10 giugno 1924: Giacomo Matteotti viene rapito in una macchina scura e poi ucciso e sepolto malamente in un boschetto vicino a Roma.
Il giorno prima in Parlamento aveva attaccato il governo di Mussolini, reo di aver perpetrato brogli elettorai di ogni tipo, non esclusa la coercizione, la sottrazione di schede e loro contraffazione, insomma: elezioni illegali, assolutamente da rifare, perché truffaldine.
Ma non fu per questa accusa, pur supportata da prove inoppugnabili, che fu ammazzato. Dietro c’era molto di più e di peggio.
l’auto del sequestro
In un un viaggio a Londra, intrapreso due mesi prima della morte, Matteotti viene a sapere dai laburisti inglesi che "Arnaldo Mussolini, fratello del duce, e alcuni membri di Casa Savoia hanno intascato tangenti per stipulare una convenzione tra governo italiano e una società petrolifera americana, la Sinclair Oil ed è proprio questo lo scandalo che vuol denunciare nella seduta della Camera dell'11 giugno 1924, presentando i documenti che provano quegli intrighi e quella corruzione. Ma il giorno prima sparisce e con lui spariscono le carte. Il regime è salvo, ma è salva anche l'Inghilterra che sarebbe stata danneggiata da questo accordo segreto con gli americani, che colpiva gli interessi petroliferi inglesi; un accordo annullato dopo la morte del deputato socialista. Matteo Matteotti, figlio di Giacomo, ha poi sostenuto che dietro le tangenti petrolifere c’era lo stesso re Vittorio Emanuele III. Il re “sciaboletta”, che davanti al disastro del Paese, alla guerra e alla distruzione, scappò lasciando gli Italiani soli e senza direttive. E i suoi familiari ed eredi pretenderebbero di seppellirlo al Pantheon!!!! E di avere anche un rimborso milionario!!!
Queste ed altre notizie sono racchiuse in un libro di Mario Josè Cereghino, ricercatore italo-argentino, nato a Buenos Aires ed esperto di archivi statunitensi e britannici, e il giornalista italiano Giovanni Fasanella, autore di diversi libri sulla 'storia invisibile' del nostro Paese. Il libro è intitolato Il golpe inglese ed è stato pubblicato dalla Casa editrice Chiarelettere nel 2011.
Il materiale analizzato dai due autori “ consente di ricostruire il colpo di stato più lungo della storia, perché durato oltre mezzo secolo: quello attuato in Italia dall'Inghilterra a partire almeno dal 1924, anno del sequestro e assassinio di Giacomo Matteotti, fino al 1978 anno del sequestro e dell'omicidio di Aldo Moro, presidente della Dc, passando per un altro grande della storia italiana, Enrico Mattei. Un golpe in grado di condizionare il corso della politica interna ed estera del nostro Paese, che Londra ha sempre considerato alla stregua di un proprio 'protettorato'. Una guerra segreta combattuta contro di noi per il controllo del Mediterraneo, delle fonti energetiche e delle rotte petrolifere". In attuazione delle parole profetiche di Winston Churchill al delegato del papa Pio XII nel novembre del 1945: "L'unica cosa che mancherà all'Italia è una totale libertà politica". Quello stesso premier britannico, nel 1941, aveva ordinato di "insabbiare “ il delitto Matteotti
Storicamente, ufficialmente, il deputato socialista è stato vittima di un sicario: certo Amerigo Dumini. Ma in realtà è stato Amleto Poveromo a colpire in testa il deputato socialista, che si stava difendendo vigorosamente. Lui stesso lo confessò a Matteo Matteotti e lui testimoniò il fatto in un articolo su Storia Illustrata (n.336, novembre 1985, pp.54-61): "Me lo confessò, piangente e pentito, Poveromo in persona nel carcere di Parma dov'ero andato a trovarlo nel gennaio 1951, poco prima della morte di lui". Ma il Poveromo lo era di nome e di fatto: era un manovale del crimine, una scartina. Il capo era Dumini, l'uomo della Ceka, massone, che dal 1934 lavora per i servizi segreti italiani, ma legato anche a quelli inglesi probabilmente dal '24.
