Le destre guidate da Giorgia Meloni hanno deciso di chiedere a elettrici e elettori di non partecipare al voto l’8 e 9 giugno per i 4 referendum abrogativi promossi dalla Cgil e da un vasto schieramento e per quello che consentirebbe dopo 5 anni la cittadinanza agli stranieri che vivono e lavorano in Italia.
L’appello a non votare è la fotocopia di quello di Berlusconi nel 2011 contro i referendum abrogativi su leggi che il suo governo aveva voluto ad ogni costo. I referendum abrogativi nel 2011 puntavano a respingere il ritorno al nucleare in Italia (escluso da un precedente referendum nel 1987), a garantire l’acqua come bene pubblico, cioè un bene per tutti e per abrogare il legittimo impedimento che Berlusconi aveva voluto per evitare di presentarsi nei tribunali in cui era imputato.
Elettrici ed elettori nel 2011 non seguirono le indicazioni di Berlusconi malgrado il suo schieramento avesse ottenuto la vittoria elettorale e quasi 100 deputati e 50 senatori di maggioranza.
Nel 2011 la partecipazione al voto, compresi i voti all’estero, arrivò al 55 % malgrado da anni i referendum non raggiungessero il quorum necessario per la validità. I SI all’abrogazione arrivarono al 95 %. L’appello a non votare fallì.
L’8/9 giugno i referendum possono raggiungere il quorum necessario e far fare un passo avanti importante alle condizioni dei lavoratori e per ottenere più in fretta la cittadinanza italiana. Dopo decenni di diritti negati e di lavoro sempre più povero inizierebbe una risalita del ruolo del lavoro. L’argomento di Meloni che alcuni sono provvedimenti fatti approvare dal governo Renzi dovrebbe spingere a votare, non ad astenersi.
Se elettrici ed elettori comprenderanno che in gioco ci sono diritti fondamentali di chi lavora e che è interesse di tutti andare a votare l’obiettivo è raggiungibile.
La convinzione delle destre che basta un loro NO per convincere gli elettori a non votare può essere delusa aiutando le persone a liberarsi da fedeltà ideologiche e politiche, perché nei referendum si vota per obiettivi ben precisi.
Da troppo tempo i diritti di chi lavora sono stati indeboliti e la caduta del potere contrattuale ha portato a perdite di salario, al calo del monte salari complessivo e del potere di acquisto. Ridare a chi lavora diritti migliori con il SI nei referendum vuol dire tornare al reintegro a fronte di un licenziamento ingiustificato, anzichè essere costretti ad accettare solo qualche mensilità. Vuol dire riportare i contratti a tempo determinato ad un ruolo aggiuntivo rispetto al tempo indeterminato e solo per reale e motivata necessità, così è importante scoraggiare il licenziamento nelle piccole imprese con un aumento delle penalità per chi licenzia e reintrodurre la responsabilità del committente sulla filiera degli appalti e dei subappalti, che è il sistema all’origine del numero crescente di morti e di incidenti sul lavoro.
Dovremmo essere tutti d’accordo che l’Italia ha bisogno di mano d’opera straniera e che occorre costruire canali regolari di ingresso in Italia. Cosa c’è di meglio che consentire in un tempo ragionevole a chi arriva da altri paesi di vivere e lavorare regolarmente in Italia ? di viverci con la famiglia, di crescere i figli, di imparare la lingua e di essere trattato come i cittadini italiani. Nel 2024 se ne sono andati all’estero in cerca di condizioni migliori 191.000 italiani, in gran parte giovani. Ridurre da 10 a 5 anni il periodo per chiedere la cittadinanza italiana, ferme le altre regole, è una scelta di civiltà che porterà ad integrare persone di cui l’Italia ha bisogno.
Le destre al governo hanno scelto di inventarsi la favoletta di risultati ottenuti che non esistono, dimenticando che il Ministro Giorgetti è responsabile dell’aumento del prelievo fiscale sul reddito nominale sui redditi da lavoro e da pensione (in 3 anni oltre 18 miliardi) che ha contribuito con l’aumento dei prezzi a tagliare il potere d’acquisto reale. Oggi la domanda interna non beneficia degli aumenti nominali dei salari, già insufficienti, che sono mangiati dall’inflazione e dal prelievo fiscale. Questo ha permesso al governo di galleggiare senza sballare i conti, ma per farlo ha incamerato il fiscal drag di chi lavora peggiorandone il reddito reale, mentre i condoni a raffica hanno premiato altre aree sociali.
I referendum sono stati decisivi per fare avanzare diritti fondamentali di tutti in Italia, per respingere arretramenti. I referendum sono parte importante della democrazia disegnata dalla nostra Costituzione, costituiscono un punto di forza della partecipazione attiva perché chi vota decide.
Votare l’8/9 giugno è importante per riconquistare peso e considerazione e più salario al mondo del lavoro.
Alfiero Grandi