Da tempo denuncio, certo non da solo, la crisi delle nostre democrazie occidentali, “democrazie senza democrazia”, come recita il titolo di un saggio di Massimo Salvadori. O, detto diversamente, il passaggio del nostro sistema politico alla fase di post-democrazia, che negli ultimi tempi, neppure troppo lentamente, sta facendo un passo ulteriore, inquietante, verso un totalitarismo morbido.
Un combinato disposto di politica interna ed internazionale, all’insegna del “sistema guerra”, sotto le insegne di quello che Antonio Gramsci chiama il ”moderno cesarismo” che non è più militare, come in un passato ormai piuttosto lontano, ma è “poliziesco”, ossia capace di associare coercizione e persuasione, il manganello che spacca la testa (all’insegna del motto mussoliniano del manganello come “strumento pedagogico” che abbiamo sentito proferire negli ultimi giorni, per esempio, da un Vittorio Feltri) e un meccanismo volto a conformare i nostri cervelli, a inculcarci pensieri non nostri, ma che sono espressione dei gruppi sociali dominanti. Ormai qualsiasi forma di allontanamento dal pensiero unico, ossia reso tale da un efficace apparato mediatico, qualsiasi gesto di insubordinazione, persino di critica, o di mera manifestazione di dissenso, viene represso con una furia che da tempo le “forze dell’ordine” non mostravano.
Ciò si palesa specialmente in relazione al conflitto in Ucraina e, ancor più, alla guerra di Israele contro i palestinesi. Anche se la russofobia di cui abbiamo avuto esempi eclatanti soprattutto nel primo anno del conflitto ucraino è stata messa largamente da parte, sulla questione palestinese non c’è scampo. La macchina di propaganda israeliana è implacabile, e le istituzioni ne sono fortemente condizionate. E se ti permetti di muovere critiche alla gestione dell’ordine pubblico, e alla ferocia repressiva, ecco che scatta la querela; se invece critichi Israele, stai certo della denuncia, morale o politica e non di rado persino giudiziaria, per antisemitismo.
Ebbene, con il prospettarsi delle Elezioni per il Parlamento della Unione Europea, Raniero La Valle e Michele Santoro, con altre persone di buona volontà (provviste di coraggio),hanno lanciato la lista unitaria “Pace Terra Dignità” : lo scopo fondamentale era far risuonare la parola “pace”, metter in luce gli affari sporchi dei produttori di armi in collusione con personaggi politici, invocare una fine delle ostilità ovunque, a cominciare dal cessate il fuoco a Gaza, dove il massacro dei palestinesi ha assunto dimensioni e andamento che ormai innumerevoli giuristi hanno classificato come “genocidio” (e stiamo aspettando il pronunciamento della Corte Penale Internazionale, su cui non a caso Israele sta compiendo in questi giorni un lavoro pressante di lobbing, per scongiurare il pericolo di una condanna).
Ora, per gli assurdi meccanismi di norme ingiuste (approvate in passato da un ampio arco politico, di cui il PD era uno degli assi portanti, ricordiamolo, volte a tenere fuori dal recinto del potere coloro che non sembrasse del tutto allineato alle sue logiche), norme all’ultimo istante aggravate dal governo di destra insediato in Italia, militanti generosi hanno dovuto sottostare all’obbligo di raccogliere almeno 15.000 firme per ogni circoscrizione, di cui il 10% minimo per ogni regione facente parte della singola Circoscrizione. Si è trattato di un tour de force massacrante, che ha prodotto un miracolo: sono state raccolte oltre 100.000 firme, dicasi centomila.
Un risultato che ha lasciato probabilmente sgomenti quanti vogliono tranquillamente continuare nelle politiche bellicistiche e palesemente contrarie alla lettera e allo spirito della nostra Costituzione, ma ha dato a noi tutti impegnati in questa azione collettiva, non soltanto un momento di soddisfazione,ma la consapevolezza che di questa Lista c’era e c’è bisogno. Ebbene, sono state respinte le firme per la Valle d’Aosta e per la Sicilia; se la circoscrizione “Isole” in cui si colloca la Sicilia, probabilmente sarà salva, quella “Nordovest”, che comprende la Valle d’Aosta, è ora bloccata. I nostri esperti hanno avanzato ben due ricorsi a tempi di record, entrambi ulteriormente respinti, con motivazioni formalistiche.
Ora ci rimangono due istanze: Tar e Consiglio di Stato. E se non fossero ascoltate le nostre buone, anzi ottime ragioni, si tenterà di coinvolgere il Presidente della Repubblica. Si può ignorare da parte di un magistrato il volere di oltre centomila italiani e italiane? Si può considerare che quei centomila siano equiparati a un signor nessuno? Io credo di no, e voglio sperare che alla fine il buon senso prevarrà. Ma se così non fosse, è evidente che saremmo di fronte a una generale “conventio ad excludendum”, ai danni della sola Lista che mette la pace al primo posto, la sola che coniuga rifiuto della guerra e giustizia interna e internazionale, la sola che afferma il diritto degli umani a vivere pacificamente, e il dovere delle classi dirigenti di attuare, ovunque e sempre, quel diritto primario.
E al di là del portato politico della Lista PTD, non v’è dubbio che escluderla sarebbe un vulnus alla democrazia che rimarrebbe come una cicatrice indelebile, ma, in più, si tratterebbe di un atto che aprirebbe la strada a una drammatica accelerazione del processo di costruzione del cesarismo. Se la democrazia è il potere del popolo, allora chiunque abbia a cuore le istituzioni democratiche, al di là della condivisione o meno del progetto politico della Lista Santoro-La Valle, dovrebbe immediatamente scendere in campo al loro fianco, al nostro fianco, per battersi per la libertà, la partecipazione, e la giustizia.