Proviamo ad unire i puntini. Circa un anno fa, la notte tra il 25 e 26 febbraio del 2023, in circostanze del tutto poco chiare –ma che in realtà se inquadrate nella logica politica di questo governo tendenzialmente fascistoide una chiarezza è rintracciabile – un barcone con 180 persone tra cui molti bambini affondava senza ricevere alcun soccorso, nonostante le segnalazioni, a poche decine di metri dalla spiaggia di Cutro. Un vero battesimo del sangue per il neo-governo che da subito ha colto quest’occasione per chiarire quale sia la sua linea sull’immigrazione: chi si avvia in mare deve sapere che non riceverà sostegno. Tutte le indagini e le prove, infatti, sembrano proprio testimoniare di una sequela di buchi burocratici e ritardi nei soccorsi altrimenti inspiegabili se non inquadrati in una più o meno diretta influenza della nuova e spietata linea politica sull'immigrazione, linea che, se consideriamo i contorni della vicenda condita di fatti davvero deprecabili come il festino per i 50 anni di Salvini a poche ore dalla tragedia, potremmo definire priva di qualsiasi umanità.
Appuntiamoci questa parola, disumani. Può sembrare esagerato ma come altro definire l’idea di accoglienza che hanno queste persone che sono attualmente al governo le quali vedono gli immigrati non come essere umani disperati che scappano dalla miseria, dalla fame e dalla guerra, ma come un problema fastidioso da gestire o nella migliore delle ipotesi come pacchi di Amazon da stoccare in centri -sostanzialmente detentivi, irrispettosi dei più basilari diritti umani- anche dislocati all’estero (vedi Albania) in attesa di poterli inserire, come e dove serve, nella catena di sfruttamento occidentale al costo salariale, viste le condizioni in cui versano, più basso possibile. No, non credo che definirli disumani sia esagerato.
Ma continuiamo il nostro tratteggio unendo il secondo puntino: la politica estera. Meloni non ha perso tempo e pochi mesi dopo il proprio insediamento corre da Biden per offrire tutto il suo sostegno – potremmo dire ossequioso- al vecchio inquilino della Casa Bianca e per il suo tramite al Paese più guerrafondaio della storia. Nel comunicato congiunto sottoscritto a margine dell'incontro dai rispettivi capi del governo tra le altre cose si legge:
“[...]Gli Stati Uniti e l’Italia continueranno a fornire assistenza politica, militare, finanziaria e umanitaria all’Ucraina per tutto il tempo che sarà necessario, con l’obiettivo di raggiungere una pace giusta e duratura che rispetti pienamente la Carta delle Nazioni Unite e la sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina. [...] ”
In un passaggio successivo leggiamo :
“Gli Stati Uniti accolgono con favore l’impegno del Governo italiano nei Balcani Occidentali, anche grazie al contributo delle forze armate italiane nelle missioni KFOR, EULEX e EUFOR Althea.”
Infine, non poteva mancare la stoccata alla Cina:
“Stati Uniti e Italia sono fermamente impegnati per un Indo-Pacifico libero, aperto, prospero, inclusivo e sicuro. Gli Stati Uniti accolgono con favore la maggiore presenza dell’Italia nella regione. Le parti ribadiscono l’importanza vitale di mantenere pace e stabilità attraverso lo Stretto di Taiwan, essenziale per la sicurezza e la prosperità regionale e globale. Stati Uniti e Italia si impegnano anche a rafforzare le consultazioni bilaterali e multilaterali in relazione a opportunità e sfide poste dalla Repubblica Popolare Cinese.”
Vi è poco da aggiungere se non confermare che la politica estera di questo governo è pienamente re-indirizzata, dopo i tentativi poco riusciti del governo Conte 1 di volgere lo sguardo ad oriente, nel solco dell’atlantismo e cioè, tradotto, mostrarsi proni e conseguenti alle più reazionarie politiche imperialiste elaborate oltreoceano dal Paese capofila tra i guerrafondai e cioè gli Stati Uniti d’America. Dunque, appoggio concreto e diretto in tutti gli scenari di guerra: Ucraina, Medio Oriente, Balcani e perfino indo-pacifico. La nostra politica estera può essere sintetizzata nel sostegno senza indugio del caos nordamericano in giro per il mondo nella speranza che in questo caos qualche briciola di investimento estero possa arrivare nelle casse di qualche multinazionale italiana.
