumanizzazione. Tardi perché per 19 mesi abbiamo saputo tutto. Tardi perché anche 18 mesi fa e poi 15 e poi 12 e così via, si poteva discutere della sospensione degli accordi di associazione Ue-Israele, o si potevano interrompere le esportazioni di armi che invece si continuano ad autorizzare. Si potevano negare i diritti di sorvolo agli aerei di Netanyahu, sotto inchiesta della Corte penale internazionale. E invece.

Abbiamo sempre saputo tutto.

Le Nazioni Unite presentano ogni settimana i dati aggiornati sulla situazione nella Striscia di Gaza. Questi i più recenti, del 23 maggio. L’81% della Striscia è all’interno della zona militarizzata israeliana. Dalla rottura del cessate il fuoco nella notte tra il 17 e 18 marzo 2025 ci sono stati altri 29 ordini di sfollamento, cioè altre 600 mila persone sono state costrette a lasciare di nuovo il posto in cui cercavano riparo.

Tradotto significa che quando Israele ha rotto il cessate il fuoco perché passare alla fase due del negoziato avrebbe comportato la caduta inevitabile del governo Netanyahu, più di mezzo milione di persone hanno cercato un riparo che non c’è, perché alle persone non resta più spazio dove vivere, ma solo spazio dove ammassarsi prima di essere sfollati ancora, nel migliore dei casi, o bombardati ancora, in quello peggiore.

Per 11 settimane, tra il 2 marzo e il 18 maggio, nessun aiuto umanitario è entrato nella Striscia di Gaza per l’assedio imposto dalle autorità israeliane. Tradotto significa che non c’era cibo, né carburante per far funzionare i generatori di corrente necessari ai pochi ospedali rimasti attivi, che non sono entrati aiuti medici, né anestesie, né antidolorifici. Che aumentano i bambini malnutriti.

Portava sorrisi e aiuti, uccisa la bimba influencer di Gaza. Poi il 19 maggio, anche a Tel Aviv qualcuno si è reso conto che sta cambiando un po’ il vento, e Netanyahu ha dichiarato che avrebbe fatto entrare degli aiuti.

Dieci camion, il primo giorno, in un luogo in cui prima dell’inizio dell’offensiva militare ne servivano quotidianamente 500. E cosa succede se dopo 80 giorni, che non entra un grammo di farina, dieci camion raggiungono Gaza? Che i camion vengono assaltati. È inevitabile. Si chiama fame.Far entrare dieci camion in un luogo dove ne servirebbero centinaia è l’ennesimo oltraggio a una popolazione in ginocchio, una provocazione, un disordine cercato, un disordine voluto per dire: vedete? Dobbiamo militarizzare gli aiuti umanitari.

 Abbiamo saputo tutto per diciannove mesi, abbiamo avuto dati aggiornati sulle malattie e la fame, sulla conta dei morti e dei feriti, abbiamo visto amputazioni in diretta, e in diretta il recupero dei corpi.

Abbiamo saputo sempre tutti che le cifre di morti e feriti fossero stime al ribasso e non gonfiate. Dal 7 ottobre 2023 al 21 maggio 2025 almeno 53.600 i morti e 121.950 i feriti. Sono i dati del Ministero della Salute di Gaza, dunque Hamas, dicono quelli che non vogliono vedere. Vedere per esempio che sotto le tonnellate di detriti e macerie si nascondono altre centinaia, migliaia di morti.

Abbiamo assistito alla morte di duecento giornalisti e quattrocento operatori umanitari. Continuiamo ad assistere alla brutalità di negare le evacuazioni d’urgenza dei malati. Sono centomila i feriti che necessitano cure, di cui 20mila che in condizioni critiche, malati gravissimi che potrebbero essere curati, la cui vita potrebbe essere salvata a poche decine di chilometri di distanza se Israele non negasse loro la possibilità di lasciare la Striscia.

Ci sono anche malati terminali di cancro. Tra loro anche dei bambini.

Sapevamo tutto. Come abbiamo sempre saputo quali fossero gli obiettivi del governo israeliano. Non c’era bisogno del video di Riviera Gaza e dell’intelligenza artificiale per capire che l’obiettivo militare e politico fosse quello di rioccupare Gaza su larga scala, bastava prestare attenzione alle dichiarazioni dei ministri che garantiscono a Netanyahu di tirare avanti. Come Bezalel Smot messere giustificato e morale». Tradotto significa che per Smotrich e i suoi sostenitori èm sostenibile affamare la gente, peccato però per il piccolo, noioso ostacolo della comunitàm internazionale, e del diritto.

Era luglio del 2024, qualche decina di migliaia di morti fa. Aveva ragione Smotrich a dire che in parecchi sarebbere morti di fame, aveva torto però sul diritto. Perché i governi internazionali non hanno fatto niente per fermare il massacro. Il 4 maggio 2025, uno dei principali sostenitori dellom sterminio di Gaza, Itamar Ben-Gvir, ministro della Sicurezza nazionale del governo israeliano, ham chiesto l’espansione della guerra. Lo stesso giorno Smotrich, ha ribadito che «Gaza sarà completamente distrutta». Questi due ministri con intenzioni genocidarie non sono stati sanzionati dall’Occidente. Però a loro è consentito dare dell’antisemita al Segretario Genarale delle Nazioni Unite Antonio Guterres quando dice che «la politica di assedio e fame a Gaza ridicolizza il diritto internazionale».

Abbiamo sempre saputo tutto.

La Corte internazionale di giustizia ha sottolineato in tre occasioni nel 2024 il rischio plausibile di genocidio a Gaza. E, in base alla Convenzione sul genocidio del 1948, adottata all’indomani dell’Olocausto, tutti gli Stati firmatari sono giuridicamente tenuti a prevenire il genocidio.

Prevenire il genocidio. E però gli obblighi di prevenire il genocidio continuano a essere ignorati. E nove figli su dieci di una pediatra uccisi. Un titolo, solo l’ultimo. Superato da quello del giorno dopo. I 40 morti in una scuola. Che sarà superato da quello di domani.

 È il tempo della lucidità per tutti noi, oggi. Non quello della speranza. La speranza asciamola a un futuro ancora lontano. Oggi il presente è cupo, più di quello che avremmo mai temuto possibile. Il presente ci chiedere di essere lucidi, non illusi. E prima che sia troppo tardi, prima dello sfollamento definitivo di due milioni di persone, prima che i 20mila bambini morti diventino 30mila, dobbiamo mantenere tutta la razionale fermezza di cui siamo capaci per dire che sapevamo tutto, abbiamo sempre saputo tutto e dobbiamo fermare questo massacro

27 maggio 2025
1 giugno 2025