LA LEZIONE DELLE ELEZIONI FRANCESI

di Felice Besostri - socialismoitaliano1892.it/ - 28/06/2022
Per la sinistra italiana, il successo di Melenchon è l’esempio da seguire

I risultati del secondo turno delle elezioni legislative francesi avranno, comunque, un merito, di togliere argomenti ai sostenitori del maggioritario a doppio turno come la ricetta per assicurare la stabilità dei governi e quindi la “governabilità” del sistema politico-costituzionale.
Finché ci saranno elezioni libere e voto segreto non si potrà prescindere dalla volontà degli elettori per l’uso che faranno del loro diritto di voto. Il voto sarà sempre ambivalente – e perciò oscillante- tra voto elezione e voto sanzione, quale che sia il sistema elettorale prescelto, proporzionale, maggioritario o misto.
Con il voto elezione si fa una scelta fra candidati e/o liste concorrenti per premiare quelli preferiti per formare una maggioranza gradita. Con il voto sanzione si punisce chi ha governato male, confermando il giudizio negativo già espresso ovvero contro le aspettative ingenerate specialmente se sono state deluse.
Il voto sanzione si esprime anche non recandosi alle urne e le legislative francesi ne sono espressione con il 52,49% al primo turno cresciuto al 53,77% al secondo, ma non solo, sono aumentate le schede bianche e nulle, che al secondo turno sono cresciute da 360.844 a 1.235.844 le bianche e da 151.166 a 480.962 le nulle, da aggiungere ai 793.232 astenuti in più.

Il voto sanzione di Macron è confermato dal fatto che nel 2022, alle legislative i votanti (23.257.508 al I° turno e 22.464.276 al II°) e i voti validi (22.745.498 al I° e 20.747.470 al II°) sono stati in valori assoluti superiori a quelli del 2017 sia come votanti (23.167.508 al I° e 20.164.615 al II°) che come voti validi (22.654.164 al I° e 18.176.066 al II°): essendo diminuiti i voti al I° turno per le liste della maggioranza presidenziale nel 2022 (5.874.286) rispetto al 2017 (7.323.496) significa che un buon numero di elettori ha partecipato alle elezioni per non votare Macron, cioè deponendo schede bianche o nulle ovvero votando per suoi oppositori sia di sinistra, NUPES (5.939.897), o di destra estrema RN(4.248.626) e mantenendolo anche al turno di ballottaggio in misura superiore all’usuale.

Ensemble è stata, comunque, premiata con 246 seggi benché inferiore alla maggioranza assoluta di 289, che aveva raggiunto agevolmente nel 2017 con i soli 308 seggi di LREM, cui si erano aggiunti i 42 dell’alleato MODEM. La perdita di consenso per il movimento fondato da Macron è ulteriormente sottolineata dal fatto che ENSEMBLE era in partenza costituito da tre componenti (LREM, MODEM e HORIZON).
Nei commenti alle elezioni francesi il risultato dei candidati della NUPES con 142 seggi appare meno importante degli 89 del Rassemblement national, perché confrontati con gli 8 seggi, che ha avuto nel 2017 rispetto ai 61 uscenti dei partiti, che hanno aderito al progetto NUPES, dimenticando che il risultato andrebbe valutato alla luce dei risultati delle presidenziali con i candidati ecologisti, ma specialmente socialisti e comunisti che hanno conseguito risultati miserrimi con l’unico effetto numerico di impedire a Mélenchon di andare lui al ballottaggio con Macron, invece della Le Pen.

