Pino Cabras, ex parlamentare 5 Stelle e di Alternativa, oggi esponente di Democrazia Sovrana e Popolare, è stato fra gli osservatori che si sono recati a Mosca per le recenti elezioni presidenziali, che hanno visto un vero e proprio plebiscito per Vladimir Putin, confermato con oltre l’87% delle preferenze in una votazione popolare non riconosciuta dalla maggior parte dei paesi occidentali ma che gli è valsa le congratulazioni di Cina, India, Corea del Nord, Iran, Turchia e Siria. Al contrario, secondo l’Ue le elezioni si sono svolte in un clima di “sistematica repressione interna” e il moltiplicarsi di “violazioni dei diritti politici e civili”. Il leader russo ha respinto le critiche occidentali e affermato che l’elevata affluenza alle urne, oltre il 77% secondo le rilevazioni, dimostra uno schiacciante sostegno pubblico alla sua azione politica e anche all’“operazione speciale” contro Kiev.
Pino Cabras ha risposto alle nostre domande
Cosa risponde a chi dice che le elezioni russe non sono state democratiche?
Distinguiamo i piani con cui si può esprimere un giudizio su un sistema politico in cui si svolgano elezioni. Tutti i media atlantisti e gran parte dei politici occidentali hanno recitato un copione che doveva sempre partire dal definire le elezioni russe come elezioni-farsa. Ma è veramente una definizione corretta? A mio avviso no. Se è vero che le forme del dibattito politico e la concentrazione oligopolistica dei media russi sono una barriera su cui si infrangono i tentativi di costruire forze di opposizione incisive – esattamente come accade nell’Occidente delle pagliuzze e delle travi – è invece falso che il voto si sia svolto in un clima cupo di oppressione, costrizione, obbligo. Ho visitato decine di seggi a Mosca e altrettanto hanno fatto migliaia di esperti di tutto il mondo. Tutti abbiamo visto con i nostri occhi un clima accogliente e sereno. Lo Stato ha messo in piedi una formidabile macchina che ha voluto offrire svariate soluzioni di voto: con app e sistema blockchain, con totem elettronici ai seggi, nel modo tradizionale cartaceo, con servizi alle persone che stavano a casa. I comitati elettorali pluripartitici hanno seguito tutto il voto con ampie possibilità di controllo. Lo spoglio di ogni ogni scheda è stato registrato in video e chiunque può richiedere il controllo. Ma è il clima generale che ho riscontrato ad essere interessante: la gente votava volentieri in modo libero, segreto, personale e uguale.
Il voto nei territori recentemente annessi alla Russia rappresenta una conferma della volontà della popolazione di farne parte o nasconde forme di coercizione?
Tutti i colleghi con cui ho parlato e che hanno seguito il voto nei territori in questione hanno riscontrato un’adesione convinta dalla stragrande maggioranza della popolazione. E questo è sicuramente un dato gravido di conseguenze per il futuro.
Come valuta il filmato di un soldato nei seggi che secondo alcuni media conferma un’operazione non democratica?
Quel filmato è un grossolano falso diffuso su canali ucraini senza riscontri nemmeno sul luogo e il numero del presunto seggio. È stato rilanciato in modo scandalosamente manipolatorio da moltissimi media occidentali, che hanno dimostrato così un totale disprezzo delle basi deontologiche del giornalismo. Mi sono divertito a demolirlo in pochissimi passaggi e l’ho potuto fare proprio perché ho visto di persona la realtà effettiva del voto popolare. Assieme a Roberto Quaglia mi sono sbizzarrito a smontare le incongruenze palesi dei video: considerando che le regole, gli arredi, i servizi erano omologati in tutti i 90mila seggi distribuiti su 11 fusi orari, risaltava l’assurdità di non vedere le macchinette elettroniche per la registrazione dei votanti né i totem per il voto elettronico. Erano diversi i sigilli sulle urne e nemmeno le tende erano quelle giuste. Non si vedevano mai i volti delle persone. Ho spiegato ulteriori dettagli in un articolo di Enrica Perucchietti, inclusa la ridicola mancanza delle mensole nelle cabine. Oltre alle ragioni logico-politiche che rendevano assurda la narrazione. Anche il manifesto con i curriculum dei candidati rappresentato nel video era una patacca confezionata con photoshop: per scoprirlo ho ingrandito il fermo immagine del video e ho confrontato con il manifesto vero che campeggiava nei seggi veri e che io stesso avevo fotografato. Era molto diverso. Insomma, il mainstream occidentale ha voluto ingannare un miliardo di telespettatori con una cornice falsa al solo scopo di imprimere sugli ingannati un’immagine menzognera della realtà sul campo in Russia.
Il plebiscito a favore di Putin può favorire una conclusione del conflitto attraverso negoziati o porta ad un’ulteriore polarizzazione?
Dietro Putin, piaccia o non piaccia, c’è un consenso autentico che dimostra nei fatti un fallimento clamoroso e senza appello delle previsioni ridicole di chi giustificava le sanzioni per un imminente cambio di regime e un crollo dell’economia russa (che invece prospera mentre l’Europa precipita in un ruolo sempre più vassallo nella nuova divisione internazionale del lavoro). Gli anni delle sanzioni alla Russia hanno coinciso infatti proprio con un’accelerazione del declino europeo. Se nel 2008 l’UE aveva un’economia del 10 per cento superiore agli USA, oggi vale la metà, mentre nel frattempo il mondo BRICS vola. Quest’Europa non è in grado di decidere nulla e sicuramente i russi per un po’ faranno parlare i reali rapporti di forza. I dirigenti europei ci vogliono nondimeno portare a un’economia di guerra e a uno scontro con la Russia, Sono pericolosi. Perciò farò il possibile affinché riusciamo a raccogliere le firme per presentare Democrazia Sovrana e Popolare alle elezioni europee con una proposta di pace. Non sarà facile, perché in certe regioni la proporzione delle firme da raccogliere sul totale della popolazione è dieci volte maggiore di quella che era richiesta in Russia per presentare un candidato.
Laura Tussi