La sinistra va alle elezioni europee col proprio nome

di Luigi Pandolfi - huffingtonpost.it - 10/04/2019
Alle prossime elezioni europee la sinistra correrà con il proprio nome, consapevole dell'alto valore simbolico e del significato politico della parola "sinistra"

Oggi è stato presentato ufficialmente il simbolo della lista che si chiama, per l'appunto, "La Sinistra", quella che in Europa fa riferimento al Partito della Sinistra Europea e al gruppo parlamentare "Sinistra Unitaria Europea/Sinistra Verde Nordica" (Gue/Ngl).

L'obiettivo della lista, come è stato sottolineato in conferenza stampa, è quello di offrire, in questa tornata elettorale e domani nel Paese, un terzo spazio politico fra neoliberismo e nazionalismo xenofobo e razzista, per un'altra Europa e un altro modello di società. Un primo passo per riconnettere le lotte sociali e ambientali di questi anni, nella prospettiva della costruzione di una nuova soggettività della sinistra di alternativa.

L'Europa di oggi, con la sua architettura istituzionale non democratica e con la disciplina fiscale che discende dai Trattati, è da cambiare radicalmente. Porta la responsabilità dell'impoverimento di milioni di persone e, di conseguenza, dell'ascesa un po' ovunque di destre disumane che minacciano la prospettiva stessa di un'Europa unita, federale e democratica.

Questa Europa non è stata, nella sua configurazione istituzionale, la causa della crisi nella quale siamo ancora drammaticamente immersi, ma ne ha aggravato il decorso e ne ha fatto pagare il prezzo maggiore ai ceti popolari attraverso folli politiche di austerità, di smantellamento dello stato sociale, di svalutazione del lavoro.

Povertà dilagante, crescita vertiginosa delle disuguaglianze, disoccupazione e precarietà, nuove e più subdole forme di sfruttamento del lavoro, guerra tra i poveri, tra gli ultimi della nostre società e i nuovi dannati della terra, i migranti che scappano dai loro paesi per ragioni economiche, ambientali, di sicurezza.

Un quadro insopportabile, che richiede una decisa inversione di rotta.

Nondimeno, l'uscita dall'euro e dall'Unione non sono la soluzione, come alcuni, anche a sinistra, sostengono. Ne pagherebbero il prezzo più alto proprio le classi popolari, i lavoratori, con più austerità e meno diritti sociali.

In una economia mondiale fortemente interconnessa, con i capitali che circolano liberamente, è una pia illusione quella di poter recuperare margini di "sovranità" sfruttando la leva di una moneta nazionale svalutata. La priorità diventerebbe la difesa della moneta stessa e del debito pubblico, a scapito dei diritti dei lavoratori e del welfare state.

L'obiettivo deve essere quello di una riscrittura radicale dei Trattati, nella prospettiva di un'Europa federale. Nell'immediato, quello di mettere in mora, anche attraverso la disobbedienza, il Patto di bilancio europeo, più noto come Fiscal compact. Un accordo che non è entrato nel diritto europeo ma che continua a regolare le politiche fiscali dei Paesi membri, con gravi conseguenze sulla capacità di quest'ultimi di investire nell'economia e nel sociale, di essere resilienti rispetto agli effetti del ciclo economico.

La Bce non può continuare a essere soltanto il guardiano dei prezzi e il salvagente delle banche. In un'Europa politicamente più integrata dovrà essere di servizio a politiche pubbliche per la piena e buona occupazione, per la riconversione ecologica dell'economia dello spazio comune.

Sono alcuni dei temi che caratterizzano il programma de La Sinistra, insieme a quello di una patrimoniale sulle grandi ricchezze, a quello di un reddito di autodeterminazione europeo e della riduzione dell'orario di lavoro.

Temi cruciali, in una competizione elettorale dove almeno c'è un punto di chiarezza: le liste nazionali rispecchieranno la geografia delle principali famiglie politiche europee.

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