E' in pieno corso nella I Commissione della Camera dei deputati la battaglia sull'Autonomia differenziata. Si punta a chiudere in questa settimana, per andare in aula lunedì 29 aprile come stabilito. Si conferma lo scambio autonomia-premierato, perché ieri nella I Commissione Senato la destra, con l'astensione di Italia Viva, ha dato mandato al relatore. Si va in Aula. Le opposizioni hanno votato contro. Tutto a marce forzate. Nel nostro regime parlamentare le opposizioni possono al più ritardare, ma non impedire la decisione di maggioranza. Che peraltro nemmeno rifugge dalla prevaricazione. Ieri per un incidente di percorso (assenza della Lega!!!) è passato un emendamento. Pare che il presidente della Commissione volesse far ripetere il voto. Della serie: se l'esito non piace, si rivota fino al risultato giusto. Nella conseguente bagarre, tutto è stato rinviato a venerdì.
Alla fine, si andrà in Aula nonostante sia stato esaminato solo un quinto circa degli oltre 2000 emendamenti presentati dalle opposizioni, con il tempo contingentato a cinque minuti per gruppo su ogni emendamento. Su tutti, pareri contrari del governo e del relatore. Su nessuno i deputati della maggioranza hanno preso la parola.
Il confronto politico viene ridotto a teatrino. È il mercimonio sulle riforme: alla Lega va l'autonomia, a Fratelli d'Italia il premierato, Forza Italia insegue con la giustizia. Contano le bandierine, non gli interessi del paese. Nulla valgono non solo le ragioni delle opposizioni, ma le censure e i dubbi prevalenti nelle audizioni di esperti, studiosi, e soggetti non sospettabili di partigianeria, come Bankitalia o l'Ufficio parlamentare di bilancio.
Non trova ascolto nemmeno la sollecitazione di Marco Sarracino che si tenga conto del documento approvato dal consiglio regionale della Calabria. La maggioranza (di destra) chiede per le cd materie-Lep, assoggettate per il trasferimento alla determinazione di livelli essenziali di prestazione, che tali livelli siano non solo astrattamente definiti, ma anche concretamente finanziati. E chiede per le materie non-Lep, in cui le funzioni sono immediatamente trasferibili, una preventiva valutazione di impatto su cittadini, imprese, pubbliche amministrazioni.
Esistono posizioni contrarie all'Autonomia differenziata anche nella destra. Sono emerse a Napoli, in una iniziativa tenuta da Eugenio Mazzarella e da me presso l'Istituto di studi filosofici con esponenti storici della destra come Laboccetta e Landolfi. Iniziativa poi reiterata a Milano e ancora il 23 aprile a Roma, conclusa con un documento che chiede a Giorgia Meloni cosa intenda fare per tutelare l'unità del paese nella fase di attuazione dell'Autonomia differenziata dopo il voto finale sul ddl Calderoli. Le è stato chiesto un incontro per illustrare il documento. Vedremo.
Dobbiamo sapere che la fase più pericolosa si apre ora, proprio con l'approvazione definitiva del ddl Calderoli. La promessa di Zaia, di chiedere la maggiore autonomia "il giorno dopo", non è vuota minaccia. L'accelerazione sull'Autonomia potrebbe essere una posta nella competizione sulla leadership nel partito leghista. Mentre il negoziato con gli esecutivi regionali per l'intesa stato-regione rimane in sostanza centrato sul ministro per le Autonomie. Per capirci, si svolge essenzialmente tra Calderoli e i presidenti, come Zaia.
Siamo pronti? Preoccupa che De Luca nell'incontro tenuto nella Repubblica delle idee abbia detto - a quanto leggiamo - che la sola l'arma è il referendum. Non è vero. Il referendum è un'arma forse spuntata, per il rischio di inammissibilità, e perché si arriverebbe al voto popolare probabilmente non prima del 2026. Inoltre, cancellare la (futura) legge Calderoli non impedirebbe leggi approvative di intese con singole regioni ai sensi dell'art.116.3 della Costituzione.
Bisogna scendere in campo qui e ora, proponendo "il giorno dopo" la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del ddl Calderoli definitivamente approvato un ricorso in via principale alla Corte costituzionale. De Luca dica in chiaro se intende proporlo o no. Consideri i mondi che si sono espressi con forza in senso contrario. Il mondo delle imprese, quello del lavoro, le professioni, la scuola, la sanità, l'associazionismo civico, e persino la Chiesa.
Dopo le molte prese di posizione dei vescovi del Sud contro l'Autonomia differenziata, arriveranno presto dalla Cei parole egualmente chiare e nette. Scendere concretamente in campo da subito, e non fingere di farlo solo a parole o in un futuro lontano e incerto, è la scelta del politico intelligente.