Da quando sono stati sufficienti alcuni appelli su facebook per riempire le piazze con decine di migliaia di persone di ogni età, ceto e appartenenza politica è scattato anche il tentativo di banalizzare quella che invece potrebbe essere in questo drammatico momento politico la apertura di una fase nuova e positiva .
Il successo di queste ‘adunate autoconvocate’ impone una riflessione, in un Paese in cui dilaga l’astensionismo, il dibattito politico si svolge a colpi di fake news e insulti, numerosi ‘politici’ risultano in qualche modo coinvolti in reati di vario genere e il passaggio (non certo disinteressato) da un partito all’altro è pratica quotidiana. E conferma la volontà di ampia parte della cittadinanza, che non si sente rappresentata dalle attuali forze politiche, di far pesare la propria volontà.
Non so se, come suggerito da alcuni commentatori, dietro qualcuno dei promotori di queste adunate si nasconda un partito, ma sono convinto che alla stragrande maggioranza dei manifestanti non importa minimamente.
Credo invece che per chi è sceso in piazza quello che contava fosse esprimere pacificamente il proprio dissenso verso una classe politica clamorosamente inadeguata a risolvere i problemi del Paese, alla perenne ricerca di motivazioni per giustificare la propria occupazione dello Stato, fino a solleticare i peggiori istinti della parte più egoista (e anche impreparata) dell’elettorato .
E’ assai probabile che fra le ‘sardine’ non esista una identità di vedute, se non sul rifiuto di questo metodo violento di interpretare la politica, fondato sull’odio, sulla sopraffazione dell’altro, sull’ingordigia senza freni. E non dovremmo preoccuparci se qualcuno dichiara di non essere ‘né di destra, né di sinistra’ (anche se in genere questa affermazione viene da chi ha una cultura di destra), ma di vedere nel riemergere dei fantasmi del fascismo dietro gli atteggiamenti e le parole di alcuni leader politici il pericolo più grave.
Gli interventi e le dichiarazioni dei promotori delle manifestazioni di questi giorni si sono richiamati spesso alla Costituzione, cioè al frutto più alto del confronto e dell’accordo fra culture diverse, che ha definito le regole di convivenza su cui è fondata la nostra Repubblica, dichiaratamente antifascista. A questo modello di dialogo costruttivo sembrano rifarsi le piazze multicolori e in tutti i sensi trasversali che hanno (non a caso) cantato ‘Bella ciao’.
Auguriamoci che questo messaggio arrivi forte e chiaro alle orecchie di quanti, da più parti (ignorando l’espressione della volontà popolare nei referendum del 2006 e 2016) stanno nuovamente tentando di stravolgere le regole democratiche che proprio nella Costituzione trovano la loro espressione inequivocabile.