Altro che sovranità nazionale, parola tanto abusata dall’attuale compagine di governo, questo è il più bieco e totale vassallaggio. Nel caso del genocidio dei Palestinesi ad opera dei sionisti, l’Italia ha abbandonato anche la, seppur altalenante, storica equilibrata posizione di mediatore, scivolando paurosamente sempre più nell’appoggio al sionismo, dimostrandosi addirittura suscettibile e ricattabile dalla comunità ebraica la quale ad ogni spron battuto in barba ad ogni minimo rispetto della altrui sovranità chiede di reprimere e silenziare perfino gli artisti che in occasioni del tutto folcloristiche come quella del festival di Sanremo, in punta di piedi, provano a dire qualcosa di buon senso sulla strage in corso nella striscia di Gaza.
Questo ci conduce all’altro puntino da unire nel disegno reazionario dell’attuale governo: la politica interna. Lo scorso autunno il protagonista, tra gli altri, è stato il ministro Salvini che si è contraddistinto per un attacco mai visto in precedenza sul diritto allo sciopero giungendo perfino a firmare la precettazione in occasione dello sciopero generale indetto da CGIL e UIL. Non che non vi siano responsabilità anche dei sindacati che in quell’occasione hanno dato prova dell’arretratezza e della debolezza generale che vivono le organizzazioni dei lavoratori, convocando uno sciopero generale per la prima volta diviso spazialmente e temporalmente, ma certamente il ministro dei trasporti non ha avuto alcuna esitazione nell’attaccare e colpire uno dei diritti fondamentali sanciti dalla Costituzione mettendo subito in chiaro che con l’attuale governo ogni segno di insubordinazione, anche minimo, deve essere colpito e represso.
Come testimonia tutta la storia della destra radicale a partire dall’epoca fascista, di contro alla tanto sbandierata prospettiva di sovranità nazionale, ciò che i governi della destra estrema alla fine realizzano è esattamente l’opposto, ossia l’accettazione ossequiosa delle politiche imperialiste sovranazionali -con la conseguente sottomissione del proprio Paese agli interessi dei capitali stranieri- e al contempo l’attacco e lo sfruttamento più duro delle classi lavoratrici nazionali compiendo esattamente l'opposto di quella che dovrebbe definirsi una politica in difesa degli interessi della patria: sfruttare il proprio popolo per favorire il profitto dei capitali esteri. La concezione del potere e dello Stato da parte di queste componenti più reazionarie del fronte borghese denota un viscerale desiderio di possesso come se la cosa pubblica fosse di loro proprietà finendo per piegarla inesorabilmente agli interessi della borghesia. Se leggiamo in questo senso anche la proposta di riforma costituzionale cosiddetta del premierato, che ha dinanzi a sè un percorso pericolosamente in discesa visti i numeri in parlamento, -cosa che lascia molto da riflettere sulle scelte settarie alle scorse elezioni operate dall’allora segretario del PD Letta - non possiamo dormire certo sonni tranquilli ad immaginare tanto potere concentrato in mani così autoritarie.
Il governo Meloni sta ancora procedendo alla conquista dello Stato ponendo i propri uomini e le proprie donne, pescate nei circoli più fidati, come figure apicali nelle principali strutture di governo e non c’è per nulla da stare tranquilli giacché già adesso possiamo scorgere tutti segni di cosa può significare controllare le principali casematte della società civile: il caso Rai- Mara-Venier ci dà un’idea della barbarie che si sta prefigurando. Quest’ultima vicenda, che sta generando non poche proteste su tutto il territorio nazionale, ci restituisce uno sguardo più profondo di cosa può significare uno spostamento verso destra del controllo di tutti gli apparati dello Stato. Spesso questo ragionamento del tutto estremistico di preferire la destra estrema alla destra liberale si è affacciato anche a sinistra: cogliendo una giusta critica alle politiche neoliberali portate avanti dai governi -presunti tecnici- guidati o sostenuti anche dal Partito Democratico si è però giunti all'estremo opposto quello di fare di tutta un’erba un fascio e considerare come due facce della stessa medaglia la destra estrema e quella moderata. In tal modo si perde di vista che la battaglia per l’egemonia nelle casematte della società civile è un complesso intreccio di rapporti e di lotte in cui le esigue forze rivoluzionarie tendono ad egemonizzare quelle sinceramente democratiche giungendo nei casi più avanzati a conquistarle e dirigerle. Tale possibilità è totalmente preclusa quando il potere non è più nelle mani delle organizzazioni dei sinceri democratici ma è passato nelle mani dei nostalgici del ventennio. A rendere ancora più complessa la situazione è la discutibile linea settaria che assumono le anime belle della sinistra che pur sotto il gioco delle forze più retrive preferiscono attaccare i sinceri democratici piuttosto che le forze al governo.