Tuttavia, non c’erano le condizioni politiche per avere un candidato unico della sinistra, quando la polemica era tra loro acuta e tra i socialisti e Mélenchon di antica data. Alle elezioni presidenziali 2002 il candidato socialista Leonel Jospin fu escluso dal ballottaggio per meno di 200.000 voti, anche per il successo (1.518.528 voti) della candidatura di Jean-Pierre Chevènement per il Movimento Repubblicano e Cittadino, padre politico di Mélenchon. La ripresa socialista con l’elezione a Presidente di Hollande non risolse i problemi di nuovi rapporti a sinistra, nemmeno ricercati, e il disastro di immagine del Presidente socialista, non ricandidabile, fu la causa prima dell’invenzione di Macron, che pure era stato valorizzato dai socialisti come Ministro dell’Economia, dell’Industria e della Digitalizzazione tra il 2014 e il 2016.
Al primo turno delle legislative a NUPES era riuscito di essere la lista, i cui candidati erano stati i più votati, i 65.611 voti in più non erano tali da poter aspirare a conquistare la maggioranza dei seggi tenendo conto, che non era presente a tutti i ballottaggi a due, ma soltanto a 278 con Ensemble, 62 con RN e 29 con la Destra, cioè in 369 collegi, ma in testa soltanto in 182.

Nel sistema francese anche quando ci sono tre blocchi elettorali al primo turno come è avvenuto alle Presidenziali con Macron al 27,6%, Le Pen al 23,41% e Mélenchon al 21,95% e alle elezioni legislative con NUPES al 26,11%, Ensemble al 25,83% e RN al 18,99% può teoricamente aversi un risultato aperto, cioè nessuna lista di candidati con la maggioranza assoluta con un’altissima percentuale di triangolari, ma questo dipende dalla partecipazione elettorale, perché il terzo candidato deve raccoglier voti pari almeno al 12,50% degli elettori iscritti, che è difficile da raggiungere.
Infatti, su 572 ballottaggi, appena 5 deputati eletti al primo turno, vale a dire con voti superiori al 50% dei voti validi e pari al 25% degli elettori iscritti, appena 8 sono state le triangolari, di cui appena 7 celebrate come tali. Nel 2017 ce ne fu una sola con un’astensione del 51,30%, minore del 52,90% ma in assenza di una tripolarità, perché dopo il 28,21% di LREM al secondo posto c’erano i gaullisti di LR al 15,77% e al terzo il 13,20% del Front Nationale.

Alle elezioni presidenziali e legislative del 2022 al primo turno vi è stata un’articolazione tripolare anomala, senza precedenti nelle elezioni successive alla riforma (legge costituzionale del 2.X.2000) della durata del mandato presidenziale da 7 a 5 anni.
Nelle elezioni presidenziali e legislative del 2012 (Pres.: Hollande 28,6% – Sarkozy 27,2% con la Le Pen al 17,9; Leg.: PS 29,35%-UMP 27,12% e FN 13,60%) e del 2007 (Pres.: Sarkozy 31,18%-Royal 25,87% e Bayrou 18,57%: Leg.: UMP 39,54%-PS 24,73% e UDF MODEM 7,61%) lo schema è stato quello clasico bipolare- Hanno fatto eccezione le prime elezioni 2002 dopo la riforma costituzionale dell’anno 2000 poiché al primo turno tripolare delle presidenziali hanno ottenuto Chirac 19.88%, Jean Le Pen 16,86% e Jospin 16,18%, che tuttavia non si ripetuto, a differenza del 2022, al primo turno delle legislative con UMP al 33,3%, PS al 24,11% e FN al 11,34%.

I sistemi maggioritari presuppongono un sistema politico bipolare, meglio se nel senso di bipartitico, ma non lo creano, come dimostra l’esperienza italiana della legge n. 270/2005, il famigerato Porcellum, se non ricorrendo a normative incostituzionali come la legge elettorale n. 165/2017, detta Rosatellum, come modificata ed integrata dalla legge n. 51/2019, perché premia in seggi, in violazione degli artt. 3, 48 e 51 Cost. coalizioni, che non hanno nemmeno un programma comune e non consente agli elettori di poter liberamente votare i candidati in collegi uninominali maggioritari, dopo aver bloccato totalmente le liste proporzionali. La distorsione maggiore rispetto ad uno dei principi con cui la Corte Cost. ha annullato il Porcellum, con la sentenza n. 1/2014 è il vincolo non derogabile tra voto maggioritario e voto proporzionale, che non rispetta i principi di un voto eguale, libero e personale, optando per un sistema misto di 3/8 di seggi maggioritari e 5/8 di seggi attribuiti proporzionalmente.

