Diciamoci la verità: questi Stati Uniti non si riesce più a capire dove vogliono andare e cosa stiano diventando.Vediamo di capirci qualcosa. Nelle elezioni di Midterm i Democratici riconquistano la Camera dei rappresentanti e possono ora condizionare maggiormente la presidenza e addirittura iniziare (ma purtroppo non portare avanti), un procedimento di impeachment. Ma il senato resta in mano ai repubblicani, quindi – secondo il loro sistema elettorale – Trump può continuare a imperversare nella politica estera, che in genere viene fatta soprattutto attraverso dei decreti presidenziali e chi è competente in questo campo è il Senato, che ora è più “trumpiano” di quanto fosse prima.
Infatti in questi due anni della presidenza Trump c’è stata una metamorfosi nella fisionomia del partito repubblicano: attraverso continue epurazioni lo staff presidenziale ormai è fatto di burattini, di yesmen senza coscienza e consapevolezza, ma anche il partito nel suo insieme ha preso una deriva assolutamente trumpiana. Dunque se complessivamente i repubblicani hanno perso peso politico, Trump invece personalmente ha guadagnato una maggiore legittimazione rispetto a quella che aveva due anni fa.
Anche il suo elettorato infatti si è selezionato: si è imbarbarito, fascistizzato, diventato più razzista e violento. Il presidente bullo sta “bullizzando” (in tutti i suoi significati) anche il suo paese: è di oggi un’altra sparatoria in un locale pieno di ragazzi che ha fruttato 12 morti. Ma lui continua la sua demenziale corsa agli armamenti, alla legittimazione dell’uso indiscriminato delle armi, al ritorno alla pena di morte, alle restrizioni sull’aborto, vomitando tutto il suo misoginismo ripugnante, e schizzando il suo odio ignorante su tutto e tutti.
Dall’altra parte il partito democratico ha ritrovato invece il suo spirito se non tutti i suoi voti e anch’esso ha rinnovato il proprio elettorato, trovando soprattutto nell’affermazione di genere la sua punta di diamante. Infatti sono le donne – nemiche dichiarate del bullo newyorkese, dal suo insediamento a Washington – che hanno vinto nelle fila democratiche: bianche, afroamericane, e per la prima volta anche 2 native americane, e poi ispaniche, musulmane, una palestinese-americana, una somala-americana … si parla di circa 100 donne su 435 deputati, compresa l’ispanica Alexandria Ocasio-Cortez di 29 anni, la più giovane mai eletta alla Camera. In particolare
parliamo di 98 candidate elette alla Camera dei rappresentanti (84 democratiche, 14 repubblicane) e 12 invece al Senato (10 democratiche e due repubblicane).
Sono tutte loro il vero incubo di Trump, sono loro che lo porteranno alla sconfitta. Almeno ci proveranno, questo è certo.
Fra le cose notevoli e nuove di queste elezioni segnaliamo anche che il partito democratico ha portato alla vittoria in Colorado Jared Polis, che diventa così il primo governatore dichiaratamente gay di uno Stato americano.
Ma dunque, in sintesi: Trump ha più vinto o ha più perso? Questo lo vedremo solo fra qualche tempo. E se il risultato sarà avverso al presidente, è sicuro che immediatamente ce ne informerà la stampa libera, che lui ha cercato di intimidire, inimicandosela quasi per intero.
Qualcuno ha detto tuttavia che non ci sia, nelle file del partito democratico, un vero e proprio avversario, un leader riconosciuto, un nome capace di fronteggiare l’occupante della casa bianca. Io credo che il nome ci sia, ma che per scaramanzia nessuno voglia farlo prima del tempo: Joe Kennedy. Il compianto Bob, ucciso nel 1968, era suo nonno. Anche io ho qualche remora a ipotizzare “ad alta voce” una sua discesa in campo: si sa che i Kennedy hanno sempre avuto una “sorte” avversa…
Barbara Fois