Una parte non indifferente di quanti hanno votato in favore del taglio dei parlamentari sono o erano convinti che ne sarebbe conseguita l’approvazione immediata di una nuova legge elettorale, che avrebbe compensato se non migliorato la rappresentatività del Parlamento, per contribuire alla attuazione della sovranità popolare espressa nell’articolo 1 della nostra Costituzione.
Molti di noi, che invece abbiamo votato NO, ci siamo chiesti, fra l’altro, che coerenza avesse questa convinzione con una riforma che attribuiva ‘peso’ clamorosamente diverso ai cittadini in base alla loro residenza (vedi senatori attribuiti alle province di Trento e Bolzano). Ma non è più tempo di recriminazioni; dobbiamo invece puntare a ricostruire quella unità che ha caratterizzato lo schieramento dei ‘difensori’ della Carta costituzionale di fronte ai tentativi di stravolgimento che hanno caratterizzato gli ultimi decenni.
Anche perché è assai probabile che la conferma del ‘taglio’ apra la strada a molte altre modifiche, in alcuni casi quasi indispensabili o automatiche, ma sicuramente non indolori né migliorative della efficacia della nostra Costituzione nel suo compito di tutelare le minoranze e limitare il potere delle maggioranze pro-tempore.
Il compito di quanti reclamano da tempo il rispetto dei Principi costituzionali e la loro attuazione rimane dunque immutato. Ribadendo la necessità di restituire al Parlamento il suo ruolo, di cessare l’abuso della decretazione (falsamente) d’urgenza e dei voti di fiducia per tenere insieme maggioranze traballanti, e di ripristinare la separazione dei Poteri.
Ma la priorità assoluta è senza dubbio proprio l’approvazione di una legge elettorale che restituisca alle elettrici e agli elettori il potere di scegliere da chi farsi rappresentare in Parlamento e non escluda dalla rappresentanza milioni di Italiani e/o intere aree geografiche.
Da questo punto di vista non è sufficiente che il sistema sia ‘proporzionale’, perché potrebbe solo garantire il numero dei seggi assegnati a ogni lista, ma non la ‘qualità’ degli eletti. Né la facoltà di esprimere la ‘preferenza’ può essere sostituita dalle varie forme di ‘primarie’ per la scelta dei candidati, magari mediante un programmino di internet, da presentare in liste bloccate.
Come non sono accettabili ‘soglie’ che sterilizzerebbero il confronto politico, nella direzione di un bipartitismo forzato.
L’appello dei dieci costituzionalisti (che hanno tenuto a precisare di aver votato in modo non omogeneo) per una legge elettorale che favorisca ‘un’effettiva scelta da parte degli elettori, valorizzando i principi costituzionali, superando liste bloccate e candidature multiple’, lanciato dal Fatto Quotidiano e già sottoscritto da decine di migliaia di elettori, è un primo passo nella giusta direzione, e conferma che, nonostante tutto, la Costituzione del 1948 rimane il fondamento della nostra democrazia.