E’ una singolare coincidenza temporale che i droni e missili iraniani su Israele in risposta all'attacco alla sede diplomatica a Damasco si affianchino alle parole di Bossi, che muove contro Salvini e rilancia Autonomia e questione settentrionale. I devastanti scenari geopolitici in atto sono infatti tra gli argomenti che più si oppongono all'Italia resa assemblaggio di staterelli dall'Autonomia differenziata. Unità, non divisione, è la risposta.
A ben vedere, la Lega già persegue l'Autonomia a grande velocità Il 29 aprile è calendarizzata in aula alla Camera. L'obiettivo di un voto finale prima delle europee, che sembrava abbandonato, è
stato invece confermato, legandosi in un patto conclusivo tra Lega e FdI a una pari accelerazione per il premierato in Senato.
Anche qui si giungerà al dibattito in aula tra qualche giorno, per la prima deliberazione delle due richieste per la revisione della Costituzione. Lo scambio infame è definitivo.
Il Pd protesta contro le forzature di maggioranza iscrivendo a parlare l'intero gruppo. Ma regolamenti parlamentari e prassi vigenti non consentono alle opposizioni di bloccare una maggioranza che rimane compatta. Allora cosa cambia con le dichiarazioni di Bossi?
Forse le sue parole non possono produrre un ulteriore taglio dei tempi parlamentari per il ddl
Calderoli. Ma potrebbero suggerire fuochi di artificio dopo il voto finale e l'entrata in vigore.
Ad esempio, bozze di intesa subito disponibili con alcune Regioni , dando seguito alla promessa-diffida di Zaia di notificare a Giorgia Meloni la richiesta veneta di maggiore autonomia "il giorno dopo" il voto finale sul ddl Calderoli.
Attraverso la norma transitoria dell'art. li.I potrebbero essere riprese carte già preparate con le tre regioni apripista (Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna) che, a quanto si sa, arrivarono in specie al tempo della ministra Stefani con il governo gialloverde fin quasi sulla porta del Consiglio dei
ministri, dunque a uno stadio di avanzamento significativo.
Potrebbero essere riprese almeno per le 184 funzioni statali che un recente studio elenca come immediatamente trasferibili in quanto in materie non-Lep (non subordinate per il trasferimento alla determinazione di livelli essenziali delle prestazioni), con la possibile aggiunta di funzioni non-Lep nelle materie Lep. Abbastanza per quietare Bossi.
Sarebbe utile fin d'ora uno sbarramento di domande al ministro nell'aula parlamentare, sul se e come vuole applicare la norma transitoria, a quali regioni, a quali esiti delle trattative già in passato intercorse. Si chieda altresì quali e quante delle 184 e più funzioni sopra richiamate ritiene siano in concreto immediatamente trasferibili. Si interroghi sull'orientamento del governo verso possibili iniziative di coordinamento tra regioni in chiave di macroregione, ai sensi dell'art.117.8 della
Costituzione. E a Giorgia Meloni si chieda se e quali limiti intende porre al negoziato con le regioni per la tutela dell'unità giuridica ed economica e delle politiche prioritarie per il paese.
Un potere previsto dall'art. 2.2 del ddl Calderoli, che è interesse di tutti sia tempestivamente esercitato prima dell'avvio del negoziato.
Bossi -nonostante l'età e le condizioni fisiche -non è un padre nobile cui si paga un omaggio puramente verbale, anche se la risposta di Salvini vorrebbe farlo sembrare tale. Incrocia un
sentire reale nel partito. Non a caso, sulle sue dichiarazioni non levano proteste pesi massimi come Zaia e Fedriga, e giornali abitualmente megafono delle istanze leghiste come Libero o il Corriere del Veneto. Le sue parole potranno pesare.
Ad esempio, il richiamo a una nuova centralità della questione settentrionale, tra l'altro rivolto a una Lega già m larga misura tornata ad essere sindacato del Nord, rende nel Mezzogiorno il leghista o il fautore dell'autonomia differenziata un personaggio in cerca di autore. Che senso ha, per chi vota nel Sud, preferire le istanze di un partito che esplicitamente volge la sua attenzione prioritaria ad altra parte del paese? In ogni caso, le parole di Bossi potranno solo rafforzare la spinta della
Lega verso una lettura estrema dell'autonomia, accentuando così la necessità di una forte resistenza.
Sarà bene che nello stesso "giorno dopo" Zaia vada a Palazzo Chigi con le pretese del Veneto, e una o più regioni entrino in Corte costituzionale con un ricorso avverso la legge Calderoli.
Solo un ricorso può contrastare tempestivamente la fretta di Zaia, a tutela dell'unità d'Italia e di eguali diritti per milioni di donne e di uomini.