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Al Ministro agli Affari Regionali
On. Francesco Boccia
Al Ministro per il Sud e la coesione territoriale
On Giuseppe Provenzano
Oggetto:
richiesta di incontro al fine di esporre l’opinione del CDC sull’autonomia differenziata ex art. 116, c. 3, Cost.
On.li Ministri,
il CDC nazionale, qui rappresentato dal prof Massimo Villone, presidente, chiede di essere ricevuto al fine di illustrare direttamente a Voi i motivi delle gravi preoccupazioni in merito ai processi in corso di ulteriore autonomia regionale ex art. 116, c. 3, Cost.
Riteniamo che le attuali proposte di autonomia differenziata di Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna siano destinate, seppur in grado diverso tra loro, a produrre un ulteriore insostenibile aumento delle diseguaglianze di territori e cittadini, nonché – di conseguenza – a rallentare lo stesso sviluppo economico (per la relazione ineguaglianza /sviluppo si veda lo studio del FMI di Aiyar e Ebeke, 2019, paper n. 19/34).
Condividiamo le preoccupazioni espresse dal Consigliere dell’Ufficio parlamentare di Bilancio, Alberto Zanardi, udito dalla Commissione Bicamerale per il federalismo fiscale il 10 luglio 2019, il quale ha sollecitato maggiore attenzione all’analisi delle funzioni di cui si chiede il trasferimento per valutarne la coerenza con gli interessi nazionali e le ricadute sul funzionamento dello Stato e delle altre Regioni. Lo stesso Zanardi ha infatti rilevato la presenza, nel sistema di finanziamento delle nuove competenze di “elementi contraddittori e rischiosi sia per la tenuta del vincolo di bilancio nazionale sia sulla garanzia della solidarietà interregionale…”. Zanardi ha infine affermato, come noi affermiamo, che l’ipotesi di rinviare la valutazione degli effetti sulla finanza pubblica dell’ipotizzato trasferimento di competenze a DPCM successivi all’entrata in vigore delle leggi di approvazione delle intese è inadeguata e inaccettabile perché non consente ai decisori politici di conoscere le conseguenze effettive che potrebbero prodursi.
Sottolineiamo, in attesa di confrontarci, i seguenti elementi di assoluta criticità che meriterebbero da parte del Governo un’adeguata riflessione e che desidereremmo esporre compiutamente a Voi:
a) Assenza di una preventiva disciplina nazionale di attuazione dell’art. 116, c. 3, Cost. come, per esempio, proposto nello schema di disegno di legge approvato dal Consiglio dei Ministri del Governo Prodi il 21. 12. 2007. Tale disciplina attuativa oggi dovrebbe normare lo schema d’intesa, prevedere il consenso dei Ministri di ogni singola materia e il parere della Conferenza Stato–Regioni e della Conferenza Stato-Cittàw ed Autonomie locali, richiamare l’obbligo di rispettare i principi ex art. 119 Cost. (e segnatamente, quelli indicati al comma II, secondo capoverso, e comma IV), statuire circa il periodo di efficacia delle intese e gli eventuali interventi correttivi nel periodo di vigenza, definire un procedimento legislativo che riservi al Parlamento il più ampio potere decisionale sul merito delle intese e che pertanto sia pienamente conforme all’art 72 Cost. e ai regolamenti delle Camere, senza alcun improprio richiamo alle intese ex art. 8, c. 3, della Costituzione;
b) assenza di una legge quadro che in ciascuna materia, anche sulla base della consolidata giurisprudenza costituzionale in materia, definisca ciò che attiene all’unità e indivisibilità della Repubblica e sia quindi in termini assoluti insuscettibile di delega o trasferimento alle regioni (come per l’istruzione o le infrastrutture strategiche di livello nazionale) o sia delegabile solo sul piano delle funzioni amministrative. In specie per le competenze concorrenti andrebbe seguita l’indicazione contenuta nella sentenza n. 303/2003 della Corte Costituzionale secondo cui non può essere devoluta ulteriore competenza nelle materie ex art. 116, c. 3, nel caso in cui tale devoluzione limiti il potere dello Stato di decidere in ambiti in cui si manifesta un “preminente interesse nazionale”;
c) assenza della previa definizione legislativa dei LEP, dei fabbisogni standard, dei fondi perequativi orizzontali;
d) quali che siano le cornici normative di cui sopra, va in ogni caso scongiurata la possibilità che con la maggiore autonomia singole regioni acquisiscano titolo all’aumento della quota di risorse pubbliche destinata ad esse, dovendosi in senso contrario procedere a un generale riequilibrio della distribuzione territoriale di quelle risorse e al superamento della spesa storica con una piena attuazione dell’art. 119 della Costituzione e della legge 42/2009, con l’obiettivo di garantire eguali diritti ai cittadini in ogni parte del paese e di ridurre il divario, oggi crescente, tra nord e sud del nostro paese.
Il nostro orientamento trova ampio riscontro nelle audizioni parlamentari sul tema e nelle posizioni assunte da studiosi analisti, commentatori, da istituzioni come la Corte dei conti o il Dipartimento di giurisprudenza della Università di Napoli Federico II che ha istituito un Osservatorio permanente, da organizzazioni sindacali e imprenditoriali, da espressioni della società civile. Riteniamo che, ove si continuasse a procedere come sinora si è fatto senza una sostanziale discontinuità, l’esito sarebbe la completa disarticolazione dello Stato.
Vi ringraziamo dell’attenzione e restiamo in attesa di una risposta.
p. la Presidenza del Coordinamento per la Democrazia Costituzionale
Alfiero Grandi vice presidente
Roma 7/10/2019
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