Oltre ai soliti cavalli di battaglia, quale l’immigrazione con tutte le sue implicazioni, mi ha particolarmente colpito un passaggio del discorso del presidente del Consiglio Meloni all’ONU. Che cosa significa l’esortazione verso questa istituzione ad uscire dall’assetto cristallizzato di un conflitto che si è concluso ottant’anni fa, per dare a tutti la possibilità di dimostrare il proprio valore nel presente? Parla per se? Parla come leader di una destra estrema che discente apertamente e senza remore da quelle ideologie, come fascismo e nazismo, sconfitte sonoramente nel secolo scorso? Vero è che siamo abituati a scandalose e riacquistate verginità politiche.
Ma il riconoscimento che vorrebbe la Meloni, unitamente a tutta l’estrema destra mondiale, non l’avrà mai, nonostante i forsennati giri che fa all’estero e gli interventi urlati che riserva al paese. Solo se l’intero mondo decidesse di non rimanere nell’orbita di una piena democrazia, potrebbe accadere.
È il caso di dire che la lingua batte dove il dente duole ed assistiamo da parte della presidente e dei suoi ascari, al tentativo continuo di riscriverla, a proprio uso e consumo, la storia del ‘900. Ecco, oggi, essere “patrioti” significa non accondiscendere a simile manipolazione, in nome di valori imprescindibili, estranei a questa destra e che essa mai riconoscerà.
Lino D’Antonio