Renzi, lode al regime e comizio al colle

di Luca Telese - Dagospia.com - 30/01/2021
MA “LAW-RENZI” D’ARABIA NON SAREBBE DOVUTO STARE IN QUARANTENA AL SUO RIENTRO DA RIAD? – L’ARABIA SAUDITA È UNO DEI PAESI PER CUI ESISTE UN OBBLIGO DI ISOLAMENTO VOLONTARIO PER 14 GIORNI

Da Italia viva a Italia Saudita, passando per una possibile violazione della quarantena celebrata con spavalderia, in diretta televisiva (dal Quirinale!). Sono state molto intense le ultime 48 ore di Matteo Renzi, che non avrebbe osservato le disposizioni sanitarie cui ogni italiano deve attenersi.

Malgrado avesse innescato lui stesso una crisi, il leader di Iv aveva pensato di volare a Riad, per una conferenza organizzata da un istituto che è diretta emanazione della famiglia regnante saudita. Un particolare di cui nessuno sarebbe forse venuto a conoscenza se l'imminenza delle consultazioni non avesse costretto l'uomo di Rignano a tornare precipitosamente in Italia, e se un inchiestista di Domani - Emiliano Fittipaldi - non lo avesse rintracciato.

Peccato che l'Arabia sia uno dei Paesi per cui esiste un obbligo di quarantena in isolamento volontario. Dopo aver consultato il regolamento sul sito del ministero, compongo il numero informativo «1500» del ministero della Salute. Rispondono diverse operatrici.

Alla prima chiedo: «Se sono stato a Riad per un viaggio di lavoro sono vincolato all'isolamento volontario?». Risponde con tono inflessibile: «Per il bene suo, e della sua famiglia lei non deve avere contatti con nessuno per 14 giorni». Alla seconda chiedo: «Mi perdoni, sono tornato dall'Arabia Saudita ma ho un importante e indifferibile colloquio di lavoro a Roma».

Anche questa è netta: «Guardi, non c'è solo il problema delle sanzioni a cui lei può andare incontro. C'è il rischio di trasmettere il virus qualora lei lo stesse incubando».

Nel questionario a disposizione del sito: «Sono previste eccezioni alla sorveglianza sanitaria» per «funzionari e agenti dell'Unione europea, di organizzazioni internazionali, agenti diplomatici, personale amministrativo e tecnico delle missioni diplomatiche, funzionari e impiegati consolari, personale militare e della polizia di Stato, personale del Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica e dei vigili del fuoco, nell'esercizio delle loro funzioni».

Non sono citati esplicitamente i parlamentari, e in ogni caso si specifica «nell'esercizio delle loro e funzioni». Ma, come è noto, Renzi non era lì in missione diplomatica ma per un suo impegno lavorativo alle dipendenze della Future investment initiative. Siede nel board di questo organismo, e percepisce dall'organizzazione saudita che promuove gli eventi una retribuzione di 80.000 dollari.

Tuttavia l'uomo di Rignano non si deve essere preoccupato nemmeno del potenziale rischio a cui ha sottoposto Sergio Mattarella. Fra l'altro, malgrado solo questo quotidiano, il Fatto, Tpi e Domani abbiano scritto degli aspetti paradossali di questa vicenda e dei possibili conflitti di interessi che comporta, da Italia viva, in via informale ieri erano trapelate indiscrezioni preventive secondo cui il tema della quarantena sarebbe stato risolto per effetto di una presunta vaccinazione anti-Covid fatta da Renzi in Arabia Saudita.

Poi che Renzi avrebbe fatto un tampone sia alla sua partenza per l'Arabia, sia al ritorno in Italia tre notti fa, e che questo avrebbe tutelato il presidente della Repubblica e i suoi collaboratori. In attesa di chiarimenti da parte del senatore, resta il fatto che nessun vaccino garantisce copertura dal virus in così poco tempo, né preserva da un eventuale rischio e (soprattutto) nessun vaccino esclude dal rischio di contagiare terzi, nel caso si stesse incubando.

E in terzo luogo perché un tampone negativo non esclude purtroppo che il soggetto possa essere contagioso: ed è proprio questo che ha spinto Speranza e Brusaferro a stringere i protocolli (in particolare da alcuni paesi) abolendo addirittura la soglia di 48 ore che in alcuni casi era stata prevista come eccezione alla regola.

Ma il punto più basso di questa vicenda resta il video di 17 lunghissimi minuti che in qualsiasi altro Paese del mondo avrebbe esposto un rappresentante eletto allo sdegno, al ridicolo, o a entrambi i sentimenti. In quei 17 minuti Renzi, come fosse una Daria Bignardi delle monarchie teocratiche, intervista, gratificandolo di entusiastici appellativi «my friend, your Royal Highness» Bin Salman.

Fatto singolare: l'uomo che ha rinfacciato le relazioni con Putin alla Lega, quelle con Maduro al M5s, si dimentica di qualsiasi violazione dei diritti civili in Arabia Saudita. L'uomo che si veste come entusiasta interprete della causa dem ignora la privazione dei diritti delle donne del regime di Riad, parla come se non conoscesse i dettagli del supplizio a cui è stato sottoposto l'editorialista del Washington Post Jamal Kashoggi, entrato intero è uscito a pezzi (nell'ottobre 2018) dal consolato saudita di Istanbul. Renzi intervista il sovrano con un piglio apologetico che fa sembrare le interviste di Fabio Fazio feroci, e si concede persino (in un Paese in cui molti lavoratori stranieri operano in condizioni proibitive) una battutina su di loro: «Non mi parli del costo del lavoro a Riad, come italiano io sono geloso».

Ma il cuore di questa intervista è il ruolo: Renzi, che pure percepisce uno stipendio dallo Stato italiano per rappresentare i suoi cittadini, agisce, parla e decanta (in inglese) la necessità «di investire nel nuovo rinascimento saudita». Una chicca: questi slogan, il titolo del convegno internazionale di Riad, sono sue idee.

Ieri, però, la sfortuna ha colpito ancora una volta lo statista di Rignano: nella stessa giornata in cui lui celebrava la sua apologia della teocrazia, l'America di Joe Biden sceglieva, tra le sue prime azioni di governo, di sospendere la vendita di armi al regime di Riad. Se Renzi sogna la poltrona della Nato, forse, l'enfasi da lobbista della teocrazia misogina non è stata la mossa più furba.

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