C’è stato un vivace dibattito in ordine alle ultime votazioni del Parlamento europeo, a seguito del Consiglio europeo straordinario del 6 marzo e della presentazione da parte di Ursula Von der Leyen del piano “ReArm Europe”. Si è molto discusso delle spaccature verificatesi in seno alla maggioranza e all’opposizione. Hanno fatto specie le divisioni in casa PD poiché la metà dei deputati europei ha votato in dissenso rispetto alle indicazioni della segretaria Elly Schlein, che aveva espresso contrarietà al piano di riarmo dell’Europa. In realtà la Risoluzione c.d. sul riarmo detta dei principi programmatici per il libro bianco sul futuro della difesa europea di cui è stata incaricata la nota pacifista Kaja Kallas. Sono principi coerenti con il piano di riarmo dell’Europa ma non incidono direttamente sull’oggi. Quella veramente assurda è la risoluzione che ha per oggetto il “mantenimento del fermo sostegno dell’UE all’Ucraina dopo tre anni di guerra di aggressione della Russia”. Ci dispiace notare che su questa risoluzione tutti i deputati del PD hanno votato a favore, ha votato a favore anche un deputato AVS mentre gli altri si sono astenuti. A sinistra solo i deputati 5Stelle hanno votato contro ad entrambe le risoluzioni. Nella semplificazione giornalistica la Risoluzione sull’Ucraina è stata denominata “aiuti”. Quello che il Parlamento europeo vuole fornire all’Ucraina è un aiuto, ma è bene precisare di che tipo di aiuto si tratti.
Tre anni di guerra, hanno comportato, secondo fonti ucraine 825.000 perdite per i russi, fra morti e feriti (al 23 gennaio). Secondo fonti russe, al 31 gennaio sarebbero 1.118.000 le perdite, fra morti e feriti, nelle file dell’Ucraina. Può darsi che in queste cifre ci siano delle esagerazioni reciproche, ma il quadro complessivo non muta. Si tratta di un conflitto estremamente sanguinoso che ha portato all’annientamento di una intera generazione di giovani ucraini, che sono morti perché noi li abbiamo armati ed istigati a combattere fino alla “vittoria”, anche se si trattava di un obiettivo impossibile. Del resto fino all’ultimo il Parlamento Europeo, in coerenza con l’indirizzo politico delle Cancellerie, ha escluso che la guerra si dovesse concludere con un negoziato. Tanto che il 29 febbraio 2024, dopo il fallimento della controffensiva ucraina, annegata in un mare di sangue, lo stesso Parlamento rilanciava ancora l’obiettivo della “vittoria” e precisava che esso poteva essere conseguito “solo attraverso la fornitura continua, sostenuta ed in costante aumento di tutti i tipi di armi convenzionali all’Ucraina.” Anche di fronte alla possibilità che ora si giunga ad un cessate il fuoco, il Parlamento europeo, si preoccupa di aiutare l’Ucraina a continuare la guerra. Al punto 7 “ribadisce il suo impegno (..) a favore della formula di pace e del piano per la vittoria presentati dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky; ritiene che si tratti di un piano completo (..) che comprende gli elementi costitutivi di una pace globale, giusta e duratura in Ucraina (..) che richiede il completo ripristino dell’integrità territoriale dell’Ucraina, l’attribuzione di responsabilità per i crimini di guerra e il crimine di aggressione, il pagamento di risarcimenti da parte della Russia per gli ingenti danni causati in Ucraina, il fatto che i responsabili siano chiamati a rispondere pienamente.”
Il c.d. piano per la vittoria presentato da Zelensky, è in realtà un piano di pace che potrebbe essere firmato soltanto dopo la capitolazione e resa della Russia: di conseguenza è un piano di continuazione della guerra. Insistendo su questa strada non si costruisce la pace, ma si pongono dei macigni sul percorso del negoziato. Un altro macigno è quello che insiste per l’ammissione dell’Ucraina nella NATO (punto 21). Del resto, il PE esprime “sgomento per quanto riguarda la politica dell’amministrazione statunitense di riappacificarsi con la Russia.” Se si riappacificano gli Stati Uniti, evidentemente c’è il rischio che anche l’Europa finisca per riappacificarsi con la Russia. E’ un rischio che il Parlamento europeo si propone di scongiurare con la massima determinazione, per questo la Risoluzione, al punto 16: “accoglie con favore le conclusioni del Consiglio europeo straordinario del 6 marzo 2025 e il relativo sostegno a un rapido rafforzamento della difesa europea attraverso il piano “ReArm Europe” come pure il ribadito sostegno all’Ucraina secondo l’approccio di conseguire “la pace attraverso la forza”. A questo fine il PE richiede ai paesi membri di accrescere ulteriormente il sostegno militare all’Ucraina e accoglie con favore la proposta del Regno Unito di creare una: “coalizione dei volenterosi e capaci” che protegga l’Ucraina, creando le condizioni, se il negoziato fallisse, per uno scontro diretto e non più per procura con la Russia.
In definitiva confermando e consolidando l’indirizzo politico fin qui seguito, il Parlamento europeo insiste nell’”aiuto fraterno” all’Ucraina, ma si tratta di un aiuto certamente mortale per l’Ucraina e che potrebbe esserlo anche per l’Europa.
(articolo pubblicato sul Fatto Quotidiano del 20 marzo con il titolo: Ucraina, il voto UE serve a continuare la guerra)