Prima di iniziare a ragionare di ricorsi e questione meridionale, accenna una risata: “Mi pare che sia successo qualcosa…” Quel qualcosa a cui si riferisce il costituzionalista Massimo Villone è la valanga di firme contro l’autonomia differenziata, già oltre il traguardo delle 500 mila sottoscrizioni.
In Basilicata la maggioranza di centrodestra non è riuscita ad approvare una mozione a favore dell’autonomia. È la conferma che il successo della raccolta di firme sta innervosendo le destre?
Io noto che la raccolta in Basilicata finora è andata decisamente bene, e che quindi la voce popolare non coincide certo con quella del Consiglio regionale locale. In generale, molto del ceto politico regionale sta dando scarsa prova di sé, pensando che l’autonomia possa portare ad alcune regioni più poteri e risorse.
L’autonomia è materiale pericoloso…
Nel Sud si è diffusa la consapevolezza che la legge Calderoli non risponde alle promesse della destra, che l’ha definita un’occasione per tutti. Ma come si può stare meglio senza investire un centesimo in più nella sanità, per dire, e aumentando il divario tra le varie parti del Paese?
Il governo sembra voler rallentare, ma il Veneto del leghista Luca Zaia reclama già l’assegnazione delle nove materie per cui non è necessario stabilire preventivamente i Lep, i livelli essenziali delle prestazioni.
Sicuramente la Lega vuole segnare un punto, anche perché tra le materie non Lep ci sono bocconi succosi come il commercio con l’estero, i rapporti con l’Unione europea e le professioni. C’è chi mira a costruirsi la propria politica commerciale, o a mettere le mani sugli ordini professionali o sulla protezione civile, altra materia di peso. Ma devono fare in fretta, perché sanno che più si va avanti con le firme e con il dibattito, più andrà male per loro.
Magari sperano che il quorum nel referendum sia irraggiungibile, no?
Anche se ci si andasse vicino, ma con una stragrande maggioranza di no, come farebbero a ignorarlo sul piano politico?
Ecco, il referendum. Ma il rischio che i quesiti siano respinti dalla Consulta quanto è concreto?
Dei dubbi possono esserci, perché la giurisprudenza della Corte dice tutto e il suo contrario sul tema. Il nodo principale rimane il fatto che la legge Calderoli è stata legata quella di bilancio, un punto su cui la Consulta non è stata mai chiarissima, quindi un margine di incertezza rimane. Ma io spero che la Corte comprenda la delicatezza della situazione.
Il ricorso di una Regione a Statuto speciale come la Sardegna può aiutare?
È necessario, proprio perché un ricorso in via principale sull’inammissibilità della legge non può incontrare le obiezioni che potrebbero essere mosse per il referendum abrogativo. Con questa generale richiesta di autonomia su 23 materie, il provvedimento di Calderoli provoca una conflittualità tra regioni. Penso all’ambiente, dove dare mano libera a un ente può creare ovvi problemi a una regione confinante, o all’energia.
Questa battaglia contro l’autonomia cosa può significare per il centrosinistra e il Sud, anche a medio termine?
Credo che possa essere una potentissima sveglia, ovvero un modo corretto per riportare la questione meridionale nell’agenda politica, da cui è stata cancellata negli anni 90. Il punto centrale è che non deve esistere una guerra tra Nord e Sud, ma un comune interesse a tenere unito il Paese, perché se è unito è più forte nella competizione internazionale. Come sostiene giustamente un libro di Stefano Fassina, l’autonomia differenziata fa male anche al Nord.