Spontanea, inaspettata, organizzata quasi per caso, nella casa di quattro millennials, senza la macchina di un partito a ingrossare le truppe. Ecco, quella piazza è un sentimento. “Piazza Maggiore così piena non si vedeva dai tempi del funerale di Lucio Dalla”, si spella le mani l’incredulo Mattia Santori, che è uno degli ideatori del flashmob, che ha surclassato, almeno stando ai numeri, il PalaDozza in versione leghista. Salvini versus sardine. Ma chi sono queste sardine, come nascono, da dove vengono? Circa una settimana fa Santori, trentaduenne, che al mattino fa il ricercatore e al pomeriggio l’istruttore di sport per bambini e disabili, si ritrova a casa con tre amici con i quali ha abitato per anni.
Eccoli, allora seduti attorno a un tavolo, mentre addentano un piatto di pasta. Eccoli, Santori, la toscana Giulia Trappoloni, la più giovane (29 anni, fisioterapista), l’ingegnere bolognese Roberto Morotti (31 anni) che lavora in uno studio e nel tempo libero si diletta a guidare laboratori creativi sul riciclo della plastica. E poi ancora Andrea Garreffa, che si è trasferito nel capoluogo emiliano-romagnolo all’età di sei anni, uno che grazie agli studi ha girato il mondo ed oggi fa la guida turistica. A un certo punto della cena Santori alza il dito e lancia una proposta: “Giovedì prossimo, ci sarà qui, a Bologna, Salvini, che ne pensate di lanciare un flash mob cercando di coinvolgere un po’ di persone attorno a un’idea diversa?”. Non è uno scherzo ma è nata così, giura Santori, l’idea di un flashmob “un po’ ironico, non troppo”, che ha come obiettivo quello di sconfiggere le presenze di Salvini al PalaDozza. Sì, proprio così.
I “quattro moschettieri”, li chiamano così, ricordano che il Capitano leghista l’ultima volta che radunò il popolo di via Bellerio a Bologna esultò parlando di “centomila partecipanti a Piazza Maggiore”. “Ma quale, è una bufala enorme”, ribatte Santori. Che assieme a tre “compagni” decide di sfidarlo consapevole che “noi possiamo lanciare una campagna molto più grossa delle sua”. Al grido “Bologna boicotta Salvini”, “Bologna antifascista”. Con un sottotitolo tenuto coperto: risvegliare il popolo di sinistra che “in questi anni è rimasto seduto sul divano a guardare la televisione e a lamentarsi e basta”. Ecco, “siamo riusciti ad invertire la rotta e abbiamo riportato in piazza chi era stanco, chi si era impigrito”. Allora che fanno i quattro amici? Partono dal presupposto che devono riempire il Crescentone, ovvero il marciapiede rialzato di Piazza Maggiore che misura 1.800 metri quadrati. Da qui nasce il nome “sardine”. Perché? Perché, sorride Santori, “abbiamo calcolato che se sul Crescentone fossimo stati stretti come sardine avremmo raggiunto il numero di 6000 persone e battuto Salvini”. E allora ecco una pagina facebook che si intitola così: “6000 sardine contro Salvini”. E ancora: “Partecipa al primo flashmob ittico della storia”. All’interno del post si legge che “è arrivato il momento di dimostrare che siamo più di loro”. Il tutto condito da una serie di domande che hanno come scopo quello di resuscitare quel popolo di sinistra che è rimasto legato a una storia che non c’è più. “Quante volte avresti voluto metterci la faccia e poi ci hai ripensato? Quante volte ti è salito il mal di pancia leggendo i commenti sotto i post della Lega? Quante volte ti sei detto “non può essere vero”? Bene, è venuto il momento di cambiare l’inerzia della retorica populista, di dimostrare che i numeri contano più della prepotenza, che la testa viene prima della pancia e che le persone vengono prima degli account social”.
La pagina facebook decolla. Nemmeno loro si aspettavano una risposta di cotanta portata. “Nel primo giorno della nascita dell’evento pensavamo di arrivare a quota mille adesioni, e invece abbiamo superato quota 8 mila. C’è stato un effetto moltiplicatore pazzesco, che ha risvegliato un sentimento diffuso”. L’effetto moltiplicatore è il risultato di quello che Santori ribattezza “un nuovo modello di fare politica”: “Non il solito teatro dei Salvini, Berlusconi, Renzi, ma il successo è dovuto al fatto che la gente voleva una maniera diversa di esprimere un pensiero politico grazie a questo nuovo modo di comunicare”. Stufi dei soliti palcoscenici, dove tutto è infiocchettato come una fiction, ieri oltre 15 mila persone sono scese in piazza con una “sardina” in mano o vestiti da “sardina” per dimostrare che esistono e che apprezzano questo nuovo modo di fare politica. Pacifica, senza alcuna bandiera di partito, ma efficace. Va da sé che non essendo un movimento politico non hanno certo una proposta in tasca. Certo è che a differenza dei grillini non disprezzano la politica, ma altresì le logiche partitiche. Ecco, non vogliono essere tirati per la giacca. Vi ha contattato il Partito democratico dopo il successo? “No, no, no”, assicura Santori, il quale insiste: “La gente ci ha apprezzato perché eravamo quattro sconosciuti”, argomenta. Quanta sinistra c’era a piazza Maggiore? “Non c’era solo gente di sinistra, ma la piazza era variegata, c’erano tanti bambini, adolescenti, trentenni, anziani…”. Certo è che non è un caso se questo fenomeno parte dalla rossa Bologna, dal feudo di una sinistra che oppone resistenza alle paure che agita Salvini. “Oggi c’è lui che parla e gli altri gli vanno dietro. Ma il suo messaggio sta diventando vecchio, obsoleto. L’uomo solo al comando appartiene al passato”.
Lunedì ci sarà una nuova sfida: Salvini versus Sardine. Questa volta la rivincita si celebrerà a Modena, altro feudo rosso. Chi vincerà? Non è dato sapere, sia come sia non c’è una regia dietro questo movimento che è nato attorno un tavolo grazie al contribuito di quattro amici. Adesso l’obiettivo è di non fermarsi all’Emilia Romagna, ma far sì che nuclei di “sardine” nascano su tutto il territorio nazionale. Da Trieste a Palermo, il tutto spontaneamente. “La nostra speranza è che sia tutto auto-organizzato. Tutto questo funzionerà se ognuno nella sua città lancerà la proposta”. Prima però occorre fermare l’onda leghista in Emilia-Romagna. Ce la farà il governatore uscente Stefano Bonaccini? “Dipenderà molto da noi. Senza la mobilitazione della gente non ce la farà”.