La Lega neofascista

di Tommaso Merlo - infosannio.wordpress.com - 03/03/2020
Anche i benpensanti sembrano sottovalutare il rischio di una Lega neofascista. Proprio come un secolo fa quando il fascismo prese i pieni poteri anche per l’inerzia e la complicità altrui.

Il neofascismo della Lega si manifesta in varie forme. Innanzitutto organizzative. La Lega è un partito dittatoriale. In cima c’è Salvini che è il duce e ogni suo sospiro diventa legge. Non esiste dissenso, non esiste dibattito interno, non esiste nessuna figura che possa fare ombra al dittatore. Salvini è solo al comando e attorno a lui gravitano giusto comprimari servili sempre pronti ad esaltare il loro capo supremo e folle estasiate. Questo perché “Il Duce ha sempre ragione” e chi osa dissentire è un traditore. Questo è neofascismo.

Vi è poi la propaganda martellante, altra tradizione della casa. Una propaganda capillare tutta ovviamente accentrata sulla figura del duce che incarna da solo – anche fisicamente – tutto il partito e i contenuti politici. Il popolo deve credere, non capire. Deve identificarsi nel duce convincendosi che le sue qualità straordinarie siano le sole capaci di “cambiare il mondo”. Allora i manifesti, oggi i social. Culto della persona e della personalità anche se in salsa annacquata come tutto il neofascismo del resto. Perché il fascismo classico oggi farebbe ridere i polli e allora si è aggiornato ai tempi, si è diluito per divenire digeribile e quindi votabile dai contemporanei.

Un fascismo “neo”, appunto, che si percepisce anche nelle idee tipiche della destra estrema. Quel nazionalismo che oggi viene svenduto come sovranismo, ma che è la stessa identica sbobba che ha causato guerre e atrocità nella nostra storia. Vi è poi la struttura gerarchica e l’ordine e la disciplina come valori assoluti da far rispettare anche a manganellate affinché il regime possa procedere compatto contro i nemici giurati, altro pilastro del menù. Nemici che minacciano la purezza nazionale e culturale, nemici dal diverso colore ideologico o di pelle. Perché i migranti non sono solo delinquenti, ma mettono anche a rischio quella che una volta era la razza ed oggi chiamano identità.

Il menù neofascista prevede poi il disprezzo verso tutte le diversità e le minoranze anch’esse colpevoli di “sporcare’ l’idea che il regime ha di sé. Prima gli italiani e possibilmente col petto in fuori, purosangue ed eterosessuali. Questo è neofascismo così come l’ostilità verso i paesi più liberali e l’idea di poter fare da soli. Un classico. Blindare la propria nazione per difenderla dal cambiamento e alleandola coi paesi di un “asse” che condivide la stessa ideologia. Ieri quelli nazifascisti, oggi quelli di Visegrad e Mosca, vero modello ideale.

Questo è neofascismo. Così come l’appropriazione di simboli che dovrebbero rimanere fuori dalla politica come quelli religiosi. Simboli che dovrebbero appartenere a tutti. Il neofascismo ha rispolverato la religione come strumento per dare sostanza al proprio impianto ideologico e marcare differenze identitarie. Una religiosità ultraconservatrice schierata contro gli infedeli. Ieri gli ebrei, oggi gli islamici. Il tutto con l’aiuto di una chiesa al servizio del regime, una chiesa anch’essa avversa ai diritti civili e fautrice della sola famiglia di Betlemme e che aspira a tornare ai fasti di un tempo bacchettando i peccatori da qualche pulpito supremo. Manovre inconfessabili.

I comuni mortali si devono accontentare dei baci al rosario e delle immagini della Madonna ostentate in qualche volgare comizio affinché il duce venga percepito come benedetto dall’Alto e conquisti i voti dei credenti. Questo è neofascismo. Poi c’è la cronaca. I gruppi neofascisti italiani hanno apertamente scelto Salvini come loro duce da tempo e la Lega non si è certo sottratta a questo inequivocabile abbraccio. Quando però Salvini ha fatto il botto nei consensi perché hanno cominciato a votarlo anche casalinghe e operai, i gruppi neofascisti si sono defilati per non spaventare le orde di elettori leghisti last minute. Milioni di cittadini democratici e liberali che oggi votano Lega senza nemmeno porsi il problema di votare insieme a gruppi dichiaratamente fascisti. Proprio quello che volevano. Il frutto di una strategia ben precisa che le recenti inchieste hanno dimostrato essere internazionale.

Il neofascismo soffia in tutto l’Occidente. Da Washington a Mosca. In Italia ha raggiunto livelli di consenso molto elevati e questo anche grazie ad una profonda crisi di sistema e all’immigrazione clandestina di massa finita fuori controllo. Rabbia e paura che Salvini ha sfruttato raggiungendo un successo impensabile quando solo pochi anni fa straparlava d’Indipendenza della Padania beccandosi uova marce. Ma si sa, la memoria in politica è cortissima e nonostante una penosa esperienza da ministro, Salvini può ancora ambire a coronare il suo sogno dei pieni poteri. Un Putin italiano. Un incubo che rischia di diventare realtà perché la strategia neofascista sta funzionando eccome.

Per sfondare nelle democrazie moderne il neofascismo si è travestito da “sovranista”. Si è dotato cioè un’immagine bonaria e accattivante capace di soddisfare i gusti dell’elettorato medio moderno. Idee fasciste ma rivisitate e confezionate per il mercato politico attuale  econ davanti frontmen capaci d’imbonire il grande pubblico. Come Salvini, idolo del populismo ultraconservatore continentale con cui si è alleato alle europee. Lui davanti, dietro le quinte un mondo oscuro ancora tutto da decifrare. Lui davanti, dietro un mondo neofascista da sdoganare pian piano per non spaventare casalinghe ed operai. Lui in campagna elettorale permanente nelle piazze, dietro massicce operazioni propagandistiche via social media e lobbismo occulto.

Una strategia astuta perché se Salvini scimmiottasse Mussolini gli riderebbero in faccia e prenderebbe uno zero virgola. Se invece ammicca al fascismo indossando divise, salendo sui balconi e citando il duce, scatena le ire dei rossi, riempie i giornali, compatta i suoi fans e nello stesso tempo sdogana pezzo dopo pezzo il neofascismo 2.0. Lo rende famigliare, lo rende normalità ingurgitabile. Pian piano. Perché il grande pubblico non se ne deve accorgere, perché casalinghe ed operai devono continuare a votare insieme ai fascisti senza neanche porsi il problema. Perché Salvini è un padre, un patriota, “uno di noi”.

L’uomo qualunque che piace all’uomo qualunque. Vogliono che passi l’idea si tratti di normale alternanza democratica, di nuova destra che avanza. Del resto l’ombra neofascista incombe sulla Lega da quando Salvini è segretario, ma dopo lo scandalo del Metropol e le inchieste, si prefigura tutt’altro scenario. Lo spettro di una lobby internazionale neofascista e l’Italia come laboratorio in cui sperimentare le loro dottrine. In quest’ottica, anche l’esperienza governativa di Salvini col Movimento 5 Stelle, assume tutt’altro significato. Quello d’istituzionalizzarsi, quello di trampolino di lancio.

Ora non gli resta che l’incasso. Il governo giallorosa è nato a parole per arginare Salvini, ma se continua così rischia solo di tirargli la volata. Non si rendono conto del pericolo che sta correndo il paese e si agitano per meschini pruriti personali. Anche i benpensanti sembrano sottovalutare il rischio di una Lega neofascista. Proprio come un secolo fa quando il fascismo prese i pieni poteri anche per l’inerzia e la complicità altrui.

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