La Commissione bicamerale per le questioni regionali ha approvato nella seduta dell'8 novembre un parere favorevole con osservazioni per il Ddl Calderoli AS 615 sull'Autonomia differenziata. Più precisamente, la maggioranza di destra ha approvato all'unanimità, perché le opposizioni hanno abbandonato i lavori per protesta contro i tempi troppo ristretti, tali da impedire gli approfondimenti necessari. Una forzatura stigmatizzata dal deputato Marco Sarracino, responsabile Sud nella segreteria Pd.
C'era un ordine di scuderia: fare presto. Lo capiamo quando il presidente della commissione Silvestro (Forza Italia) precisa di dover concludere "prima che la Commissione in sede referente approvi il mandato al relatore per l'Assemblea". Bisogna correre,perché la Commissione affari costituzionali corre, e non si può rallentare.
È il turbo-ministro Calderoli. Lo conferma il rapporto conclusivo - finalmente disponibile -del Clep (Comitato per i livelli essenzialidelle prestazioni) ideato e fortemente voluto dal ministro, supportato adesivarnente dall'ingegno giuridico del presidente Cassese. È un ponderoso documento di oltre 140 pagine, che elenca ben 223 Lep. Ma colpisce anzitutto che vede ora la luce anche perché "un gruppo di volontari tra i componenti del Clep ha lavorato nel mese di agosto con studiosi esperti delle singole materie ..." (pag. 8). Siamo certi che a questo pugno di valorosi, pensosi del pubblico bene, sarà reso il giusto merito.
Tanta fretta, perché? Troviamo solo un lungo elenco di quel che si dovrebbe fare, tratto in larga misura e faticosamente dalle norme in vigore. Scarne indicazioni su chi dovrebbe fare cosa, tra i pubblici poteri variamente coinvolti. Rimane la bagattella dei divari territoriali esistenti, di cui si dà in più occasioni atto.
Mentre di risorse disponibili e sostenibilità il Clep non si occupa.
Si mostrano sostanzialmente fondate le censure di Visco nella nota lettera, che ho già citato su queste pagine.
La competizione tra Fratelli d'Italia e Lega per i turni elettorali del 2024 è in pieno svolgimento. A bilanciare l'Autonomia differenziata ecco il premierato. È stato talmente accelerato che non si può esser certi che arrivi in parlamento nel testo già pubblico. Potrebbe cambiare, e non per le obiezioni di molti - tra i quali io stesso - ma per i dubbi nella maggioranza. Meloni ha sostanzialmente già aperto dai socia! la campagna referendaria.
Meglio avrebbero fatto le opposizioni, che dispongono di parlamentari in numero sufficiente per la richiesta di referendum ex art.138, a impugnare prima di lei la bandiera del voto popolare.
Quel voto dirà se l'Italia vuole seguire nel cambiamento un governo di destra ampiamente minoritario nei consensi reali.
Un quadro in movimento, in cui cade la presentazione del libro di Vincenzo De Luca al Circolo del Tennis. In platea tutti presenti.
S'intende, non i cittadini, ma gli attori del potere politico, istituzionale, economico. Questo ci dice di un marketing efficace, per un libro che vorrebbe essere un punto di partenza. Ma per andare dove?
Il libro non è banale, e complimenti al ghost writer, chiunque sia.
Spicca l'attacco al Pd, o forse in senso più limitato all'attuale dirigenza e alla segretaria Schlein (un attacco da ultimo ribadito con l'assenza nella manifestazione romana del partito). Ma qualche incongruenza si coglie. Ad esempio, si criticano i pre-accordi del 28 febbraio 2018 tra il sottosegretario Bressa e tre regioni. Si dimentica, però, il fatto non marginale che insieme ai governatori leghisti di Lombardia e Veneto firmò l'atto scellerato quel Bonaccini poi sodale nella battaglia contro Schlein per la segreteria Pd. Sull'Autonomia differenziata il libro parla a tratti come uno studio Svirnez. Ma De Luca sembra raffigurarsi da solo in campo, per il popolo contro tutti. Il che fa immagine, ma in politica non paga. Se la pressione dei tempi è quella che dice, qual è la strategia di ampio respiro per candidarsi come alfiere di uno schieramento meridionale? Queste battaglie da soli si possono solo perdere. O il suo obiettivo è di livello nazionale? Il Pd parla sanscrito? Forse. Ma di sicuro non basta rispondere in vernacolo.
Tutto dipende da quel che si dice.
C'è poi una debolezza, occultata ma certa. Per molti, il suo vero obiettivo è il terzo mandato. Questo lo circonda di adulatori e yes men, ma anche di dissensi, diffidenze, distinguo. E nemmeno un clone con le virtù combinate di San Francesco e Madre Teresa sarebbe pari all'identikit che De Luca disegna per sé stesso.
Coraggio, presidente. Qualche peccatuccio potremmo anche perdonarlo.