II 29 gennaio è giunta al voto in Senato una mozione (n. 118) delle opposizioni che a seguire la sentenza 192/ 2024 della Consulta chiedeva una moratoria per la legge 86/ 2024 sull'autonomia differenziata.
È stata respinta dalla maggioranza, che ha invece sostenuto la 1ipresa delle trattative con Lombardia, Veneto, Piemonte e Liguria. Una ripresa che da notizie di stampa risulta che il ministro stia già avviando.
Esprimendo il parere contrario sulla mozione, Calderoli ha affermato che la sentenza 192 non impone affatto di riscrivere la sua legge. Anzi, la pronuncia consolida il percorso. Ha ammesso la necessità di nuova legislazione solo per la delega al governo sui livelli essenziali delle prestazioni (Lep). Per ii resto, la legge 86/2024 rimane pienamente e immediatamente applicabile.
In parlamento sulle leggi l'opposizione - giusto o sbagliato che sia -non può tecnicamente bloccare le scelte di una maggioranza che rimane compatta. Rebus sic stantibus, Calderoli ci dice che non ci sarà nessuna nuova legge sull'autonomia differenziata, salvo che per il punto specifico della delega. Poco conta che la stessa Corte costituzionale semb1i ritenere necessaria una 1iscrittm a.
Se il legislatore rimanesse inerte, se ne potrebbe riparlare quando la questione tornasse in Corte. Ma a tal fine il percorso non sarebbe facile, e soprattutto non sarebbe per niente breve. Dal comunicato, e ancor meglio dalla conferenza stampa del 21 gennaio del neo-eletto presidente Amoroso, si trae che ai fini dell'inammissibilità del referendum abrogativo la Corte ha assunto una mancanza di chiarezza del quesito.
Ma sarebbe una mancanza determinata dalla stessa Corte con la sentenza 192, che ha inciso sull' oggetto del quesito Ora legge 86/2024). Questa mancanza condurrebbe, secondo la giurisprudenza della stessa Corte, a una lesione della libertà di scelta dell'elettore. La Corte pone rimedio negando - con l'inammissibilità del referendum – a quell'elettore il diritto di votare. Un inaccettabile paradosso.
La lettura che ha respinto l'iniziativa di 1.300.000 cittadini svuota il fondamentale diritto di partecipazione democratica sancito dall'articolo 75 della Costituzione. Un vulnus che si vede ancor meglio considerando che il popolo sovrano non avrà in seguito voce sull'autonomia differenziata. Il referendum abrogativo è infatti inammissibile -sempre per la giurisprudenza della Consulta - per le leggi approvative di intese con le singole regioni, in quanto leggi cd rinforzate. Ed è particola1mente sgradevole che nel dibattito parlamentare un leghista - il senatore Tosato -rievochi il referendum veneto sull'autonomia differenziata del 2017. I veneti hanno esercitato un diritto che al popolo italiano viene oggi negato.
Il danno trova conferma anche in un contesto che va oltre l'autonomia differenziata. Circola sulla stampa la notizia che la maggioranza riflette sul "premierato di fatto". La formula si ii ferisce alla possibilità che vengano messi in soffitta la 1iforma costituzionale e il relativo referendum ex articolo 138 della Costituzione, e si rafforzi il premier con la legge elettorale (ordinaria). Su questa legge sarebbe inammissibile un quesito totalmente abrogativo, e fortemente limitato uno parzialmente abrogativo. In entrambi i casi per la giurisprudenza restrittiva della Consulta sul diritto riconosciuto dall'articolo 75.
Se poi consideriamo la giustizia vediamo un inaccettabile attacco alla magistratura, in cui Meloni adotta già toni da scontro frontale referendario. Una prospettiva che non sembra temere. Per un diverso scenario possiamo considerare che la maggioranza di governo è a una manciata di voti dai due terzi che precluderebbe il referendum ex articolo 138. Un gap che sul tema giustizia una campagna acquisti tra le opposizioni potrebbe chiudere.
Per il trittico di riforme volute dalla destra si delinea quindi uno scenario in cui gli assetti fondamentali del paese sono stravolti rimanendo il popolo imbavagliato su tutte, o potendo esprimersi solo sulla giustizia. Per questo ho avviato una riflessione sulla possibilità di una nuova iniziativa refe marendaria sull'autonomia differenziata, che non si fermi nella inutile attesa di una riscrittura della legge 86 e parta invece da una rielaborazione del quesito ritenuto inammissibile. Si rafforzerebbe intanto la campagna per i cinque referendum rimasti, e in prospettiva si impedirebbe, a chi vuole dare voce al cittadino solo per portare al soglio chi comanda, di mettere la mordacchia al popolo sovrano. Ne riparleremo su queste pagine.