Il disegno della destra al governo di stravolgere l’ordine democratico non è concepito solo attraverso l’elezione diretta del Presidente del Consiglio trasformandolo in un capo (capa) assoluto. Occorre mettere in fila tutti i diversi contenuti per avere un quadro complessivo e comprenderne la natura destabilizzante nei confronti della Costituzione.
Ecco i punti principali.
1) Con il premierato, quando verrà adottata la nuova legge elettorale – ora ipocritamente occultata per evitare di fornire argomenti all’opposizione e di allarmare l’opinione pubblica – con un premio di maggioranza in grado di blindare l’inamovibilità del governo, il primo ministro eletto con una maggioranza schiacciante determinerà la definitiva subordinazione del Parlamento, già oggi non poco screditato. Il premier imporrà la nomina di fatto dei parlamentari, scelti esclusivamente dalle segreterie dei partiti e non dai cittadini, ai quali invece viene concessa l’illusione di scegliere il premier, che è in realtà il capo del partito che nel frattempo ha già deciso i parlamentari eletti.
2) In quel progetto è contenuto lo scopo ulteriore, anch’esso non dichiarato, di alterare l’equilibrio tra i poteri dello Stato a favore del premier e del suo governo. In primis viene ridimensionata radicalmente la funzione del Presidente della Repubblica, attualmente la più alta carica dello Stato (art. 87): con le modifiche proposte, sarebbe ridotto al rango di un funzionario di secondo livello, scelto da un Parlamento addomesticato, rispetto al primo ministro eletto direttamente dal popolo. Verrebbe a cessare quella preziosa funzione super partes che il Capo dello Stato svolge attualmente nella formazione del governo e nella gestione delle crisi, funzione che tante volte nella nostra storia repubblicana ha risolto situazioni molto delicate.
3) Il Presidente della Repubblica è anche capo della Magistratura (art.87 e 104), il terzo potere autonomo dello Stato (art.101). Con il premierato anche questa funzione diventerebbe una titolarità dimezzata, in quanto non più in grado di garantire, con l’attuale autorevolezza della carica, il delicato equilibrio tra i poteri dello Stato.
4) Se a questo contesto aggiungiamo il progetto di riforma della magistratura annunciato da Nordio, che prevede la divisione delle carriere tra inquirente e giudicante, lo smembramento del Csm in due tronconi e l’introduzione di una commissione di controllo sui giudici di competenza governativa, sarà chiaro come la magistratura finisca sotto il tacco del governo alterando uno dei principi cardine della democrazia.
5) A ciò si aggiunge il disegno ormai furiosamente in atto di mettere sotto il controllo del governo tutta l’informazione, sia pubblica che privata, attraverso una museruola imposta alla Rai, con le evidenti pulsioni censorie e di propaganda a senso unico a favore del governo e dei partiti della maggioranza. Esempi concreti sono la tenue par condicio elettorale e la cessione dell’agenzia stampa Agi (di proprietà Eni) all’editore di riferimento della Lega Angelucci, già possessore di tre giornali.
6) Dulcis in fundo, la destra – per accontentare l’ingordigia delle Regioni del nord, guidate dalla Lega – si permette di proporre l’autonomia differenziata, lo spezzettamento delle risorse pubbliche a disposizione dei governatori per frantumare l’unità nazionale, colpendo e marginalizzando ancora di più il Meridione. Nello stesso tempo, premia l’evasione fiscale e penalizza il lavoro rendendolo sempre più povero e precario.
Svuotamento del Parlamento, sottomissione della magistratura, silenziamento dell’informazione, emarginazione del meridione sono i principali ingredienti della distruzione della Repubblica democratica parlamentare nata con la Costituzione antifascista. Con questo ignobile e fallimentare disegno Giorgia Meloni intende costruire il suo regime personale, un progetto che assimila l’Italia a paesi come l’Ungheria di Orban e la Turchia di Erdogan. Ci siamo già passati: nella nostra storia abbiamo già vissuto l’assolutismo dell’uomo solo al comando e abbiamo visto dove ha portato il Paese. Non consentiremo che ciò accada di nuovo.
Occorre che le opposizioni politiche e sociali si uniscano in un patto per la democrazia e la Costituzione, pongano nel loro programma la più ferma denuncia al sordido tentativo di colpire i capisaldi della nostra democrazia che è repubblicana, parlamentare e antifascista.
Il fascismo non è solo quello storico dei manganelli, dell’olio di ricino, del silenziamento dell’opposizione, del confino, dell’arresto e dell’omicidio degli oppositori, il fascismo contemporaneo è anche più subdolo: usa le regole formali della democrazia, svuotandole di contenuto effettivo e di significato, applica il principio di una sola verità e di una sola normalità quella del potere costituito. La democrazia è come l’aria, diceva Calamandrei, ti accorgi quanto è importante quando comincia a mancare; e dobbiamo dire che si respira già a fatica, l’atmosfera è già plumbea, il clima politico è fortemente deteriorato e sembra di trovarsi davanti a una maggioranza e a un governo sordo e chiuso nella determinazione di portare avanti il suo disegno senza alcuna attenzione verso le opinioni diverse. È già asfissia.