La prima battaglia sia contro il ddl autonomia di Calderoli

di Alfiero Grandi - 13/03/2023
La raccolta delle firme sulla Pdl è in corso e ha bisogno del sostegno di chi vuole fermare Calderoli e c. Restano meno di due mesi per arrivare a 50.000 firme e, in seguito, alla discussione in Senato (possibile grazie al nuovo regolamento) nel corso della quale ogni senatore dovrà schierarsi e pronunciarsi.

Elly Schlein ha detto parole nuove e impegnative per il Pd: “Ci opporremo con forza al disegno pericoloso di Calderoli sull'Autonomia regionale differenziata, che divide un paese che invece va ricucito”.

Ora debbono seguire comportamenti coerenti.

Va costruita un'opposizione vera, dei partiti, alla proposta di Calderoli che oltre al disegno di legge portato al Consiglio dei Ministri ha indicato le 500 competenze che le Regioni potrebbero pretendere.

Un supermercato per accrescere i poteri delle Regioni ricche, dimenticando che l'astensione dal voto in Lazio e in Lombardia è stata del 40%.

Occorre bloccare questo gioco dell'oca per non compromettere pilastri dell'unità nazionale e dei diritti dei cittadini come la scuola e la sanità – che hanno già seri problemi - o scelte economiche decisive come strade, ferrovie, autostrade, le politiche energetiche ed ambientali. Anche Confindustria ha compreso che semmai occorre una regia europea, non uno spezzatino per regioni delle scelte politiche nazionali.

Il contrasto alle proposte di Calderoli deve essere netto perchè anche a destra non tutti condividono di mettere a rischio l'unità nazionale.

Se il Pd farà seguire i fatti alle parole di Schlein verrà archiviato l'errore di Bonaccini, che all'inizio aveva flirtato con Fontana e Zaia.

Occorre ammettere, come ha fatto Rosi Bindi con coraggio, che le modifiche del titolo V volute dal centro sinistra nel 2001 erano un errore e hanno lasciato varchi in cui la Lega si è fiondata.

Il progetto Calderoli è in contrasto con la Costituzione perchè divide i cittadini rispetto ai diritti e ignora la solidarietà verso le aree più deboli che, guarda caso, è il punto più interessante del PNRR.

Quindi occorre chiudere i varchi che fanno dire ai leghisti che stanno attuando la Costituzione.

Qui è l'originalità della proposta di legge popolare costituzionale presentata dal C.D. C, tra i firmatari Villone, Viesti, Gianola ed altri 120 esperti.

La pdl punta a riscrivere gli articoli 116.3 e 117, per superare il contenzioso (2200 ricorsi) che ha intasato la Corte costituzionale sui poteri concorrenti.

La pdl stabilisce un principio nazionale di governo delle scelte sulle materie, stabilisce che la regione non può decidere in un patto a 2 con il Governo materie e risorse, che il parlamento deve pronunciarsi sempre come i cittadini, che vanno chiarite quali risorse verranno destinate alle aree più deboli.

Anche i Lep non sono un toccasana in sé, non a caso c'è chi li definisce diritti minimi.

Non si tratta di diritti minimi ma di livelli obbligatori e uniformi di prestazione nel territorio nazionale, bloccando il tentativo di alcune regioni di fuggire con la cassa lasciando le altre prigioniere della spesa storica e delle restrizioni di bilancio. La sanità è già sottofinanziata, con diritti diversi da regione a regione.

Le dichiarazioni di Meloni sull'interesse nazionale sono in contraddizione con la deriva simil secessionista della Lega.

La raccolta delle firme sulla Pdl è in corso e ha bisogno del sostegno di chi vuole fermare Calderoli e c. Restano meno di due mesi per arrivare a 50.000 firme e, in seguito, alla discussione in Senato (possibile grazie al nuovo regolamento) nel corso della quale ogni senatore dovrà schierarsi e pronunciarsi.

Alfiero Grandi

 le firme si possono apporre sul sito www. coordinamentodemocraziacostizionale.it 

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