Stupito della proposta di Letizia Moratti?
No, non mi stupisce affatto. La vicenda di Craxi è così assurda, come del resto la vicenda di Berlusconi, che ormai sono pronto a tutto. Tutti sanno che Craxi ha rubato miliardi alle aziende pubbliche e a quelle private e alla fine li ha passati a un barista di Portofino che è andato a spenderli in parte in Sudamerica: se pensano che questo sia normale, va bene così. A me invece non pare affatto normale che uno possa ignorare le leggi e fare i comodi suoi come ha fatto Craxi.
Ma Letizia Moratti dice che Craxi è come Garibaldi, l’eroe dei due mondi, o come Giordano Bruno: anche loro furono condannati, ma oggi hanno piazze e vie a loro dedicate.
Che una sindachessa come la Moratti dica queste cose dimostra che siamo arrivati a un livello di follia impensabile. E rivela un grado di ignoranza abissale. Roba da pazzi: Garibaldi, Giordano Bruno… Ma Craxi era uno che faceva politica come un bandito. Per questo piace tanto a Berlusconi. Perché era uno che, se qualcuno non gli andava a genio, chiedeva che fosse licenziato. Lo ha fatto anche con un Giorgio Bocca che lavorava a Canale 5… Sì. Allora lavoravo per la tv di Berlusconi. E Craxi chiese all’amico Silvio di mandarmi via. Io ero di idee socialiste, ma con Craxi si entrava in un’area di illegalità totale, per cui se uno dava noia, veniva cacciato. Ricordo che ero appena arrivato a Canale 5 e Berlusconi mi disse: ‘Arriva Craxi, dovresti intervistarlo tu’. Craxi arrivò e venendomi vicino mi disse: ‘Ciao professore, come va?’. Me lo disse con la stessa voce, con la stessa superbia con cui aveva detto ‘intellettuali dei miei stivali’ a Norberto Bobbio e ad altri professori di area socialista. Feci l’intervista, in cui lui era ripreso sempre di faccia e io sempre di nuca. Ormai in Italia si era creato un clima sudamericano.
Alcuni di coloro che lo vogliono riabilitare sostengono che avrà fatto anche degli errori con i finanziamenti al partito, ma è comunque un grande politico, un uomo di Stato, anzi secondo Gianni De Michelis “il più grande statista della fine del Ventesimo secolo”.
È una follia. Macché statista. La filosofia di Craxi era quella che mi spiegò un giorno un giovane e intelligente dirigente del Psi a cui io chiesi: ‘Ma gliel’hai detto a Bettino che il partito è pieno di ladri?’. E lui: ‘Sì, gliel’ho detto, e lui mi ha risposto: io per andare al potere ho bisogno di soldi e questi ladri i soldi me li portano; quando poi sarò al potere, allora darò la caccia ai ladri’. Ma vi pare che si possa fare politica in questo modo? È una teoria un po’ strana, una teoria della politica assolutamente senza principi.
Rino Formica ha detto che Craxi è stato un grande innovatore e che proprio per questo fu alla fine stroncato “da una congiura di palazzo”.
Rino Formica è quello che definì il Psi craxiano un partito di ‘nani e ballerine’. Dunque è uno che conosce bene i suoi polli. Oggi se n’è dimenticato?
Ma Craxi non è stato il campione del riformismo?
Mah, il successo di Craxi è dovuto, più che al riformismo della tradizione socialista all’aver dato voce, negli anni Ottanta, alla borghesia emergente della moda, degli stilisti, degli architetti: i protagonisti della ‘Milano da bere’. Ceti che, a conti fatti, non hanno poi dato un gran contributo alla società, ma si sono fatti principalmente i loro interessi.
Molti, per rivalutare Craxi, ricordano l’episodio di Sigonella ed esaltano la sua autonomia dagli Stati Uniti.
Vanterie ridicole. Lo stesso modo di far politica di Berlusconi che si vanta di aver messo pace tra gli Usa e la Russia di Putin o addirittura di aver risolto lui il conflitto in Georgia. La verità è che l’Italia in passato ha sempre avuto scarsa autonomia dagli Stati Uniti e ancora oggi in politica estera conta pochissimo.
Altri ricordano soprattutto i suoi aiuti al dissenso nei Paesi comunisti.
Ecco, la fortuna politica di Craxi, anche presso una certa borghesia socialdemocratica, è spiegata dal suo anticomunismo. È la stessa chiave che spiega la politica di Berlusconi. Non a caso i due erano grandi amici.
Riabilitare Craxi significa sconfessare Mani Pulite. Davvero di Mani Pulite “non rimane più niente”, come dice anche Carlo Ripa di Meana?
Mani Pulite è stata un tentativo di purificare la politica italiana. Siccome la politica italiana è piena di corrotti, tutti d’accordo hanno cercato di seppellire Mani Pulite. Si spiega così l’odio della destra per Antonio Di Pietro: viene considerato il demonio solo perché chiede alla politica di essere una politica di persone per bene e non di ladri.