La recessione economica sta toccando anche la Germania, la quale avendo avuto anche dalla Commissione europea il massimo sostegno e avendo violato, senza subire richiami, per ben cinque volte i limiti di Maastricht, peraltro non denunciando mai il suo surplus commerciale, ha raggiunto una indiscutibile supremazia economica in Europa. La stessa Germania però, come poco sopra si diceva, è costretta oggi a constatare quanto dannoso sia per gli Stati e per l’Europa il sistema economico predatorio neoliberista, che vuole la ricchezza nelle mani di pochi, lascia libere le imprese di acquistare prodotti finanziari nocivi anziché investire in attività produttive, vieta l’intervento dello Stato nell’economia, e fa in modo che gli Stati più forti dominino gli Stati più deboli.
Ciò in pieno contrasto con il sistema economico di stampo keynesiano, che vuole la distribuzione della ricchezza alla base della piramide sociale, fa crescere l’economia, assicura la permanenza e lo sviluppo dei posti di lavoro, e sostiene l’intervento dello Stato nell’economia.
Gli economisti tedeschi pensano soltanto ad allentare i limiti all’indebitamento, ma non riconoscono che il loro errore è stato di proporzioni molto più vaste, poiché essi hanno sostenuto un sistema economico predatorio sostituendolo al sistema economico produttivo di stampo keynesiano. Ma ora i nodi sono arrivati al pettine.
La situazione politica italiana, già tanto ingarbugliata al suo interno, si trova oggi a muoversi in una ben più ampia situazione europea, poiché l’Europa stessa, temendo i populismi e i sovranismi, auspica, a quanto pare, un’alleanza tra 5 Stelle e Pd.
Siamo abituati da tempo a questi cambiamenti radicali dello schieramento politico e una soluzione di questo tipo non ci spaventa.
Ma un dato deve essere tenuto in primissima considerazione: una eventuale alleanza fra M5S e Pd deve costituire una forza all’interno dell’Europa capace di far riflettere gli economisti europei e far comprendere loro che tra gli estremi di una politica neoliberista predatoria finora seguita e una politica sovranista e populista disgregatrice della stessa Europa, esiste una terza via: quella di far valere, come prevede la Costituzione italiana, all’interno dei singoli Stati membri, e tra gli Stati stessi, una politica che distribuisca la ricchezza fra tutti i lavoratori evitando azioni dissipatrici e predatorie da parte della finanza.
E si ricordi che da una parte dello schieramento della sinistra italiana è stata presentata alla Camera una proposta di legge (On. Stefano Fassina) che dà un’interpretazione costituzionalmente orientata, sia dei beni comuni, sia dell’articolo 832 del Codice civile riguardante la proprietà privata, e che altrettanto ha fatto il Movimento 5 Stelle presentando un analogo disegno di legge al Senato (senatrice Nugnes e altri senatori M5S).
È su queste due prime leggi che può e deve assolutamente fondarsi una rottura con il passato e l’inizio di una politica che voglia davvero assicurare l’occupazione di tutti i lavoratori e lo sviluppo economico dell’Europa.