Apparentemente era un segnale, rispetto al Mattarellum, che aveva 3/4 di seggi maggioritari, di una scelta di privilegiare la parte proporzionale, contraddetta conteggiando i voti dati nel collegio maggioritario, invece di scorporarli come nel Mattarellum Senato, anche quando avevano eletto il candidato e stabilendo regole di arrotondamento diverse tra Camera e Senato, in quest’ultimo caso più favorevoli al maggioritario, già privilegiato dal numero ridotto di membri la metà della Camera, 200 in luogo di 400. Viene alterato il rapporto tra voti in entrata e seggi in uscita, non ammissibile quando il legislatore scelga un sistema, anche in parte proporzionale (Par. 3.1-La questione è fondata, cpv. XI, sent. 1/2014) Macron non premiato dalle urne dispone di riserve nel gruppo dei gaullisti LR-UDI che dispone di 64 seggi e in Parlamentari non iscritti ad un gruppo, che sono 14 di centro-destra e 13 di sinistra fuori di NUPES, che non costituirà un gruppo unico.

La Costituzione del 1958 gli consente di blandire o minacciare i gruppi di deputati, non politicamente e ideologicamente coesi, con nuove elezioni a tambur battente ai sensi dell’art. 12 con uno scioglimento anticipato con l’unico vincolo di sentire il Primo Ministro e i Presidenti delle Assemblee.
Il c. 2 dell’art. 12 Cost. prescrive che “Le elezioni politiche hanno luogo almeno venti giorni e al massimo quaranta giorni dopo l’avvenuto scioglimento.” e il c. 4 che “Non si può procedere ad un nuovo scioglimento durante l’anno che segue dette elezioni.”: indire nuove elezioni e non ottenere una maggioranza assoluta rappresenterebbe, comunque, la fine politica del Presidente.

La minaccia di nuove elezioni ha funzionato in Italia a causa di un taglio medio del 36,50% del numero dei parlamentari per una legge costituzionale, la n. 1 del 2020, approvata, oltre che da un’ampia maggioranza parlamentare, dal popolo nel referendum costituzionale previsto dall’art. 138 della Costituzione.
La UE stenta a rappresentare un’entità coesa ed autorevole con una sua autonomia nello scenario internazionale come l’aggressione russa all’Ucraina sta dimostrando e il voto dei governi rappresentativi della maggioranza della popolazione mondiale, non solidali con l’Ucraina e con le sanzioni, dovrebbero essere motivo di preoccupazione.
Macron, che termina il mandato di Presidente dovrà scegliere tra un accordo politico con la destra gaullista o un mercato di acquisti di deputati “responsabili”, in ogni caso contribuendo al rafforzamento delle motivazioni della sinistra.

Al successo francese del 2017, una formazione nuova, né di destra, né di sinistra, aveva guardato con simpatia il PD di Renzi, quando aveva pensato di trasferire alla politica nazionale il successo delle europee 2014, che sarebbe stato amplificato da quel sistema elettorale.
Cinque anni dopo è, invece per la sinistra italiana, il successo di Melenchon l’esempio da seguire.
Se c’è una lezione da trarre dalle elezioni francesi, è che i problemi della sua inconsistenza politica-elettorale, inferiore nelle elezioni 2018 e 2019 a quella di PSU, PSI e PCdI nel 1924, non è l’ammirazione di volta in volta di Tsipras, della Linke o di Podemos e ora di Mélenchon, quando non è stato Chavez, ma dovrà nascere da una riflessione e da una prassi politica e sociale con salde radici italiane.

Punto di partenza obbligato è l’attuazione della Costituzione e dei compiti che assegna alle istituzioni e alle formazioni politiche, regolate dall’art. 49 Cost., come definiti nell’art. 3 c. 2, il cui testo dovrebbe essere scolpito nelle menti e nei cuori di tutti, uomini e donne che vivono nel nostro Paese e non solo delle cittadine e dei cittadini: «È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.»

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