ROMA - Non accennano a placarsi le polemiche per la nomina di Andrea De Pasquale alla direzione dell'Archivio centrale dello Stato.
L’appoggio della Fp Cgil alle associazioni delle vittime delle stragi
In una nota la a Funzione Pubblica Cgil ha affermato di condividerepienamente le forti proteste delle associazioni delle vittime della strage di Piazza Fontana, dei caduti di Piazza della Loggia e dei familiari delle vittime della strage della Stazione di Bologna.
Il sindacato, si legge "giudica risibili e inaccettabili le motivazioni con le quali il ministro Franceschini, confermando la nomina contestata nella sua risposta alle associazioni, ha derubricato ad un mero incidente di percorso il gravissimo comunicato ufficiale pubblicato sul sito istituzionale del ministero in occasione della presentazione del Fondo Rauti. Vale la pena di precisare che il comunicato ha rispecchiato fedelmente l'intento celebrativo e riabilitativo che ha caratterizzato questa presentazione, a partire dall'acquisizione, da parte della Biblioteca nazionale, di documentazione che avrebbe dovuto più propriamente essere acquisita dall'Archivio centrale dello Stato".
"Per questo motivo, - conclude la nota - in un contesto delicatissimo nel quale si va verso le desecretazione di documenti che possono aiutare nella ricerca della verità sul periodo oscuro della strategia della tensione, la Fp Cgil ritiene di condividere le forti preoccupazioni espresse dalle associazioni e sarà al loro fianco nelle iniziative che intenderanno assumere".
La riposta delle associazioni a Franceschini
In una lettera firmata da Paolo Bolognesi (presidente Associazione tra i familiari delle vittime della Strage della stazione di Bologna), Carlo Arnoldi (presidente Associazione Piazza Fontana), Manlio Milani (presidente Associazione familiari caduti della Strage di piazza Loggia), Franco Sirotti (Strage treno Italicus), Rosaria Manzo (presidente Associazione strage treno rapido 904), Famiglia Mario Amato si legge:"Notiamo con grande disappunto che la lettera diffusa dal Ministro Dario Franceschini, che avrebbe dovuto placare polemiche e critiche mosse alla nomina di Andrea de Pasquale a sovrintendente dell'Archivio Centrale dello Stato, fallisce nel tentativo di calmare gli animi in quanto omette molte delle criticità sollevate in questi giorni dai familiari delle vittime delle stragi e da tecnici del settore".
"Anzitutto - scrivono -, il Ministro nella lettera ignora il fatto che De Pasquale, pur avendo una formazione in parte archivistica (la divisione più o meno netta tra i due percorsi formativi è cosa recente), è entrato al Ministero in qualità di bibliotecario e, come si vede nel suo curriculum, ha sempre diretto biblioteche e mai un archivio, che ha regole e bisogni diversi".
"In secondo luogo - continua la lettera - il Ministro scrive che nel novembre 2020 'apparve una nota nel sito del ministero che nel titolo definiva Rauti uno statista', e sottolinea che la nota non era opera di De Pasquale. Così omette di dire che l'inaugurazione, che era prevista nel giorno del compleanno di Pino Rauti e annullata causa Covid, fu sostituita da un video che la figlia giro' all'interno della biblioteca nazionale e che il messaggio, preparato dalla famiglia ma diffuso su tutti i canali della biblioteca, descriveva Rauti come 'organizzatore, pensatore, studioso, giornalista. Tanto attivo e creativo, quanto riflessivo e critico', tacendo naturalmente dei suoi decenni di attivismo contro lo Stato e la Repubblica".
"In terzo luogo - sottolinea la nota - il Ministro ignora una importante vicenda in cui è stato coinvolto Andrea de Pasquale come direttore della BNCR: quella degli 'scontrinisti', nel 2017. Quell'anno 22 'volontari' della Biblioteca Nazionale denunciarono che in realtà lavoravano con turni e compiti specifici, ed erano pagati a rimborso spese attraverso la consegna di scontrini fino a 400 euro al mese. Il direttore non solo non si impegnò per tutelare questi lavoratori, ma non si registra neppure una vera e propria presa di distanze nelle cronache del tempo". "Reiteriamo quindi - conclude la lettera - la richiesta di bloccare una nomina molto contraddittoria, che per motivi tecnici, scientifici e morali non appare all'altezza del compito”.
Le dimissioni di Montanari dal Consiglio Superiore dei Beni Culturali
Nel frattempo lo storico dell'arte Tomaso Montanari si è dimesso dal Consiglio Superiore dei Beni Culturali, annunciandolo dapprima in un tweet e poi spiegando le sue ragioni in un articolo su Il Fatto Quotidiano. Montanari scrive di “aver chiesto che il Consiglio condividesse la reazione delle associazioni alla nomina, stigmatizzando il mancato ascolto da parte del ministro”. Lo studioso infine annuncia “non lascio il posto di combattimento: lascio un Consiglio superiore reso inutile, ma resto nel Comitato tecnico scientifico delle Belle Arti, presidio di tutela dell’interesse generale”.