E Moro di chi e di che cosa è stato vittima? "E' interesse della Gran Bretagna fermare l'avanzata comunista in Italia, con ogni mezzo a nostra disposizione", scrive a Londra il 28 aprile del 1976 Martin Morland dell'Ird di Roma ( l'Information Research Department).
Due uomini intelligenti, colti, progressisti e onesti, entrambi rapiti in una macchina e poi barbaramente uccisi. Ma i loro non sono i soli omicidi che riguardano personaggi con idee geniali che avrebbero affrancato l’Italia da poteri esterni e ci avrebbero resi ricchi e liberi. Parlo del povero Enrico Mattei, abbattuto col suo elicottero, ma anche del geniale e umano Adriano Olivetti, ucciso su un treno, il cui prototipo di computer sparì e poi qualche tempo dopo, straordinaria coincidenza, uscì una macchina molto simile con marchio americano…. Ma parliamo anche dello scrittore, poeta, regista Pier Paolo Pasolini, il cui omicidio efferato fu fatto passare per una laida storia di sesso. Non casualmente dopo che lui Il nel 1974, aveva scritto sul Corriere della Sera, un articolo dal titolo “Che cos’è questo golpe” in cui diceva che conosceva benissimo i “ nomi dei responsabili delle stragi di Brescia e di Bologna dei primi mesi del 1974 …” ( non la strage della stazione del 1980)
Ritrovamento cadavere di Matteotti
Matteo Matteotti sostenne sempre l'intenzionalità dell'uccisione del padre. A sapere che Matteotti doveva essere ucciso, secondo il figlio, erano Amerigo Dumini e Amleto Poveromo; mentre ad assassinarlo furono i colpi vibrati da Poveromo stesso, come dicevamo, il quale, dopo aver chiesto a Dumini (al volante dell'auto) di uscire da Roma, seppellì sommariamente il cadavere nel bosco della Quartarella con gli altri complici. Il seppellimento sarebbe stato volontariamente sommario – infatti nell'auto non c'erano strumenti da scavo – perché, in caso d'arresto, l'assassinio doveva apparire preterintenzionale.
In varie interviste alla stampa e allo storico Marcello Staglieno, inoltre, Matteo Matteotti ripetè e rincarò le accuse a Vittorio Emanuele III di essere stato il mandante dell'omicidio del padre, essendo divenuto il re azionista della compagnia petrolifera statunitense Sinclair Oil Corporation, a titolo di tangente, onde non permettere a un ente petrolifero italiano di intraprendere trivellazioni nel deserto libico. Giacomo Matteotti sarebbe stato ucciso in quanto in possesso di documenti attestanti il coinvolgimento del sovrano e del fratello del duce Arnaldo Mussolini (quello stesso personaggio a cui il deputato Durigon voleva dedicare un parco, già intestato a Falcone e Borsellino), e sul punto di divulgarli. Al momento dell'omicidio, il deputato socialista avrebbe avuto con sé una busta con dentro i documenti sui rapporti tra il re e la Sinclair. Quello che lascia stupiti è il perché questa parte della verità sulla morte di un uomo così coraggioso, sia stata nascosta. Evidentemente perché chi c’era dietro non era solo il re, il fratello di Mussolini e gli interessi dell’Inghilterra, ma un burattinaio molto più potente. Perché, cari amici e compagni, il Capitalismo non è come credevamo ingenuamente noi ragazzi del ’68, solo una tigre di carta.
Allego in PDF il discorso di Matteotti nei verbali della Camera dei Deputati e quello di Mussolini, quando il corpo del leader Socialista fu ritrovato. Un discoso pieno di boria e di violenza. Un discorso fascista. E adesso vi prego di leggerlo con attenzione, perchè la gente non ha imparato niente dal passato. Purtroppo, di quando in quando, si rendono necessarie delle piccole “ripetizioni”.
Barbara Fois