La proposta Calderoli sull’autonomia regionale differenziata, approvata dal governo, ora è all’esame del parlamento. Calderoli ha anche nominato la commissione per definire i Lep (Livelli Essenziali di Prestazione).
La presidente del Consiglio mentre fa dichiarazioni per l’unità nazionale e afferma che i cittadini avranno tutti gli stessi diritti, ha dato il via libera a questo ddl che può portare alla frantumazione di pilastri su cui regge l’unità dell’Italia come sanità e istruzione.
Il ministro della Lega ha predisposto un supermercato di poteri, fino a 500 funzioni, a disposizione delle regioni che vorranno chiederle.
Perfino Confindustria ora si rende conto che regionalizzare le politiche energetiche o le comunicazioni ferroviarie e stradali creerebbe difficoltà alle imprese.
Il governo ha rinunciato ad indicare cosa è decentrabile e cosa no, basta chiedere, malgrado le Regioni non godano di appeal visto che nel Lazio e in Lombardia l’astensione è arrivata al 60 %.
Calderoli ha detto che resterà solo se il percorso dell’autonomia regionale differenziata procederà. Un evidente ricatto, che spiega il via libera del governo.
Meloni, che tiene al piglio decisionista, ha concesso alla Lega un varco da cui l’Italia può uscire malissimo, subendo la «secessione dei ricchi».
Nel ddl i poteri li chiede la singola Regione interessata, se governo e Regione arrivano all’intesa chiederanno sul testo i pareri della Conferenza delle Regioni, della Camera e del Senato, ma ne terranno conto se vorranno perché l’aula parlamentare voterà solo il testo finale dell’intesa, un prendere o lasciare condizionato dalla possibilità per il governo di chiedere il voto di fiducia. Questa legge non potrà essere sottoposta a referendum popolare.
Questa diabolica procedura ha già evitato il voto del parlamento sui Lep, sulle altre tappe previste il voto del parlamento ci sarà solo a cose fatte. I Comuni sono semplicemente ignorati.
Il ruolo del Ministro dell’Economia è ridimensionato rispetto all’obbligo di garantire la tenuta dei conti e sono ignorate altre entità pubbliche con compiti istituzionali: la Ragioneria dello Stato, che «bollina» le leggi, l’Upb che garantisce l’Europa sui nostri conti pubblici.
Le decisioni vere sui trasferimenti finanziari e del personale sono prese da una commissione paritetica tra Regione e governo.
Calderoli ha gonfiato la sua funzione di Ministro, comprimendo Presidente del Consiglio e governo. I Dpcm debbono essere firmati dalla Presidente del Consiglio e qui Calderoli ha dovuto abbozzare.
La proposta di legge popolare costituzionale per modificare gli articoli 116.3 e 117 vuole contribuire a bloccare questo percorso che può portare ad un’autonomia fuori controllo.
Se durante il percorso parlamentare della legge Calderoli ci sarà anche questa proposta di legge costituzionale per bloccare questa follia contro i diritti e l’unità dell’Italia le possibilità di bloccare il percorso aumenteranno. Si può firmare sul sito www.coordinamentodemocraziacostituzionale.it.
Per capire la sostanza del ddl Calderoli basta seguire i quattrini. Si afferma che l’autonomia regionale differenziata non può comportare maggiori oneri per il bilancio dello Stato. Quindi i Lep sono esercizi astratti perché se dovessero stabilire che un certo servizio deve essere assicurato a tutti i cittadini, ovunque risiedano, dovrebbero essere previsti finanziamenti a favore di chi non li può garantire. Decine di miliardi. Se i Lep vengono definiti e non vengono finanziati a cosa servono? Servono a stabilire i finanziamenti e il personale che le regioni più ricche potranno pretendere dallo Stato negli accordi a due. Le altre regioni, condizionate dalla minore spesa storica, per i Lep non avranno le risorse e dovranno aspettare nuove leggi che trovino i finanziamenti per loro.
Intanto quelle più ricche avranno vuotato la cassa.
Occorre costruire un’opposizione nel paese e in parlamento in grado di bloccare la legge Calderoli, ma se la maggioranza riuscisse malgrado tutto ad approvarla bisognerà trarne le conseguenze.
Nel percorso escogitato per impedire al parlamento di intervenire e agli organi di controllo di obiettare c’è un solo strumento da usare se si vuole bloccare questa follia: il referendum abrogativo sulla legge Calderoli. Non ci saranno altre occasioni per chiamare i cittadini al voto.